Caro Icrewer, se ti ricordi, lo scorso febbraio ti avevo parlato di Pompei e delle bellissime ville riportate alla luce in seguito a un importante lavoro di restauro. Purtroppo il lockdown partito poco tempo dopo ha fatto chiudere il sito archeologico come tanti altri nel mondo e quindi le domus sono rimaste in attesa di essere ammirate.
Da qualche giorno, in seguito all’allentamento delle misure di contenimento del virus, anche Pompei ha riaperto, per il momento con gli ingressi contingentati e i percorsi obbligati per i visitatori di cui puoi trovare tutte le informazioni nell’apposita pagina del loro sito.
Inoltre è di pochi giorni fa anche la notizia della scoperta di una villa suburbana, venuta alla luce grazie al lavoro delle forze dell’ordine per contrastare la piaga dei tombaroli. Quindi ti ripropongo qui di seguito l’articolo dello scorso febbraio, con in più la storia della piccola Mummia di Pompei. Buona lettura!
Pompei, la storia
Pompei, insieme a Ercolano, è uno dei siti archeologici più noti al mondo ed è patrimonio dell’UNESCO dal 1997 (se vuoi sapere come vengono scelti i monumenti, puoi leggere qui). I suoi primi insediamenti si collocano nell’VIII secolo a.C. quando gli Osci, popolazione italica, costruì le proprie abitazioni su una colata lavica alle pendici del Vesuvio. Essendo luogo di passaggio tra mare e entroterra, divenne ben presto preda ambita degli stati confinanti. I primi a sottometterla furono i Greci nel VI secolo a.C. che, come loro colonia, la fecero diventare un importante centro di commercio e ne ingrandirono la pianta seguendo i tracciati originari.
Poi dal 527 al 474 a.C. fu la volta degli Etruschi, che la misero sotto il loro controllo e ne fortificarono le mura. Dopo di loro fino al 427 a.C. ritornarono i Greci, che potenziarono gli intrecci commerciali e diedero un nuovo assetto urbanistico alla città. Nel 424 a.C. dall’entroterra abruzzese e molisano calarono i Sanniti che la invasero. Sotto il loro governo la città raggiunse la sua massima espansione territoriale, ma quando Roma dichiarò guerra ai Nocerini, i Sanniti si schierarono con questi e in seguito alla sconfitta, Pompei diventò parte dei territori romani.
Tentò una ribellione con la Lega italica nell’89 a.C., ma venne sconfitta da Silla e perse definitivamente la propria autonomia. Due sono le grandi tragedie che hanno colpito la città, il terremoto del 62 d.C. che provocò molti danni, ma non sconfisse i pompeiani che si misero subito all’opera per ricostruire la città, ma la vera tragedia si scatenò su quei luoghi nel 79 d.C. quando il Vesuvio, vulcano all’apparenza dormiente sotto le cui pendici si era sviluppata la città, si ridestò improvvisamente, portando morte e distruzione in quelle zone.
Nonostante negli anni e secoli successivi lavori e scavi furono fatti in quella zona, si può iniziare a parlare di veri e propri scavi archeologici solo dal 1738 in avanti, quando per ordine di Carlo di Borbone e sotto la direzione dei lavori dell’ingegnere Alcubierre, si iniziarono a portare alla luce reperti storici da esibire nel museo di Portici. Via via col passare dei secoli, sono state portate alla luce zone sempre più ampie della città, fino ad arrivare ai giorni nostri con quel meraviglioso museo a cielo aperto che è in continua evoluzione e che, come dimostra la riapertura di ben tre domus ieri, ci riserva ancora incredibili sorprese.
La Casa degli Amanti, la Casa del Frutteto e quella della Nave Europa, tre meraviglie che tornano alla luce a Pompei
La storia di Pompei è costellata da grandi catastrofi naturali, anche nel secolo scorso non ne è stata esente e il terribile terremoto in Irpinia del 1980 ne è una testimonianza. Oltre a danni a cose e persone in tutta l’area, le potenti scosse danneggiaro gravemente molte zone del sito archeologico portando alla chiusura di vie e abitazioni. Da ieri, finalmente, 12 ettari e mezzo del settore sud-orientale degli scavi, sono tornati ad essere percorribili e si possono ammirare tre domus di rara bellezza.
La Casa degli Amanti: il nome è dato da un verso inciso nel peristilio che recita “Gli amanti conducono, come le api, una vita dolce come il miele” ed è proprio il peristilio (portico ad archi che cingeva il giardino o il cortile interno al centro della casa) doppio, ovvero strutturato su due piani, a rendere questa domus così particolare. Un tempo il secondo piano era accessibile da una scala di cui sono ancora visibili le tracce, grazie anche all’ottima conservazione dell’edificio che ne fa uno degli ambienti meglio conservati del sito archeologico. Questa domus è quella che è rimasta chiusa per più tempo, essendo stata dichiarata inagibile proprio dopo il terremoto del 1980.
