Come ogni anno in questi giorni, la città di Lecce con il suo barocco e le sue splendide chiese, sta vivendo giorni di festa per la celebrazione dei santi Oronzo, Giusto e Fortunato, ricordati da tutta la comunità salentina nelle giornate del 24, 25 e 26 agosto.
Una festa sicuramente non sfarzosa e chiassosa come siamo abituati a viverla, ma comunque un momento intenso e particolare, reso ancora più speciale da una rara ricorrenza, ovvero l’avvio dell’Anno Giubilare Oronziano, in occasione dei 2000 anni dalla nascita del primo vescovo e martire della città (Sant’Oronzo), attestata, secondo le fonti più accreditate, nel 22 d. C.
L’Anno giubilare, in attesa della Bolla di indizione ma già autorizzato per le vie brevi dalla Penitenziaria Apostolica e fortemente voluto dall’Arcivescovo Mons. Michele Seccia, prenderà il via nei giorni tradizionalmente dedicati alla festa patronale e si concluderà il 26 agosto 2022.
Un apposito Comitato pro Giubileo Oronziano, coordinato da don Michele Giannone, è al lavoro da alcune settimane alla programmazione delle iniziative da realizzare nell’arco dell’anno. Per l’occasione, durante i Vespri del 24 agosto in Piazza Duomo, dopo il consueto messaggio dell’Arcivescovo alla città, per la prima volta, mons. Seccia ha pronunciato l’Atto di affidamento a Sant’Oronzo cui è seguita la simbolica consegna delle chiavi della città da parte del Sindaco Carlo Salvemini e l’imposizione della Croce Pettorale alla statua argentea da parte del Presule.
Ma chi era Oronzo, celebrato e omaggiato in molte cittadine pugliesi e non solo?
Sant’Oronzo
Sul Santo è pervenuta una pergamena di età medievale, che narra che Oronzo, un tempo Publio, era un abitante pagano della città di Rudiae, centro messapico e poi romano collocata a pochi chilometri da Lecce. Oronzo nacque 22 anni dopo la nascita di Cristo.
Si narra che un giorno Oronzo si recò insieme al nipote (o zio – a seconda delle versioni) Fortunato, nella zona di San Cataldo, la marina leccese, per una battuta di caccia. I due incontrarono qui Giusto, appena sbarcato – a San Cataldo vi sono i resti del porto romano – inviato da S. Paolo a Roma per consegnare alcune lettere apostoliche. Oronzo e Fortunato si convertirono al Cristianesimo e Giusto li battezzò entrambi. I personaggi iniziarono a predicare nel Salento e furono denunciati dai sacerdoti pagani al pretore romano, che impose loro di offrire incenso a Giove. Al loro rifiuto vennero condannati alla flagellazione e chiusi in carcere.
Scarcerato, Giusto andò a Roma da Pietro e tornato a Lecce partì per Corinto con Oronzo e Fortunato. Qui furono accolti da Paolo che nominò Oronzo primo vescovo di Lecce.
Oronzo e Fortunato furono poi imprigionati a Lecce da un ministro di Nerone durante le persecuzioni e decapitati; in quel momento, narra la leggenda apparve su Lecce una grande croce luminosa e caduto il sangue dei santi e martiri leccesi sul prato, spuntarono dei fiori e sulle due teste si formò un’aureola simbolo di santità.
I loro corpi devastati dalla tortura furono ricomposti e portati segretamente nella dimora di campagna di una matrona cristiana di nome Petronilla. Qui venne in seguito costruita la chiesa conosciuta come “La Capu te Santu Ronzu”.
Sant’Oronzo diventa patrono di Lecce alla metà del Seicento. Si racconta che nel 1656 una tremenda epidemia di peste stesse devastando il Salento. I leccesi chiesero allora aiuto a Sant’Oronzo, molto venerato, benché non ancora patrono, proprio per la sua origine locale. Il Santo bloccò la peste al di fuori di Lecce salvando la città. Così infatti lo vediamo rappresentato nella bella tela di Giuseppe da Brindisi collocata al centro del controsoffitto ligneo della Cattedrale di Lecce.
Molti secoli dopo invece, venne donata dai brindisini la parte superiore di una delle due colonne poste al termine della via Appia nel porto di Brindisi, per onorare il santo cui avevano fatto voto perché li salvasse da un’epidemia di peste. La colonna doveva servire da basamento per la statua in bronzo di S.Oronzo che tuttora domina l’omonima piazza leccese.
Un curioso aneddoto riguarda la statua di sant’Oronzo in argento custodita nel Duomo di Lecce. Si narra infatti che il mezzo busto, commissionato a Napoli, presentasse al suo artefice sempre un difetto, vicino al sopracciglio; ad ogni fusione si presentava lo stesso difetto, finché il santo stesso chiarì che in gioventù si era procurato una cicatrice proprio vicino al sopracciglio.
Una festività sobria e più contenuta del solito dicevamo, come dichiarato anche dal primo cittadino leccese Calro Salvmini
“Non è ancora la Festa patronale che vogliamo, con la processione, la fiera, le bancarelle, la cupeta, il luna park. È ancora la Festa che possiamo consentirci, nel secondo anno di pandemia, con qualcosa in più rispetto al 2020 e l’augurio di cuore che l’anno prossimo tutto possa tornare al suo posto… Per fare in modo che la Fiera si svolgesse in sicurezza secondo le disposizioni vigenti avremmo dovuto delimitare tutte le vie della città coperte dalle circa 300 bancarelle, contingentare gli accessi, chiedere il green pass agli ingressi.
E lo stesso vale per il luna park, che a Lecce è composto da circa 70 attrazioni e attira ogni anno migliaia di visitatori.
Di queste rinunce – come le tante che abbiamo affrontato in questi anni – ci sono categorie che pagano le conseguenze e che comprensibilmente fanno sentire la loro voce. Ma ogni decisione, presa in accordo con il Prefetto e le Forze dell’Ordine, è stata assunta guardando all’interesse generale della comunità.“
Un augurio e una speranza alla quale ci accodiamo tutti, con la voglia di ricominciare a festeggiare il nostro Santo Patrono a 360°.