La nostra redazione ha intervistato Davide “Dave” Lugli, batterista della band Perfect View che ha fatto da portavoce per il gruppo.
Attualmente la band sta facendo conoscere l’originale concept album Bushido, una rock opera che racconta la storia di Koji, un ragazzo che affronta la sua disabilità investito dall’importante missione del Samurai. Suo nonno gli ha tramandato questo spirito e lui lo affronta fino in fondo. Il concept album è stato pubblicato in primavera da Lions Pride Music e dal disco sono stati già estratti i singoli Family e Compassion.
L’album nasce dopo un cambiamento di Line up della Band che si è formata nel 2008. Attualmente è così composta: Francesco “Joe” Cataldo, chitarre e cori, Frank Paulis, basso e cori, Davide “Dave” Lugli, batteria, Alberto Bettini, tastiere, Damiano Libianchi, voce e cori.
Una band che ha saputo conquistare il Sol Levante, grazie alla loro preparazione e sensibilità. Ci auguriamo che anche nel nostro Paese venga riconosciuta la loro bravura, non solo a livello di mercato, ma soprattutto a livello di impronta artistica, della capacità di saper raccontare una storia, di creare un mondo. La musica ha lo straordinario potere di evocare dei mondi meravigliosi e di sprigionare altre forme artistiche.
Ascoltiamo le parole di Dave Lugli:
Perfect View: l’intervista
Come nascono artisticamente i Perfect View, qual è stata la molla che ha fatto scattare il vostro incontro e quali le differenze individuali che hanno composto la vostra ricchezza e la vostra cifra stilistica?
La band si forma con una prima line up verso la fine del 2008. Questo primo nucleo era costituito da chitarra, batteria e voce, poi ci si è adoperati per trovare altri due elementi, basso e tastiere. La band nei vari anni ha subìto vari cambiamenti e ha cominciato subito a comporre brani originali che confluirono nel primo album Hold your dreams.
Nel secondo album è stato cambiato il bassista, è entrato Frank Paulis, cinque anni fa sono entrato io che ho sostituito il batterista originale, cofondatore della band e a scalare è arrivato Alberto alle tastiere e poi Damiano il vocalist. Io sono entrato con un provino e altrettanto abbiamo fatto con voce e tastiere. Del nucleo iniziale è rimasto Francesco, poi è arrivato Frank, poi io, poi Alberto e infine Damiano.
Noi non abbiamo una dinamica di lavoro definita, ma ognuno di noi porta le proprie esperienze. Noi lavoriamo alla vecchia maniera: tante ore in sala prove dove si lavora sulle bozze iniziali e poi ognuno dà il proprio contributo che viene vagliato da tutti con un lavoro minuzioso. Abbiamo la fortuna di avere una sala prove nostra e possiamo dedicare tante ore alla creazione dei vari brani.
Ognuno cura il proprio strumento, ma influenza anche gli altri. E’ un dare/avere continuo tra di noi, c’è questa sensazione di connessione del nostro background. Ognuno di noi ha formazioni musicali diverse e ciò è emerso in Bushido. Io vengo da una matrice più hard rock, anche Alberto, ma ci sono venature un po’ prog e un po’ più melodiche che Damiano ha saputo arricchire con la sua voce.
Perfect View: Bushido e l’omaggio affettuoso e delicato ad un fan giapponese
Come è nata l’idea del concept album Bushido e il legame tra la disabilità e il codice del Samurai?
L’idea è nata da Frank, il bassista, lui da circa 25 anni lavora in ambito sociale nel campo della disabilità mentale, in una comunità come educatore, per cui la disabilità è un argomento che l’ha sempre toccato molto e che tuttora costituisce la sua quotidianità.
Inoltre abbiamo uno storico fan giapponese al quale siamo molto affezionati, ha una disabilità mentale, ma ci ha aiutato a diffondere il nostro nome nel Sol Levante.
Frank ha unito questi due elementi e ha cominciato ad abbozzare la storia di Koji, appena l’ha proposto a Joe che è il compositore principale, ha cominciato a scrivere le prime bozze e la storia di Koji ha cominciato a prendere forma nelle nostre mani.