La Casa del Frutteto: la bellezza di questa domus sta nei dipinti che si possono ammirare sulle pareti della stessa, posta in via dell’Abbondanza, con un tripudio di limoni, alberi da frutto, corbezzoli, uccelli che volano e un serpente avvinghiato a una pianta di fico. I dipinti sono divisi in due ambienti, uno che ritrae un giardino lunimoso, tanto ricco di particolari da permettere al visitatore di distinguere le specie di alberi e animali e uno nel crepuscolo, dove spicca il fico col serpente che veniva utilizzato come auspicio di prosperità. I motivi egizi dedicati a Iside, rinvenuti su altre pareti della casa, fanno pensare a una devozione da parte del proprietario a questa dea.
La casa della Nave Europa: altra domus con un peristilio ben conservato, nel quale si possono ammirare le colonne in tufo e diversi ambienti in successione. Il nome deriva dalla grande nave da carico chiamata Europa affiancata da barche più piccole, dipinta sulla parete nord del peristilio. Il riferimento alle navi che trasportavano merci fa pensare che negli ultimi anni di prosperità di Pompei, la domus fosse utilizzata per produzioni di tipo agricolo.
Quello che si è concluso ieri nelle Regiones I, II, III è stato un lavoro di restauro durato quindici mesi, che ha riportato alla luce una bellezza fuori dal tempo e ampliato il percorso per i visitatori. Massimo Osanna, direttore del parco archeologico, ha dichiarato soddisfatto che ormai a Pompei non si può più parlare di emergenza, ma di lavori volti a valorizzare e a tutelare il territorio. Anche il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che per primo ha visitato l’area restaurata, ha dichiarato:
“Pompei è una storia di rinascita e riscatto, un modello per tutta Europa nella gestione dei fondi comunitari. Un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi archeologici grazie al lavoro lungo e silenzioso delle tante professionalità dei beni culturali che hanno contribuito ai risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti e che sono motivo di orgoglio per l’Italia”
La piccola Mummia di Pompei
“Mummia“, questo nome inciso su una parete da quella che sembra potesse essere una bambina, apre molte ipotesi circa la possibilità che a Pompei soggiornasse anche la famiglia dei Mummii, molto importante e potente di Roma. La scritta si trova nel criptoportico di una villa in cui si è aperto un nuovo cantiere in questi giorni. Tanto grande e fastosa da un primo esame, da far pensare che possa essere dello stesso pregio della vicina Villa dei Misteri.
La scoperta si deve alle indagini congiunte della Procura di Torre Annunziata con il procuratore Pierpaolo Filippelli, i carabinieri e il Parco che hanno portato al fermo di un uomo, ora sotto processo con l’accusa di essere un tombarolo. Nella sua abitazione sono stati trovati l’anno scorso importanti reperti, ora sotto sequestro e grazie alle indagini, si è potuti arrivare dal pozzo che l’uomo e i suoi probabili complici avevano scavato in un prato, fino al piano di quella che sembra essere una delle ville più belle di Pompei.
L’anno prima, grazie alle indagini erano stati trovati i locali di servizio e la stalla con ancora i resti di tre cavalli e i loro preziosi finimenti. Dai cunicoli scavati dai tombaroli (dove addirittura avevano allestito un cantiere con attrezzi e quanto necessario per la pulizia dei reperti) si è arrivati ora alle stanze padronali, con, come affermato dal direttore del parco Massimo Osanna che potete vedere anche nel video sotto:
“ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che si affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio , con l’aia, i magazzini per l’olio e per il vino e ampi terreni fittamente coltivati“.
I restauri appena avviati, per i quali sono stati stanziati finanziamenti per 2 milioni di Euro, richiederanno molto tempo per riportare alla luce i fasti della villa, ma appena sarà possibile, anche la questa tenuta verrà resa fruibile al pubblico. Si sta addirittura pensando di lasciare visitabili nello stato in cui sono ora, i cunicoli e il cantiere creati dai tombaroli a memento di quanti danni possono creare questi delinquenti che razziano i reperti storici.
Pompei ha riaperto in tutta la sua magnificenza e le domus portate alla luce dai recenti restauri sono sicuramente un motivo in più per andare (o tornare se ci sei già stato) a vedere una delle più imponenti testimonianze di un passato lontano.