Oggi ricorre l’anniversario di morte di Oskar Kokoschka (nato a Pöchlarn l’1º marzo 1886 e morto a Montreux il 22 febbraio 1980), il pittore austriaco che si fece notare per la rappresentazione psicologica dei suoi soggetti.
Kokoschka firmava le sue tele con OK, ma la sua instabilità diceva altro.
Tutta la sua arte ruota attorno all’ambiente della Secessione Viennese, dove conobbe, venne influenzato ed influenzò vari artisti espressionisti. Nonostante venne riconosciuto come espressionista, in quanto rappresentava gli stati d’animo e i sentimenti, Kokoschka venne allontanato dagli altri esponenti del gruppo perché i suoi soggetti risultavano deformati e non seguivano alla lettera i canoni del movimento artistico.
Oskar Kokoschka aprì una nuova strada alla pittura d’avanguardia dipingendo l’aspetto psicologico del soggetto.
La sua è un’arte sentita e studiata, ma arrivò alla vera maturità artistica quando conobbe Alma Mahier, sua amante e vedova del compositore boemo Gustav Mahler. Per lei perse la testa, tanto da diventare instabile sentimentalmente.
Protagonista de La Sposa del vento, Alma Mahier, pittrice e compositrice austriaca, influenzò tutta la sua vita sentimentale ed artistica, tanto da renderlo protagonista di una storia assurda di ossessione.
La storia di Kokoschka e dell’amore che lo rese folle
Questa storia d’amore viene spesso raccontata come la storia di Oskar Kokoschka e della bambola, perché l’artista si ritrovò in una situazione alquanto strana.
Tutti gli artisti hanno la loro musa, quella di Oskar Kokoschka aveva il nome di Alma Mahier.
L’amore che colpì l’artista e la compositrice austriaca fu breve ma intenso e Kokoschka non riuscì mai a dimenticarla.
Gli storici d’arte fanno convergere il raggiungimento della maturità artistica con l’incontro di tale amante, ma più che passione e felicità, fu proprio questo amore travagliato e non corrisposto, sentito e sofferto, a far uscire delle opere d’arte di estrema bellezza a carattere psicologico come La Sposa del vento, con protagonisti i due amanti.
La storia di Kokoschka e la bambola è una storia che parla di ossessione e rabbia passionale che lo vide in un sospetto omicidio.
La vedova era una donna libertina, amava farsi corteggiare da vari artisti e geni e nonostante la relazione con Kokoschka durò per ben due anni, Alma non riusciva ad essere fedele e voleva libertà. E proprio quando Oskar Kokoschka si trovò a combattere sul fronte durante la Seconda guerra mondiale, la donna decise di metter fine alla relazione travagliata fatta di gelosie ed ossessioni.
Al ritorno dovette affrontare la cruda realtà dell’allontanamento certo della donna. Così nella sua mente ossessionata, in ricordo di lei, si fece realizzare da una professionista di bambole, una bambola fatta ad immagine e somiglianza di Alma.
Una bambola di pezza da tenere con sè realizzata fedelmente secondo il disegno che l’artista stesso mandò. E sappiamo benissimo come dipingeva! Dava risalto all’aspetto psicologico e alla cruda realtà, con soggetti deformati secondo i sentimenti, la bambola doveva mostrare la bellezza della donna, compresa di tutti i suoi organi.
Ne derivò una goffa bambola di pezza e dall’aspetto inquietante e quando Oskar Kokoschka la vide ne rimase davvero deluso.
Non era la sua Alma, era orrenda. Ma ormai instabile mentalmente sia per i traumi subiti dalla guerra che per la delusione d’amore, Oskar Kokoschka accudì la sua bambola, comprò vestiti, la rese protagonista di molti suoi dipinti in ricordo dell’amata e la portava con sé.
Ma un giorno, preso dalla rabbia e dalla malinconia ebbe uno scatto d’ira, la fece a brandelli e la gettò in giardino.
