Obey, il famoso street artist statunitense, il cui vero nome è Shepard Fairey apre oggi, 4 luglio, l’estate della rinascita al Palazzo Ducale di Genova con la mostra dal titolo Obey fidelity. The art of Shepard Fairey che si protrae fino al 1 novembre 2020. L’esposizione curata da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli è prodotta dall‘Associazione MetaMorfosi in collaborazione con la Fondazione Palazzo Ducale.
Obey è conosciuto a livello mondiale per il Manifesto Hope e la sua quadricromia raffigurante Barack Obama. Durante la fase del Lockdown, lo Street Artist ha creato l’opera Angel of Hope and Strength, raffigurante un’infermiera, un’immagine di forza e di speranza per omaggiare i Medici e gli Infermieri che hanno combattuto e ancora combattono contro il Covid19 e che ha il compito di aprire la mostra.
L’Associazione MetaMorfosi, come dichiara il presidente Pietro Folena, ha deciso di donare quest’opera al Palazzo Ducale di Genova:
“Questa è un’immagine di speranza e rinascita nei confronti delle infermiere, delle dottoresse che assieme agli uomini hanno combattuto il Covid. Ma la pandemia si combatte non solo con le cure mediche ma anche con la cultura, e quindi abbiamo deciso di regalare quest’opera alla città di Genova, lasciandola a Palazzo Ducale, per testimoniare il coraggio avuto da questa struttura a riaprirsi e a incentivare le persone alla cultura”.
Un dono importante per una città ancor prima della tragedia del Covid19 si è rialzata dopo la tragedia del ponte.
Obey e i temi portanti della mostra
Le opere collocate a distanza di sicurezza, si snodano lungo 4 percorsi tematici: donna, ambiente, pace, cultura. La mostra tocca quindi temi contemporanei, dal Covid19, all’ondata razzista che sta caratterizzando questi ultimi anni. Tra le donne rappresentate in questa mostra abbiamo il ritratto di Angela Davis, che fu una figura fondamentale per il movimento afroamericano degli anni 70.
Fu accusata di cospirazione, rapimento e omicidio in relazione a un mancato tentativo degli attivisti Black Panther di liberare il detenuto nero George Jackson.
I curatori della mostra definiscono l’arte di Obey come una “Propaganda etica”, in quanto ha lo scopo di affrontare le tematiche sociali di grande presa, attraverso una comunicazione urbana. Sebbene la sua arte, come quella di Banksy, nasca dalla strada, si serve però del supporto cartaceo e anche di Photoshop. L’opera circola attraverso i poster, poichè Obey era solito affiggere sui muri della città degli adesivi (stickers) che riproducevano il volto del lottatore di lotta libera André the Giant. Poi nel 2008 cominciò ad affiggere i poster su Obama.
Non fu una campagna elettorale ufficiale, ma il presidente Obama ringraziò Obey, dichiarando di sentirsi “privilegiato di essere parte del suo lavoro artistico e fiero di avere il suo supporto”.
Dalla carta le opere di Obey, come quelle di Banksy, viaggiano sui social ampliando così il dialogo con gli interlocutori. A proposito dei due artisti, Marziani afferma:
“Obey è forse il primo artista nella storia dell’arte recente che per costruire una sua mostra ha messo insieme collezionisti come studenti, impiegati, gente comune che ha semplicemente comprato una stampa a 100/200 euro, ma anche meno, e collezionisti milionari.Una modalità questa che va a scardinare la filiera del sistema dell’arte dal basso. Obey, come pure Banksy, sono artisti che hanno veramente destabilizzato questo sistema.Non è un caso che Sotheby’s abbia voluto in asta la ‘Ballon girl’ di Banksy, grazie alla quale ha raggiunto un momento forse tra i più importanti degli ultimi dieci anni”.
Caro Icrewer non perdere l’occasione per visitare una città affascinante e in rinascita come Genova e vedere questa mostra. Per ulteriori informazioni vai sul sito del Palazzo Ducale di Genova.