Non è facile parlare di Ugo Rondinone. Non è un artista da etichettare. Né figurativo né concettuale. Né freddo né romantico. È uno di quei creativi che ti obbligano a fermarti, a guardare, a sentirti a disagio e affascinato allo stesso tempo.
E oggi, 27 aprile, è il giorno in cui – nel 1964 – Rondinone nasce a Brunnen, in Svizzera. E con lui, nasce una nuova forma di silenzio artistico, quella che non ti lascia spiegazioni, ma ti fa domande dentro.
Chi è Ugo Rondinone?

Se non lo hai mai sentito nominare, immagina un artista capace di passare da enormi sculture colorate nel deserto del Nevada a stanze vuote con alberi secchi sospesi a mezz’aria, fino a poesie luminose al neon in gallerie bianche.
Ogni sua opera è un cortocircuito tra minimalismo e poesia, tra materia e pensiero.
Le sue opere non chiedono di essere capite, ma vissute. Rondinone gioca con il tempo, la luce, il peso, lo spazio. Usa materiali poveri, titoli evocativi, parole semplici. Ma l’effetto è sempre potente.
I “Seven Magic Mountains” e la sfida al paesaggio
Uno dei suoi lavori più iconici è sicuramente “Seven Magic Mountains”, installazione permanente nel deserto vicino a Las Vegas: sette totem di pietre impilate e dipinte con colori fluo.
Un colpo d’occhio che spezza l’orizzonte e trasforma il paesaggio in esperienza. Un’opera pop e sacra allo stesso tempo.
Molti la fotografano. Pochi la capiscono. Rondinone lo sa. E sorride.
Un artista che non cerca il consenso
La sua arte non è sempre “bella”. Non è fatta per piacere. È lenta, meditativa, a volte scomoda. Parla di morte, di tempo, di assenza, di identità.
Ma lo fa senza urlare. Senza effetti. Solo con la materia e lo spazio.
Chi entra in una mostra di Rondinone spesso esce con una sensazione indefinibile, ma intensa. Ed è proprio lì che l’opera funziona.
Perché ricordarlo oggi

Perché nel panorama dell’arte contemporanea – spesso rumoroso, digitale, sovraffollato – Rondinone è un silenzio che resta.
È l’artista che ti dice “fermati”, senza dire altro. Che ti mette di fronte a un tronco secco e ti fa pensare alla tua infanzia. Che scrive “We are poems” su un muro e lo rende verità.
E oggi, nel giorno in cui è nato, possiamo prenderci un momento per riscoprirlo. Per guardare una sua opera. O anche solo per fermarci un attimo, senza fare niente. Come in una sua stanza bianca. Dove non succede nulla. Ma succede tutto.
Conosci le opere di Rondinone? Ti ha mai colpito un’installazione minimalista senza sapere bene il perché?
Parliamone nei commenti o su Instagram: certe opere non hanno bisogno di spiegazioni. Hanno solo bisogno che qualcuno resti lì. A guardare.