La Natività dipinta da Michelangelo Buonarroti fu trafugata nella chiesa di San Lorenzo nella città di Palermo, esattamente la notte tra il 17 ed il 18 ottobre del 1969.
Non è un film e certi personaggi non hanno i volti degli attori che finito il ciak si gira, tornano ad essere altro.
All’indomani del furto della tela della Natività il cui valore più senza dubbio può essere quantificato dal termine inestimabile, fu fatta una ricerca immediata degli elementi che potessero portare ad una soluzione veloce del fatto.
Così però non avvenne e la voce che subito si fece strada tra le tante supposizioni fu che il furto era stato commissionato dalla mafia.
Cosa ci fosse di vero in tale ipotesi non trovò riscontro nell’immediatezza così come in seguito; sta di fatto che se una voce circola, avrà pure un fondamento di verità ma è altrettanto vero che certe istituzioni criminali con maestria, in passato agevolavano i loro traffici anche con la divulgazione di notizie costruite ad arte.
E la storia della natività si teme non sia sfuggita a tale incomprensibile vortice.
La natività caduta forse troppo velocemente nell’oblio è ricomparsa ma solo perché nominata, in un’aula di tribunale
Che fosse stata trafugata da cosa nostra, su commissione o per chissá quale altro fine, ancora non è del tutto chiaro, sta di fatto però che a tutt’oggi della Natività si sono perse le tracce e che misteriosamente dalla voce di qualche pentito sono emersi ulteriori particolari inediti circa il destino della tela.
Lo Stato per fortuna non dimentica i suoi tesori dell’arte e anche a distanza di anni, tanti in effetti, il pensiero per la Natività come per tutte le altre opere nel tempo misteriosamente scomparse, è sempre al primo posto per quei comparti investigativi che si occupano di tali sparizioni.
La voce insistente però è che il dipinto della Natività, sfruttato ad un certo punto come merce di scambio per trattative poco chiare, fu irrimediabilmente danneggiato.
Cosa ci sia di vero in quest’ultima ipotesi non lo sappiamo ma certo è che l’umanità intera ha perso la possibilità forse per sempre di rivolgere lo sguardo su uno dei capolavori dell’arte italiana.
Un furto d’arte come purtroppo ce ne sono tanti al mondo e benché le motivazioni a monte possano essere molteplici fa ben poca differenza saperlo, quando ad essere sottratto alla collettività è un bene artistico prezioso.
Chissà se il temperamento burrascoso del grande Michelangelo Merisi avrebbe forse contribuito, richiamato dal passato, al ritrovamento della preziosa tela. A me piace pensarlo ma la storia purtroppo è andata diversamente e ciò non vuol dire che il lieto fine non sia inaspettato dietro l’angolo, nell’attesa idel momento giusto per fare lo scalpore necessario.
Ma alla fine questa più che una rosea previsione possiamo definirla un augurio che tutti facciamo per questa e le altre opere d’arte che non sono da tempo a nei loro luoghi abituali.
Di esempi in tal senso ce ne sono molti e fortunatamente nella maggior parte dei casi, anche dopo molti anni, la vicenda si conclude con il ritrovamento dell’opera d’arte, magari addirittura non nascosta in uno scantinato come ci si aspetterebbe ma ben visibile in una teca di museo.
Si perché è accaduto anche questo.
Eh si , perché accade o meglio è accaduto che opere di inestimabile valore fossero da anni custodite ed esposte al pubblico in famosi musei, come nel caso degli Argenti di Morgantina, la cui singolare storia meriterebbe più risalto.