Quando il Rock e la musica lirica si incontrano, nascono le eccellenze musicali. Patti Smith ha ricevuto da parte della città di Viareggio e dalla Fondazione Festival Pucciniano il prestigioso premio Puccini. L’artista, impossibilitata a ritirare il Premio nel mese di dicembre, raggiungerà in primavera Torre del Lago Puccini, dove la scorsa estate ha aperto la sua tournèe italiana.
In quell’occasione ha voluto rendere omaggio al musicista che ha sempre amato e ha suonato al piano l’aria “Vecchia zimarra”. All’età di 10 anni ascoltò per la prima volta Un bel dì vedremo, dalla Madama Butterfly e da allora non ha mai smesso di ascoltare Puccini.
Tramite un video messaggio Patti Smith ha ringraziato la città di Viareggio:
[…]
Non so dirvi quanto questo significhi per me, visto che non ho mai ricevuto alcuna formazione musicale formale, ma che ho amato Puccini per tutta la mia vita. Avevo forse dieci anni quanto ho sentito la sua musica per la prima volta, ero molto malata con la febbre e l’ho sentita alla radio, ho sentito la sua musica che era così bella e che mi sollevava così tanto lo spirito che ci ho messo tutta la mia energia per stare meglio. Così, ho sempre segretamente pensato che Puccini mi abbia aiutata a guarire. E ora, decenni dopo, quando ero di nuovo un po’ malata, questa meravigliosa notizia mi ha illuminata ancora una volta. Puccini alla riscossa! Quindi, grazie, grazie a tutti.
Patti Smith e la sua fase bohemienne
La Boheme di Puccini è una delle opere preferite di Patti Smith. Anche la sua carriera agli inizi è stata legata allo stile di vita bohemienne.
“Ho avuto il privilegio di crescere in un periodo di rivoluzione culturale. E la musica ne è stata una componente. Forse non sono stata altro che una pedina, ma sono contenta, comunque, di aver contribuito a cambiare qualcosa”.
Nel 1967 Patti Smith dal New Jersey approdò a New York, scriveva poesie e viveva con 5 dollari al giorno, dormiva spesso in metropolitana o sulle scale esterne degli edifici. Condivideva questo stile di vita con il fotografo Robert Mapplethorpe e la loro giovane vita si svolgeva tra passioni, arte e droghe fino al 1972.
Pertanto, un’aria come La vecchia zimarra, rappresenta un atto d’amore e per Patti Smith il manifesto di quella vita libera e fuori dagli schemi:
Vecchia zimarra, senti,
io resto al pian, tu ascendere
il sacro monte or devi.
Le mie grazie ricevi.
Mai non curvasti il logoro
dorso a ricchi, ai potenti, (dorso ai ricchi ed ai potenti)
né cercasti le frasche
dei dorati gingilli.
Passâr nelle tue tasche
come in antri tranquilli
filosofi e poeti.
Ora che i giorni lieti
fuggir, ti dico: addio
fedele amico mio.
l’aria viene cantata con voce di basso dal filosofo Colline, il quale decide di impegnare la sua zimarra al monte di Pietà per recuperare denaro e comprare delle medicine per dare degli ultimi conforti a Mimì, malata di tisi. La zimarra è dunque un oggetto che diventa simbolo della libertà dell’intellettuale bohemienne.
Nelle ampie tasche Colline collocava spesso i suoi libri di filosofia strumenti indispensabili per l’anima e il pensiero che l’aiutavano a vivere consapevolmente quello stile di vita.
Dopo il 1972 e i suoi inizi da artista maledetta, New York aprirà la strada del successo di Patti Smith. Ella incontrerà Bob Dylan e altre personalità influenti come Andy Warhol, Sam Shepard e Lou Reed. La sua prima apparizione in pubblico sarà sempre a New York nel 1969 nella commedia Femme Fatale ed è del 1975 il suo primo album Horses, che porterà una ventata di rinnovamento nell’universo musicale americano.
Aspettiamo con grande gioia la primavera del 2022 per vedere Patti Smith ritirare il premio Puccini e regalare al suo pubblico nuove emozioni.
Per ulteriori informazioni consulta il sito ufficiale http://www.pattismith.net/intro.html