Caro iCrewer, oggi, per la nostra rubrica sull’arte giapponese, vorrei parlarvi di una donna samurai, Nakano Takeko ( Edo, aprile 1847 – Aizu, 10 ottobre 1868).
Nakano Takeko: la naginata dello shogun
Nakano Taketo è nata nel 1847, sua madre e suo padre, Nakano Heinai, erano di Aizu, ma è cresciuta a Edo (Tokyo), dove ha iniziato ad a praticare l’arte marziale all’età di 6 anni. Da giovane, è stata adottata da un maestro di spada di nome Akaoka Daisuke, e sebbene abbia ricevuto un’istruzione in letteratura, sono state le sue abilità di combattimento a renderla famosa. Il suo uso della naginata, una delle tante armi tradizionali giapponesi che assomigliano alle lance, fu così eccezionale e impressionante che lavorò come istruttrice per alcuni anni.
Vi ricordo che non era difficile trovare donne che si allenavano e si dedicavano completamente alle arti marziali. Dall’antichità al XVII secolo, alcune donne divennero famose per il loro straordinario coraggio, nonostante il sistema sociale feudale in Giappone.
Per molti secoli c’era la tradizione di addestrare donne guerriere in modo tale da potersi difendere in caso di attacco in assenza dei loro mariti o fratelli Samurai. Pertanto, nella vita reale estremamente, brutale e pericolosa in Giappone a quel tempo, le donne della classe dei Samurai erano altamente addestrate nelle arti marziali per prepararle alle emergenze.
Nata in una famiglia di Samurai, per Nakano Takeko era naturale praticare arti marziali molte ore al giorno.
Nakano Takeko ha rifiutato il matrimonio e ha scelto la lealtà e la morte
Quando il suo insegnante di arti marziali Akaoka Daisuke voleva farla sposare con un suo parente, Nakano Takeko se ne andò e tornò dai suoi genitori biologici. Rifiutare la proposta di matrimonio è stato un vero e proprio insulto per l’uomo, ma era una donna determinata che aveva altri piani oltre a passare la vita come moglie e futura madre.
Nakano Takeko visse quando il Giappone piombò in una guerra civile tra due fazioni, lo shogunato Tokugawa al potere e coloro che cercavano di restituire il potere politico alla corte imperiale. Il risultato fu la guerra Boshin combattuta dal 1868 al 1869.
Nello scontro con le soverchianti forze imperiali, insieme a sua madre e sua sorella, fu a capo di un corpo di donne guerriere: Hirata Kochō e la sorella minore Hirata Yoshi; Yoda Kikuko e la madre o sorella maggiore Yoda Mariko; Yamamoto Yaeko; Okamura Sakiko e la sorella maggiore Okamura Makiko; la concubina Watashi; Jinbo Yukiko; le studentesse di Monna naginata dojo Monna Rieko, Saigō Tomiko e Nagai Sadako; la sorella minore di Hara Gorō; Kawahara Asako; Koike Chiyoku.
Attraverso pioggia e nevischio, le donne andarono in battaglia in modo autonomo e indipendente, dal momento che gli antichi funzionari di Aizu, in particolare Kayano Gonbei, non permettevano loro di guerreggiare, in modo ufficiale, come parte dell’esercito del dominio. A questa unità fu poi dato, in modo postumo, il nome di esercito femminile. Fu Furuya Sakuzaemon, il comandante delle truppe di Aizu, a designarla come leader delle donne-samurai il giorno prima della sua morte.
La morte di una guerriera immortale
Durante la difesa, al ponte Yanagi nella zona di Nishibata, a Fukushima, la mattina presto scagliò una carica all’arma bianca contro le armi da fuoco delle ingenti truppe dell’esercito imperiale giapponese del dominio di Ōgaki, comandate da uno shaguma. Quando gli avversari si resero conto, con sorpresa, che si trattava di donne soldato, fu impartito subito l’ordine di trattenere il fuoco per non ucciderle.
Questa esitazione permise alle guerriere di avvicinarsi ai nemici e affrontarli all’arma bianca: ne uccisi parecchi, prima che il fuoco riprendesse. Il nemico era impressionato dalla furia letale delle donne di Aizu. La stessa Nakano Takeko ne uccise cinque o sei a colpi di naginata prima di soccombere, colpita a morte al torace da un colpo di fucile che sarebbe stato per lei fatale.
Morente, piuttosto che lasciare che il nemico si impossessasse del suo cadavere per farne scempio, mozzandole il capo per servirsene come trofeo di guerra, chiese a sua sorella Yūko di decapitarla lei stessa per impedirne la cattura e darle onorevole sepoltura. Yūko richiese l’assistenza di un soldato di Aizu, Ueno Yoshisaburō, per la decapitazione.
Hirata Kochō, la sorella minore adottiva che aveva studiato naginata e calligrafia come figlia adottiva di Daisuke, nella battaglia fu salvata da Jinbo Yukiko e, essendo la vice-comandante, assunse il comando della truppa per difendere il castello di Wakamatsu dopo che fu uccisa, mentre la vice divenne Yamamoto Yaeko.
Dopo la battaglia, staccata dal corpo, la testa di Nakano Takeko fu così traslata dalla sorella al vicino tempio Hōkai della sua famiglia, la moderna Aizubange, nella prefettura di Fukushima, e seppellita con onore dal sacerdote sotto un albero di pino. La sua arma fu donata al tempio.