Con l’incontro di Mercoledì 7 Aprile, siamo al terzo appuntamento del ciclo di conferenze “…è arrivato Napoleone allo sparo dell’artiglieria ed al suono delle campane della città” Napoleone, l’Italia Bologna”.
Rassegna a cura del Comitato dell’Istituto del Risorgimento Italiano, del Museo civico del Risorgimento di Bologna, con la collaborazione di 8centoAps e con il patrocinio dell’Istituto per la storia del risorgimento italiano, per celebrare il bicentenario della morte di Napoleone (1821).
Il ciclo di conferenze ha riunito accademici di vari ambiti disciplinari (arte, letteratura, musica) con lo scopo di ripercorre questi aspetti con un focus sulla città di Bologna, senza perdere di vista il più ampio quadro della stagione napoleonica a livello europeo.
Napoleone e la musica, dalla musica a Napoleone
L’obiettivo è capire il tipo di influsso che hanno avuto gli anni francesi sull’arte, la musica. L’incontro di oggi intitolato Napoleone e la musica, dalla musica a Napoleone è presentato dalla professoressa di Storia della Musica Maria Chiara Mazzi.
I due appuntamenti vogliono ripercorrere il rapporto tra la figura di Napoleone e la musica che Napoleone ha ispirato, lungo tutto il periodo napoleonico: da quando prese il potere fino all’esilio. Nel primo incontro sono state evidenziate le tracce delle musiche ispirate alla figura del generale-imperatore come sonate, cantate e sinfonie e lieder.
La prima persona che incontriamo anche in relazione alla prima data fondamentale di questo percorso – il 1796 – è Étienne Nicolas Méhul. Méhul è stato un compositore francese allievo di Christoph Gluck. Nel 1793 fu nominato Ispettore della musica presso il Conservatorio nazionale superiore di musica e danza di Parigi, mentre nel 1795 fu nominato primo musicista all’Accademia di Francia.
Artista precocissimo, inizia sin da subito a scrivere musica di ogni genere: canti per gli eserciti, canti patriottici e opere celebrative per Napoleone. Tra questi è citato il Chant du Depart (Canto della partenza) che è dedicato alla partenza degli eserciti verso l’Europa. Dopo un breve ascolto del brano la professoressa Mazzi fa notare che la peculiarità di questa musica è la sonorità e la timbrica del suono.
Napoleone: l’incoronazione
Si passa ad un altro momento fondamentale di questo percorso: l’incoronazione di Napoleone avvenuta il 2 Dicembre del 1804. La musica di questa cerimonia viene affidata a Giovanni Paisiello (autore del primo Barbiere di Siviglia) uno dei grandi esponenti della scuola musicale napoletana.
L’infatuazione di Napoleone per Paisiello risaliva già al 1797, anno della Musica funebre commissionatagli da Bonaparte stesso per onorare un suo amico generale. Paisiello era tenuto in alta considerazione da Napoleone tanto che appena arrivato a Parigi gli chiese di scrivere una tragédie lyrique, genere al quale il compositore non era avvezzo.
Paisiello che non si era mai ambientato al clima di Parigi, decise di ripartire alla volta di Napoli nell’agosto 1804, dopo aver composto una Missa solemnis, riciclando un Te Deum del 1791 da usare per l’incoronazione di Napoleone.
Napoleone e Beethoven
Presentando l’immagine di Beethoven, la Professoressa Mazzi evidenzia la logicità di questo accostamento. Siamo nel 1802: Beethoven crede fermamente negli ideali della rivoluzione francese e vede nella figura di Napoleone il liberatore, colui che potrà portare le idee dell’illuminismo in tutta Europa.
Nel 1802 Beethoven inizia a scrivere una sinfonia che terminerà nel 1804. Scrive al proprio editore nell’Agosto dicendo che presto gli avrebbe inviato una sinfonia intitolata Bonaparte. Il compositore, infatti, intendeva dedicare questa sinfonia a Napoleone, nel quale vedeva il paladino degli ideali della rivoluzione francese. Non appena seppe della proclamazione di Napoleone, infuriato, cancellò la dedica.
Alla prima esecuzione pubblica venne definita dalla critica lunga e rumorosa, perché a differenza delle opere di Paisiello (che prevedono una introduzione a perdere), l’opera di Beethoven ha un incipit molto più veloce. È richiesto infatti all’ascoltatore una particolare attenzione sin da subito. Nell’ultimo tempo Beethoven usa il tema delle Creature di Prometeo, dove Prometeo è Napoleone.
La prossima tappa della Professoressa Mazzi vede la figura di Paganini. Esecutore virtuoso su cui ancora oggi aleggiano leggende legate al suo genio. La Sonata Napoleone da lui composta venne eseguita per la prima volta in un salotto nobiliare nel 1807. È la prima di una serie di composizioni che Paganini scrive utilizzando solo una corda (il si bemolle).
Rimanendo nel 1807/1808 incontriamo nuovamente Méhul con Chant du retour pour la Grande-Armée: un canto per il ritorno della grande armata. Mentre nel 1809 si riaffaccia Beethoven. Il 4 maggio 1809 la corte imperiale lascia Vienna per l’occupazione da parte delle truppe francesi. Beethoven inizia a comporre una sonata per pianoforte in tre tempi.
Completa la sonata nel 1810, quando i francesi lasciano Vienna. La Professoressa Mazzi racconta l’aneddoto che si nasconde dietro questa sonata. L’editore di Beethoven anziché stampare il titolo in tedesco, lo fece stampare in francese (Les adieux) perché avrebbe attirato maggiore consensi.
La penultima tappa di questo incontro prende in esame la poesia di Heinrich Heine I due granatieri (1812), che racconta di due granatieri reduci dalla prigionia in Russia apprendono la notizia della sconfitta della Francia e della prigionia dell’Imperatore. Questa poesia non viene messa in musica fino al 1840 da Robert Schuman.
In ultima battuta la Professoressa Mazzi fa un salto in avanti di circa un secolo quando si riferisce a Lord Byron la cui opera grazie alla musica di Schonberg, è stata trasformata nel 1942 nel grido di indignazione del mondo oppresso dalla dittatura nazista.
Nel caso vi foste persi la conferenza è possibile seguirla nuovamente sul canale Youtube al link
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