Abbiamo avuto dei collaboratori che ci hanno aiutato a romanzarla e a renderla più musicale, ma anche cinematografica. E’ una storia che vive sia di musica che di immagini e per questo l’abbiamo chiamata Opera Rock teatrale.
Nella parte introduttiva del brano Birth, ho avuto il ricordo della fase del travaglio. Cosa rappresenta per voi una nascita, sia in senso reale che in senso figurato e in che modo l’avete trasposta musicalmente?
Birth si è sviluppata in pochissimo tempo ed è nata prima musicalmente, è venuta in maniera molto naturale e quindi l’abbiamo dedicato all’inizio della vita di questo personaggio che è nato sotto l’aura del nonno che indirettamente l’ha sempre seguito e guidato.
La parte finale del brano Love mi ha comunicato il modo in cui l’amore nel corso della vita si evolve e cambia. L’amore per voi è una tempesta continua, due anime che cantano all’unisono o una quiete dopo la tempesta?
Se tu hai presente il brano ti accorgerai che ha diversi momenti, racchiude momenti di respiro e momenti più intensi, dove la voce femminile ha lavorato in contrapposizione a Damiano, quindi sì abbiamo proprio voluto rendere l’idea che l’amore sia un viaggio travagliato che nasconde diversi momenti nel suo percorso, nel suo crescere, nel suo mutare e può passare da una dolcezza estrema a una burrasca, sottolineata con una ritmica incalzante.
Ci sono tre brani che racchiudono tre valori fondamentali nella vita del protagonista: l’onestà, la lealtà e il coraggio. Come mettete in relazione questi tre valori nella vita del protagonista e nel codice del samurai. Quanto questi valori possono essere purificanti per la collettività?
Noi parliamo di Medioevo giapponese, dove questi tre valori erano talmente forti, che l’uomo era disposto a dare la vita per rispettarli. I tre valori si rifanno ai codici dei sette valori dei samurai, noi ne abbiamo aggiunti altri, ad esempio “Love” per dare continuità allo sviluppo della storia. Vengono spiegati da una voce esterna che portiamo dal vivo.
C’è un momento in cui Koji insegna ad un giovane apprendista che l’onestà deve essere rivolta in ogni gesto quotidiano e anche per il rispetto dell’ambiente.
La lealtà è un valore totale per i samurai, per lui, per il popolo giapponese, verso la propria famiglia, verso l’avversario e dovrebbe essere così in generale. Il coraggio è lo spirito puro e battagliero del guerriero. In ogni gesto quotidiano, anche quello più semplice come cogliere un fiore, deve essere contenuto il valore di ciò in cui si crede.
Progetti futuri?
L’intento che ci siamo prefissati è quello di far vedere questo spettacolo alla gente. Abbiamo avuto la “data zero”, il 27 ottobre al Teatro Michelangelo di Modena è andata veramente bene e abbiamo avuto un riscontro che ci ha stupito.
Venerdì prossimo saremo al Teatro Aurora di Marghera e poi faremo il 2 dicembre un’altra tappa nel modenese in un locale storico il Boss, che ha sempre raccolto degli eventi Live di alto rilievo.
La nostra agenzia sta promuovendo il nostro progetto soprattutto nei teatri perché si tratta dell’ambito ideale per diffondere un’opera di suoni ed immagini, ascolto e condivisione. Al Teatro Michelangelo è stato fatto un lavoro molto coinvolgente, grazie al supporto dei tecnici che stanno facendo un lavoro incredibile.
Per il 2024, l’obiettivo principale sarà quello di portare in giro il nostro progetto. Ci sono dei dettagli su cui lavorare perché ci teniamo all’ottimizzazione dello spettacolo e alla cura maniacale dei dettagli, affinché sia il più preciso e coinvolgente possibile. Le altre date saranno in divenire e stiamo aspettando conferma.
La nostra redazione ringrazia i Perfect View per l’intervista. Seguili sui loro canali social:
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