Quando abbiamo incontrato Pietro, ci siamo subito proiettati in un mondo “incompreso” dove la forma invade la tela e si mischia al colore fino a confonderne l’essenza. La sua è una pittura in divenire, un’urgenza espressiva che proviene dal più profondo lato oscuro dell’io e che sfocia nell’atto del dipingere attraverso interpretazioni informali di stati d’animo reali.
Pietro Rossi nasce nel 1984 a Cesenatico e studia Pittura all’Accademia di belle Arti di Firenze, uscendone con lode. Quando rientra a Cesenatico – dopo l’esperienza a Milano che lo vede impegnato nel biennio specialistico di “arti visive e studi curatoriali” di Naba (Nuova Accademia di Belle Arti) – vive un momento di stallo che lo porta a lavorare nel mondo del food e della cucina di alto livello, ma la pittura resta sempre e comunque l’atto espressivo prediletto da Pietro – tanto da farlo riemergere dal torpore e dall’incomprensione sociale contemporanea, tanto da lavorare l’inconscio e farlo esplodere sulla tela.
Pietro, resta estraneo al meccanismo “commerciale” del mondo dell’arte e si posiziona tra gli artisti mai emersi del panorama contemporaneo istituzionale – restando, per altro, fedele a quella purezza e ribellione tipica di chi vuole produrre una pittura autentica e fuori dagli schemi.
Ma l’evoluzione interiore e la vita quotidiana, porta Pietro a mettersi in gioco nuovamente: rivedere le sue convinzioni, sperimentare ancora e ancora se stesso.
E’ così che oggi parliamo di lui, della sua rinascita e del suo lavoro.
Pittura in divenire, interpretazioni informali di stati d’animo reali
Prima di addentrarci nel mondo di Pietro Rossi, cerchiamo di capire i chiari riferimenti di una ricerca artistica che fonda le sue radici nella storia dell’arte moderna, iniziata in America nel dopoguerra. Parliamo della grande pittura Espressionista/Astratta, quella che influenzò il resto del mondo e contribuì a spostare l’attenzione artistica da Parigi (fino a quel momento considerata unica Capitale artistica) a New York: in sostanza dall’Europa agli Stati Uniti d’America.
L’esigenza e l’urgenza artistica di quel periodo, riflette chiaramente la devastazione e le sofferenze portate dalle seconda guerra mondiale e gli artisti, disorientati e motivati dall’esigenza di trovare senso comunicativo, percorrono quella che definiremmo “pittura d’azione”.
Attraverso l’Action Paiting, gli artisti agiscono come un’arena all’interno della quale venire a patti con l’atto della creazione. Ciò che importa diviene la potenza del processo creativo, non più il risultato finale inteso come oggetto.
Se in America la corrente diviene via via identificata come Espressionismo astratto, in Europa parliamo di “Arte informale”: una pittura in divenire che si sottrae al figurativo, alla geometria e al rigore caratteristici dell’astrattismo. Gli artisti capiscono di non riuscire a veicolare il messaggio e inizia la sperimentazione.
Attraverso l’utilizzo e l’inserimento dei più disparati materiali, inizia una concezione “ribelle” dell’arte che porterà gli artisti a “rifiutare la forma” e ad agire direttamente sulla materia con gesto spontaneo.
La ricerca e la cifra stilistica di Pietro Rossi
Ecco allora da dove proviene la cifra stilistica di Pietro Rossi, che il critico e storico dell’arte Guido Folco, ha definito “…/evoluzione contemporanea della grande pittura Astratto-Espressionista internazionale”.
“La sua pittura vive di simbologie antropomorfe, di geometrie inventate, elementi architettonici visionari, forti e decisi contrasti tonali, con l’introduzione di una linea discontinua, interrotta, delimitante superfici cromatiche.
Da anni studia tecniche e materiali, ricercando stili e suggestioni differenti, utilizzando bombolette spray, acrilici, gessetti, pastelli creando così un meticciato stilistico molto interessante ed innovativo. La sua cifra stilistica è il segno, quasi graffiato, come nelle pitture informali da Street Art.
Nei suoi dipinti l’immagine della realtà è solo accennata nel vortice dei sogni, lasciando libertà all’osservatore di costruire un mondo parallelo nella propria mente, ma si rende visibile ad un’ attenta lettura della composizione, sempre molto complessa e dinamica nel suo divenire. L’espressività del colore e della forma rende le opere di Pietro Rossi specchio della società ribelle di oggi e della tradizione urbana dei graffitisti americani.” Guido Folco
Ma la cifra stilistica è soltanto un aspetto della superficie ed è invece la dimensione del sentire di Pietro a fare la differenza. Ecco perché riteniamo opportuno riportarti le sue parole che sono anche quelle in cui noi crediamo e che ci fanno piombare nella vera motivazione che muove la sua “pittura in divenire”.
La mia ricerca parte dall’introspezione e giunge a toccare il mondo onirico e la rappresentazione di stati d’animo reali di vita quotidiana.
Nella mia Arte rappresento ciò che amo e ciò che mi angoscia e lo faccio istintivamente, tanto che molto spesso capisco il significato dei miei lavori solo alla fine del processo creativo.
Amo dipingere fin da quando ero piccolo, quando con pastelli e pennarelli imbrattavo i muri di casa e davo corpo così a ciò che sentivo. La Pittura rappresenta per me un modo di evadere dal vivere quotidiano e di entrare in un mondo onirico fatto di uomini e di animali dispersi in una natura caotica e selvaggia.
La mia ricerca si basa sull’introspezione, rappresento con uno stile figurativo tendente all’astratto una sorta di “memoria emotiva” concernente le diverse fasi e i diversi momenti che hanno caratterizzato la mia vita. Traggo ispirazione dal modernismo, dai graffitisti Americani e dal fumetto oltre che dall’Arte Povera per creare un genere tutto mio che rappresenti le emozioni dell’uomo moderno.