Quando oggi parliamo di musica giapponese si tende ad associarla al fenomeno delle band idols, band di adolescenti e giovanissimi ragazzi/e (soprattutto di genere femminile), oppure a cantanti nipponici che cantano canzoni in lingua giapponese fondendola con ritornelli o parole inglesi. Ma la musica tradizionale giapponese non ha niente a che vedere con tutto questo.
Per capire l’evoluzione della storia della musica tradizionale giapponese bisogna ricordare che è sempre stata collegata ai rituali, alla letteratura ed alla danza del Giappone.
Musica tradizionale giapponese: i diversi generi esistenti
In giapponese, la parola moderna musica (音楽) si rende con gli ideogrammi 音 “suono” e con 楽 “musica“, “piacere“, e viene letta come ongaku. Quando parliamo di musica tradizionale giapponese facciamo riferimento al termine hogaku (邦楽), formato dall’ideogramma “nazione” e dall’ideogramma “suono”.
La musica tradizionale giapponese (hōgaku) raggruppa generi musicali diversi, che hanno avuto origini differenti e che si sono evoluti su un arco di tempo che in alcuni casi eccede il millennio. È comunque possibile individuare alcune tendenze e caratteristiche comuni ai diversi generi, evidenziando differenze rispetto alla musica occidentale che noi conosciamo e che chiamiamo “classica”.
La musica giapponese è strettamente legata, non solo ai precisi rituali e al mondo della spiritualità, ma anche alla voce, più che agli strumenti. La predilezione dei giapponesi per la musica vocale è documentata fin dall’antichità. Ad esempio nel Kojiki, il più antico documento in lingua giapponese arrivato fino ad oggi, vengono riportati i testi di 113 canti, dei quali non si conoscono le sonorità.
Esistono tantissimi generi di musica classica, come lo shōmyō (声明), il canto liturgico buddhista risalente al VI secolo d.C. Questo genere si può suddividere in bonsan (梵讃, testo in sanscrito), kansan (漢讃, in cinese) e wasan (和讃, in giapponese).
Esistono canti di testi sacri, di lode, di offerta, di preghiera e di confessione. L’esecuzione, affidata a un solista, a un coro, o ad entrambi in forma responsoriale, a volte è accompagnato da idiofoni, quali i cimbali hachi e il gong nyo. Molto usato per i brani sillabici è il ‘tamburo’ a fessura, noto come mokugyo (木魚), dalla caratteristica forma stilizzata di pesce.
Un altro tipo di musica classica, risalente al periodo Heian, è il gagaku (雅楽), genere di musica orchestrale di corte. In questo genere confluiscono diversi generi musicali, come la musica religiosa shintoista, il komagaku, genere originario della Corea e della Manciuria, e il togaku, genere cinese e del su est asiatico.
Successivamente si sviluppa il Il sankyoku (三曲) è un genere di musica giapponese per l’ensemble strumentale formato da shamisen (simile ad un liuto), koto (simile ad una cetra) e shakuhachi (flauto dritto giapponese), raramente sostituito dal kokyu (strumento ad arco). Agli strumenti si aggiunge spesso la voce.
Nella religione dello Shintoismo viene praticata la musica degli dei, kagura, e viene usata nelle cerimonie formali nei templi o nelle funzioni imperiali oltre che nelle feste religiose stagionali; i canti e le danze hanno lo scopo di lodare e intrattenere gli dei. Nelle festività dedicate agli dei, fuori o all’interno dei templi si svolgono esibizioni dei danzatori, intervallate da canti rivolti alle divinità.
Dopo il 1500 acquistò popolarità la musica per singoli strumenti, quali lo shamisen e il koto. Originariamente, la musica da camera è sviluppata attraverso una successione di brevi canzoni, kumiuta, non collegate tra loro. La musica per koto si sviluppò in forme completamente strumentali, come il danmono, tema con variazioni, o come lo juta, in cui strumenti e voci si alternano.
La musica per shamisen è di due tipi: l’utaimono, pezzi lirici per l’intrattenimento in casa, e la musica teatrale per il kabuki e il teatro di marionette.
Musica teatrale per il Kabuki e per il Bunraku
Tra le varie composizioni e stili, che vanno a dare forma e definizione alla musica tradizionale giapponese, rientrano sicuramente le musiche che accompagnano le rappresentazioni del teatro kabuki e del teatro delle marionette, bunraku.
Per quanto concerne il teatro kabuki, è importante analizzare gli strumenti utilizzati in scena. Lo strumento che sicuramente, più di tutti, mette in risalto le passioni amorose, gli scontri e l’angoscia degli amanti per i destini sempre avversi, è il shamisen.
Lo shamisen rappresenta lo strumento chiave delle rappresentazioni, per le sue sonorità delicate e decise, che sanno creare enfasi e donano armonia alle scene.
Secondo la leggenda, lo shamisen nasce dal biwa, una sorta di chitarra a due corde. Si dice che un suonatore di biwa, un biwa-hoshi, di Sakai, in provincia di Izumi, ha avuto in sogno una rivelazione divina, e aggiunse una terza corda creando lo strumento così come lo conosciamo adesso.
Nella musica tradizionale giapponese è necessario ricordare che esistono anche i seguenti stili: tokiwazubushi, kikyomotobushi e nagauta. Questi stili musicali rappresentano tutto il repertorio di musiche di scena del kabuki.
Quando parliamo di teatro delle marionette, quindi di bunraku, bisogna immaginare spettacoli simili ai nostri Pupi siciliani, ma più in grande, perché i personaggi nipponici possono arrivare fino a 130 cm di altezza, ed inoltre c’è solo la voce del narratore.
Attraverso il bunraku si esprimono insieme tre forme di comunicazione: i burattini, il testo e la musica. Nelle rappresentazioni, la musica è una protagonista invisibile, ma sempre presente. Lo stile musicale del teatro dei burattini è definito gidayubushi. Di nuovo incontriamo lo shamisen a dettare il ritmo della narrazione, creando suspanse e enfatizzando i colpi di scena.
Le note degli shamisen generalmente precedono o concludono l’azione dei burattini, forniscono un sottofondo musicale per le parole del narratore, accentuano e guidano i movimenti sul palco, aumentano o allentano la tensione. Quando c’è una pausa nella narrazione, lo shamisen fornisce un ponte musicale con la successiva ripresa dell’azione. Quando lo shamisen sta in silenzio, tutta l’attenzione si concentra sull’azione dei burattini.
Caro iCrewer, potrei continuare ancora a parlarti di musica nipponica e degli strumenti utilizzati, ma non si finirebbe più. Continua a seguirci e presto scopriremo insieme tutti gli strumenti utilizzati dal popolo giapponese.