La scoperta di questi giorni è avvenuta durante gli scavi archeologici in Civita Giuliana, 700 metri nord-ovest di Pompei, zona in cui sono già stati rinvenuti i resti di 3 cavalli nel 2017.
Sono i corpi di due pompeiani in fuga dalla terribile eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C. che travolse la popolazione, per la precisione durante la seconda corrente piroclastica.
La tecnica dei calchi di gesso per far riemergere dalle ceneri i 2 corpi rinvenuti durante gli scavi a Pompei
Le vittime sarebbero 2 uomini investiti dall’ondata di cenere che li ha completamente sommersi soffocandoli. Non si tratta di corpi ma di scheletri, le cui fattezze sono state riprodotte con la tecnica del calco di gesso.
Vediamo nel dettaglio la descrizione delle vittime ritrovate a Pompei:
- Una è stata ritrovata con la testa reclinata, denti e ossa craniche visibili, una serie di vertebre schiacciate probabilmente a causa di lavori pesanti. È un ragazzo dall’età compresa tra i 18 ed i 25 anni, alto circa 156 cm che indossava una tunica corta, con spesse pieghe, probabilmente di lana. Questi primi indizi fanno ipotizzare che si tratti di uno schiavo.
- L’altra vittima ha il volto rivolto verso il terreno ad un livello più basso rispetto al corpo, il calco ha evidenziato il naso, le labbra ed il mento, anch’esso con ossa craniche visibili. Le braccia piegate con le mani sul petto e le gambe divaricate con le ginocchia piegate. Si tratta di un uomo dall’età compresa tra i 30 ed i 40 anni, alto circa 162 cm che indossava una tunica ed un mantello. Da queste osservazioni si ipotizza che fosse un nobile accompagnato dal suo schiavo e con esso perito tra le ceneri.
Gli scheletri delle 2 vittime rinvenute a Pompei si trovavano sotto uno spesso strato di cenere solidificata e gli archeologi, dopo una prima analisi delle ossa, hanno eseguito un calco di gesso seguendo la tecnica perfezionata dal fondatore della Scuola Archeologica di Pompei, Giuseppe Fiorelli.
Con i calchi di gesso si sono potute ricostruire le forme dei corpi rinvenuti a Pompei al momento del decesso, tutto ciò è stato possibile perché le ceneri incandescenti, una volta indurite, si sono ritirate creando il vuoto tra gli scheletri ed il materiale piroclastico. Il vuoto creatosi viene riempito di gesso che permette di ricostruire la forma e la posizione dei corpi.
Ma come è stato possibile dichiarare che la morte dei 2 abitanti di Pompei è avvenuta durante la seconda corrente piroclastica? Nel giorno precedente l’eruzione Pompei è stata investita da una pioggia di pomici di diverso tipo, la cui sedimentazione è durata dalle 7 alle 12 ore, per un totale di circa 18 ore, mietendo le prime vittime.
Dopo la pioggia di pomici, Pompei ha subito la prima corrente piroclastica che non ha causato gravi danni alle strutture, seguita da altre correnti.
La seconda corrente piroclastica è stata la più violenta, in grado di abbattere gli edifici trasversalmente, creando un deposito sedimentato formato di cenere grigia compatta e ben stratificata. In questi depositi sono stati ritrovati il maggior numero di abitanti di Pompei, compresi le 2 ultime vittime, confermandosi come la più dannosa tra tutte le correnti piroclastiche che hanno investito Pompei nel 79 d.C.
Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, dichiara: “Uno scavo molto importante quello di Civita Giuliana, perché condotto insieme alla Procura di Torre Annunziata per scongiurare gli scavi clandestini e che restituisce scoperte toccanti. Queste due vittime cercavano forse rifugio nel criptoportico, dove invece vengono travolte dalla corrente piroclastica alle 9 di mattina. Una morte per shock termico, come dimostrano anche gli arti, i piedi, le mani contratti. Una morte che per noi oggi è una fonte di conoscenza incredibile”.
Ancora una volta gli scavi archeologici ci regalano un pezzo di storia antica, in questo caso un altro pezzo del mosaico riguardante l’eruzione del Vesuvio che ha distrutto Pompei ed innumerevoli vite in pochi giorni. Ciò che viene tramandato negli scritti trova conferma nelle scoperte archeologiche che, nel 2020, ci porta indietro nel 79 d.C.