Fu quasi accusato di omicidio perché i resti della bambola, con organi (di pezza) presenti, somigliavano proprio a quelli di un corpo umano e soprattutto perché c’erano macchie rosse simile al sangue. In realtà sangue non era, quelle erano macchie di vino che Oskar durante una festa aveva bevuto e versato accidentalmente addosso alla bambola.
Così la storia travagliata d’amore, prima con la vera donna e poi con la bambola, finì del tutto e Oskar Kokoschka rimase fortemente deluso da tutto ciò.
Le opere di Oskar Kokoschka
Oska Kokoschka iniziò a dipingere da autodidatta a soli 14 anni. Si appassionò all’arte alla tenera età e nonostante l’opposizione del padre che non condivideva tale passione, l’artista grazie ad una borsa di studio e contrò la volontà del padre venne accettato al Kunstgewerbeschule (Università di Arti applicate).
La sua formazione artistica deve molto anche a Gustav Klimt, dal quale imparò la tecnica pittorica. Venne influenzato dalla sua pittura e da quella di Munch, oltre che dagli studi psicologici di Sigmund Freud, ed influenzò a sua volta Egon Schiele.
Kokoschka, però, si discostò dalla pittura espressionista perché nei suoi quadri ricercò l’aspetto ed il colore psicologico. Voleva rappresentare non sono il suo sentimento e lo stato d’animo ma anche quello dei soggetti che ritraeva.
Grazie a Klimt, partecipò all’Art Show dove venne conosciuto dall’alta società viennese e collaborò con la rivista Der Sturm a Berlino come illustratore.
Nel 1914 realizzò La Sposa del Vento
Il quadro ritrae Kokoschka con la sua amata Alma. Lei dormiente tranquilla e lui con gli occhi aperti, pensieroso, abbraccia la sua amata, in un letto trasportato dal vento.
In questa tela, che segna la fine del rapporto travagliato di Oskar Kokoschka con la donna, l’artista volle rappresentare la trasposizione del dolore e di tutti i dubbi che lo attanagliavano con un letto fatto di nubi e la tempesta d’amore, tutto rafforzato simbolicamente dai colori torbidi che ne sottolineano l’angoscia del pittore.
Kokoschka era consapevole che il loro rapporto poteva finire da un momento all’altro, visto il comportamento libertino della donna, e nella tela si nota proprio la contrapposizione tra il suo tormento interiore e la tranquillità della donna che dorme serena.
Quando l’artista partì per la guerra, la donna infatti lo lasciò e si dice che Kokoschka vendette la sua tela per comprarsi l’armatura. Al ritorno dalla guerra fece realizzare la famosa bambola.
Divenne amico dell’architetto Adolf Loos e realizzò un ritratto.
Nel 1915 dipinse il Cavaliere errante, il dipinto che rappresenta la scelta dell’arruolamento.
Realizzò anche tele di vedute paesaggistiche avvicinandosi al post-impressionismo, in partciolare del panorama di Londra dove visse per ben 15 anni.
Oskar Kokoschka rimase fortemente traumatizzato dalla guerra e realizzò un dipinto di satira politica: L’Uovo Rosso, 1939-1941.
Altamente simbolico, l’uovo rosso, posto sopra un tavolo di legno, rappresenta il mondo colpito dal sangue della guerra e che viene conteso dal gatto simbolo della potenza russa, dal leone coronato simbolo dell’Inghilterra e da Hitler e Mussolini.
Da quel momento realizzò molte opere a sfondo politico per descrivere il suo disprezzo verso la guerra e la repressione. Il regime tedesco gli confiscò molte tele indirizzandole verso Monaco nella mostra di arte degenerata.
Viaggiò molto continuando a produrre dipinti e anche opere letterarie. Nel 1973 la sua città natale inaugurò l’archivio Oskar Kokoscha. Si spense il 22 febbraio 1980.