La notte del 2 novembre 1975, Pier Paolo Pasolini, uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo, viene brutalmente ucciso all’idroscalo di Ostia. Poeta, scrittore, regista e critico sociale, Pasolini è una figura centrale nella cultura italiana degli anni Settanta, amato e criticato per le sue posizioni radicali e le sue denunce contro le convenzioni borghesi e il conformismo.
Pasolini: un intellettuale scomodo e provocatore
Nato nel 1922 a Bologna, Pasolini trascorre l’infanzia in Friuli, dove sviluppa un profondo legame con il dialetto friulano, tanto da fondare nel 1945 l’Academiuta di lenga furlana per promuoverne l’uso in ambito letterario. Dopo essersi trasferito a Roma, la sua carriera di scrittore decolla con la pubblicazione nel 1955 del romanzo Ragazzi di vita, un’opera che racconta la vita delle borgate romane e affronta temi come la prostituzione omosessuale maschile, destando scalpore e polemiche.
Nello stesso anno, Pasolini fonda la rivista letteraria Officina, e inizia a interessarsi al cinema, un mezzo che considera ideale per comunicare le sue idee. Il suo esordio alla regia avviene nel 1961 con il film Accattone, un ritratto crudo e poetico del sottoproletariato romano. Da lì in avanti, la sua filmografia diventa una delle più iconiche del cinema italiano, con titoli come Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, Il Decameron e Il fiore delle mille e una notte.
Un intellettuale controcorrente
Pasolini non è solo un uomo di cultura, ma un intellettuale scomodo, che non esita a esprimere posizioni critiche nei confronti delle mode culturali e politiche del suo tempo. Celebre è la sua invettiva contro il movimento studentesco del ’68, che definisce “falsa rivoluzione” e accusa di essere espressione di un nuovo conformismo borghese. Le sue critiche, raccolte in articoli e interventi pubblici, lo rendono una figura divisiva, ma allo stesso tempo ne rafforzano il ruolo di coscienza critica del Paese.
L’omicidio all’idroscalo di Ostia: un caso ancora irrisolto
La morte violenta di Pasolini è un evento che sconvolge l’Italia intera. Ucciso brutalmente nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia, la sua fine è avvolta da un alone di mistero. Per l’omicidio viene inizialmente condannato Pino Pelosi, un giovane con precedenti per prostituzione, che confessa il delitto. Tuttavia, negli anni successivi, Pelosi ritratterà la propria confessione, parlando di un’aggressione compiuta da più persone, e gettando ulteriori ombre su quello che resta uno dei più grandi misteri della cronaca italiana.
Le circostanze della morte di Pasolini, a quasi cinquant’anni di distanza, continuano a essere oggetto di indagini e ipotesi, con molte voci che ipotizzano un delitto politico, legato alle sue denunce e alle sue indagini sugli intrecci tra potere, malaffare e politica.
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