Mercoledì 31 Marzo, si è tenuto il secondo appuntamento del ciclo di conferenze, iniziato Mercoledì 24 Marzo, tenuto dal Museo Civico del Risorgimento di Bologna, che ha il titolo di “Napoleone, l’Italia, Bologna”. Le conferenze, infatti, sono state pensate per omaggiare la figura di Napoleone Bonaparte e il bicentenario della sua morte (avvenuta il 5 Maggio 1821) che ricorre proprio quest’anno.
Il ciclo di conferenze è stato organizzato dall’Istituzione Bologna Musei, Museo civico del Risorgimento e Comitato di Bologna, in collaborazione con l’associazione culturale 8cento APS e con il patrocinio dell’Istituto per la storia del Risorgimento.
L’intento principale è quello di ripercorrere gli aspetti storici, artistici e musicali che caratterizzarono l’epoca napoleonica, soprattutto nella città di Bologna, attraverso la voce di alcuni professionisti e studiosi.
Napoleone Bonaparte è stato un personaggio molto importante non solo per la storia della Francia ma anche per quella dell’Italia. Dal 1805 essendo egli anche re d’Italia cominciò a dare un aspetto unitario, dal punto di vista giuridico e amministrativo, alle norme vigenti nel nostro paese. Non solo, si preoccupò anche di dare una spinta all’evoluzione delle scienze e dell’istruzione, sia pubblica che superiore, italiane.
Napoleone tra ritratto, storia e specchi del potere
L’incontro è aperto dalla Dottoressa Elena Museani del Comitato dell’Istituto di Storia del Risorgimento Italiano di Bologna.
La conferenza è tenuta dalla storica dell’arte Jadranka Bentini, la quale parte dalla spiegazione di cosa è il Neoclassicismo, ricordando che nel Settecento l’ antica Grecia era presa come modello artistico e politico: ogni uomo per elevarsi deve produrre delle azioni che sono altamente morali.
Comincia poi a fare una carrellata di artisti e opere d’arte famosi: inizia con Jacque Louis David e la Morte di Marat, la cui posa è presa dalla morte di Meleagro (ritratta più volte nelle opere d’arte greche). Qui è omaggiato l’eroe moderno che viene ucciso per colpa delle sue azioni politiche.
Sempre di David è Il giuramento degli Orazi: è costruito come un bassorilievo romano e lo stesso autore ha ammesso di essersi ispirato alle opere di Nicolas Poussin per la costruzione del suo dipinto. La composizione è armonica, parti femminili e maschili sono perfettamente controbilanciate, infatti da un lato ci sono i guerrieri, dall’altro le donne piangenti. David divenne il pittore ufficiale di Napoleone, ed è importante che la Dottoressa Bentini ne abbia parlato in questo incontro.
Sotto Napoleone ci fu un rilancio delle scuole d’arte e dell’artigianato per cui tutti gli oggetti, anche quelli di uso comune come mobili, orologi e tabacchiere vennero trasformati in quello che oggi chiamiamo Stile Impero, ovvero lo stile vigente sotto l’Impero Napoleonico.
La Bentini poi spiega che in quest’epoca fiorì la produzione di ritratti, fino a quel momento considerati uno stile artistico inferiore, sottolineando come fosse importante che questi dovessero essere eseguiti da artisti eccellenti e conservati nei Musei ed esaltati dalla sacralità del luogo. Per cui, conclude: “E’ la qualità pittorica che rende eterna l’opera.”
I ritratti venivano eseguiti di ¾, lo sfondo era neutro in modo da enfatizzare la figura umana in primo piano e dalla composizione traspare una grande tranquillità.
La Dottoressa afferma che abbiamo una grande vastità di ritratti di Napoleone eseguiti da vari artisti. Vi sono molti ritratti di un Napoleone giovane che non ha ancora la pettinatura alla Bruto, ma in alcune immagini già ha il tricolore ed è rappresentato con l’amata Giuseppina.
Il quadro più famoso è il Napoleone valica il Gran San Bernardo sempre di David, che è un monumento equestre in cui c’è un forte richiamo al condottiero Annibale. Napoleone è rappresentato a cavallo anche se sappiamo che, per ragioni logistiche, egli varcò le Alpi a cavallo di un mulo.
Ci sono anche molti ritratti del Napoleone maturo dove è enfatizzato il suo lavoro politico e diplomatico. Tra questi la Bentini ricorda quello di Jean-Auguste-Dominique Ingres, intitolato Napoleone I: qui l’Imperatore è rappresentato come un Dio olimpico ma è molto teso.
Successivamente, la Storica dell’arte parla dei dipinti di battaglia.
Antoine-Jean Gros realizza il Napoleone sul Campo di Eyllau: qui egli è vittorioso, ma si presenta come la figura di un Imperatore clemente, nonostante la realtà fosse molto diversa, poichè in questa battaglia morirono migliaia di persone.
Théodore Géricault, allievo di David realizzò il Cacciatore a cavallo durante la carica, che è uno degli esempi migliori di pittura romantica. Il cavallo si impenna perché è agitato, ma il cromatismo qui è presente e molto vivace.
Chiude l’incontro parlando del ruolo della di Bologna nel periodo Napoleonico. Pur essendo una città un po’ dormiente in quel periodo anch’essa sentì l’influsso dell’Imperatore, tanto è vero che cambiarono i gusti e le mode per cui si moltiplicò la presenza di Gabinetti e Studioli, luoghi di incontro fortemente culturali.
Molti architetti sono stati a Bologna in quel periodo e l’hanno decantata come città straordinaria.
Venne rifondata l’Accademia, che diventò Accademia di belle arti e fiorirono artisti molto importanti tra cui, secondo la Bentini, è necessario ricordare Antonio Basoli. Egli fu un grande decoratore di stanze e un ornatista (esponente di un movimento artistico che si stava sviluppando in quegli anni) al quale venne chiesto di decorare moltissime dimore, sia pubbliche che private. I destinatari delle sue opere furono i rappresentanti della nuova borghesia bolognese.
Le pitture decorative non decoravano solo i soffitti ma le stanze nella loro interezza, fiorirono i dipinti che rappresentano tendaggi e le scenografie teatrali. In questo periodo fu molto importante la moda egizia, che sorse grazie a Napoleone che aveva portato molti reperti dell’antico Egitto in Italia.
Continuò ad avere fortuna in questi anni la stanza paese, che era la rappresentazione di un giardino negli interni che dava l’impressione di essere all’esterno pur essendo in una stanza.
La Dottoressa chiude l’incontro parlando di come in quegli anni si volle fare di Bologna la capitale della Repubblica Cisalpina, per cui divenne un grande centro propulsore. Per questo motivo furono fatti molti rinnovi delle architetture. Colui che fu incaricato di ristrutturare il sito fu Antonio Aldini. La città storica cambiò e i conventi e i palazzi vennero riconvertiti.
Gli incontri si terranno quasi ogni Mercoledì alle ore 18, fino al 16 di Giugno.
Siamo sicuri che seguiteranno ad avere il grande successo che hanno avuto fin ora.
Se avete perso la conferenza la potete trovare al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=aqGj2u-fm0s .