Una ninfa marmorea riemerge dal fango come dalle acque limpide di un fiume dopo migliaia di anni, tempo in cui il suo segreto è stato taciuto dalla fertile melma: caso fortuito o patto tra divinità?
Ha dell’incredibile ed il tutto accade in Turchia nella sua parte di territorio a nord. Là dove è lambito dalle clementi acque del Mar Nero, nell’odierna città di Amastris, provincia turca, nel distretto di Amasra di Bartın.
E’ priva del naso e della mano destra, un’inezia se pensiamo che sia rimasta per centinaia e centinaia di anni sepolta sotto quelli che al momento del ritrovamento si sono presentati come tre densi metri di fango.
Materiale certamente ostico quello che per tutto questo tempo ha avvolto la ninfa, soprattutto se indurito dall’arsura ma ugualmente poco adatto a fornire la stabilità necessaria ad un reperto che tanta strada ha percorso a cavallo del tempo.
Soprattutto poi se si pensa alla naturale erosione a cui i litorali marini sono spesso sottoposti, ricordandoci appunto che nel caso della ninfa ritrovata, stiamo parlando di secoli e secoli.
La datazione infatti è stata fatta risalire dagli esperti al II secolo quando quella stessa ninfa probabilmente fungeva da delicato ornamento di un ampio ninfeo romano, appunto del II secolo d.C.
La scoperta è recentissima tanto che la massima autorità turca in ambito archeologico ne ha dato notizia solo una decina di giorni fa aggiungendo inoltre quale sarà la prima collocazione della ninfa per l’esposizione ai visitatori che si stima fin d’ora saranno moltissimi, incuriositi da questa ninfa che di fatto è rinata dal fango.
Sarà collocata nel museo cittadino della città turca di Amasra, come è giusto che sia, per dare così lustro all’intero territorio che inconsapevolmente ma in modo efficace ne ha custodito il mistero fino ad oggi.
Storia di una ninfa sulle sponde del Mar Nero
Basta compier un passo, forse due o tre, indietro nella storia per scoprire che la costa di Amasra ospitò la colonia fenicia Sesamus nel XII secolo a.C. Il periodo di massimo splendore della colonia fu durante il regno della principessa iraniana Amastris.
Importanti vestigia risalgono però all’epoca romana e successivamente divenne uno dei più importanti porti fortificati bizantini sulla sponda meridionale del Mar Nero.
Il sito in cui è avvenuta ora questa clamorosa scoperta venne donato al Ministero della Pubblica Istruzione turca nel 2014 e successivamente nel 2017 iniziarono i lavori per la costruzione di una scuola. Ma il progetto non fu avviato perché durante gli scavi si iniziarono a trovare reperti romani. Furono così predisposte, dopo il vincolo dell’area, indagini sistematiche.
Gli scavi sono ora effettuati sotto la direzione del Museo di Amasra, direttore dello scavo è l’archeologo Zübeyde Kuru e la consulenza scientifica dell’Università Bartın.
A loro dunque si deve il fortunato quanto prezioso rinvenimento delle ninfa che, vale la pena dirlo, sorregge un vaso dal quale molto probabilmente doveva cadere dell’acqua che a sua volta andava ad alimentare una vasca sottostante o un più ampio specchio d’acqua.
Per questi dettagli riguardanti la ninfa del mistero si dovrà ancora a stendere che gli esperti analizzino in modo approfondito tutta una serie di elementi pertinenti la statua stessa, i luoghi del ritrovamento, il territorio e la storia antica di quest’ultimo, legata possiamo dirlo, per una parte, alla figura di Plinio il giovane all’epoca del suo governatorato.
Ma questa è un’altra storia che ha poco a che fare con il mistero della ninfa in senso stretto.
Ne parleremo magari prossimamente in un momento d’approfondimento.