Pompei ancora una volta diventa protagonista indiscussa di un altro grande ritrovamento archeologico. Gli scavi della villa di Civita Giuliana, nonostante il lockdown e le relative ristrettezze, non finiscono mai di stupire. Dopo il ritrovamento dei corpi di due uomini e del Termopolio della Regio V, è ora il turno di un carro nuziale.
Gli scavi archeologici, eseguiti in un lungo arco di tempo (dal 1748 ad oggi), hanno restituito – e continuano a farlo – i resti della città. Fu, infatti, la sagacia del re di Napoli, Carlo III di Borbone, a suggerire l’inizio dei lavori di scavo a Pompei, restituendoci una delle migliori testimonianze della vita romana.
Pompei: è di sabato 27 febbraio la notizia della scoperta di un carro da parata
Di pregevole manifattura, ha sbalordito per la raffinatezza dei decori in stagno e bronzo. Apparentemente intatto nella sua completezza, presenta addirittura tracce di cuscini e delle funi per reggere le corone di fiori.
Secondo Massimo Osanna – direttore uscente del Parco Archeologico di Pompei – potrebbe trattarsi di un Pilentum: quello che le fonti antiche descrivono come un carro da parata, molto probabilmente utilizzato solo dalle classi sociali più facoltose per le cerimonie.
Negli anni sono stati ritrovati spesso mezzi di trasporto, ma niente di simile a quanto appena rinvenuto a villa Giuliana. Uno così in Italia non si era mai visto – afferma Osanna. Il confronto può essere fatto con diversi carri ritrovati quindici anni fa in una tomba della Tracia, nella Grecia settentrionale al confine con la Bulgaria – ricorda Osanna.
Apparentemente uno di questi carri traci assomiglia molto al nostro, ma non è decorato. I pilenta (dipinti in azzurro o in rosso – come nel caso carro pompeiano) erano riservati solo alle classi abbienti e utilizzato per i culti religiosi.
Dipinto di rosso e ricoperto da decorazioni a tema erotico, forse destinato al culto di Cerere e Venere o più probabilmente per una cerimonia di nozze aristocratica. Composto da un cassone in legno dipinto che poggia su quattro alte ruote di ferro, collegate tra di loro. Il retro e i lati sono decorati di stagno e di bronzo; molto probabilmente è stata progettata un sedile contornato da braccioli e schienali.
Le decorazioni sono molto ricche e vedono l’alternanza di lamine bronzee intagliate e pannelli lignei dipinti in rosso e nero. Queste rimandano all’eros, al mondo dei satiri e delle ninfe. Non è infatti escluso che possa trattarsi di un carro utilizzato per i rituali legati al matrimonio o per condurre la sposa nella nuova casa.
L’ambiente (dello scavo) in cui è stato rinvenuto il carro ha mostrato fin dall’inizio la sua natura eccezionale: si tratta, infatti, di un portico a due piani (nel 2018 erano stati rinvenuti tre cavalli), aperto su una corte scoperta, che conservava in tutta la sua interezza il solaio ligneo carbonizzato con il suo ordito di travi.
I lavori hanno fatto emergere progressivamente le componenti del carro, risparmiato dai crolli delle murature che con lo scavo di due gallerie lo hanno sfiorano su entrambi i lati, senza comprometterne l’integrità. Un reperto unico, miracolosamente scampato anche all’azione di saccheggio dei tombaroli.
Si tratta di un ritrovamento eccezionale, non solo perché aggiunge un elemento in più alla storia di questa casa, ma soprattutto perché restituisce un reperto unico – mai finora rinvenuto in Italia – in ottimo stato di conservazione.
Una scoperta di grande valore scientifico. Un plauso e un ringraziamento al Parco Archeologico di Pompei, alla Procura di Torre Annunziata e ai Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale per la collaborazione che ha scongiurato che reperti così straordinari fossero trafugati e illecitamente immessi sul mercato – sottolinea il ministro della cultura Dario Franceschini.