Pompei è una star di cui si parla ogni giorno! È giunto al termine il restauro del grande affresco della Casa dei Ceii.
Pompei: Casa dei Ceii
La Casa dei Ceii è una abitazione di epoca romana, sepolta durante l’eruzione del 79 d.C. È nota anche casa di Fabia e Tiranno o casa della Regina Elena. L’abitazione fu edificata alla fine del II secolo a.C., e rappresenta uno dei rari esempi di dimora antica di età tardo – sannitica.
L’architettura è quella tipica delle abitazioni a schiera: la facciata presenta elementi architettonici caratteristici della fase sannitica. La dimora è probabilmente appartenuta, sulla base di un’iscrizione elettorale dipinta sulla facciata, al magistrato Lucius Ceius Secundus (Lucio Cecilio Giocondo) candidato alla carica di duoviro nel 78 d.C.
L’abitazione, però, non rientra nel genere della domus aristocratiche, il cui possesso era ritenuto necessario per avvicinarsi alla vita politica, ma si pone come una casa medio – borghese del II secolo a.C. Entrando in casa noteremo la vasca dell’impluvio composta da frammenti di anfore posti di taglio, una tecnica diffusa in Grecia e attestata anche a Pompei nella Casa della Caccia Antica.
Dopo l’ingresso si accede alle fauci con pareti affrescate – così come nel resto dell’abitazione – di pannelli rossi su fondo bianco arricchiti con raffigurazioni di elementi architettonici. Le camere che si affacciano sull’atrio (lato sud) sono illuminate da due finestre e spicca un quadro raffigurante una Poetessa che istruisce una suonatrice di cetra.
Le camere che, invece, sporgono sul lato nord sono prive di decorazioni, in quanto dopo i lavori per la costruzione del piano superiore, era in attesa di essere affrescato. Nella parte centrale delle quattro pareti erano affrescati quattro scene mitologiche, di cui ci sono pervenute solo due testimonianze: Dioniso che versa del vino ad una tigre e una Menade.
Un pregiato tavolo di marmo con piedi leonini e una raffinata vera di pozzo sono stati ricollocati nella loro sede originaria: presso la vasca dell’impluvio, dove si può vedere anche il calco di un armadio di legno. Una parete a graticcio permetteva l’accesso agli ambienti del piano superiore.
Pompei: l’affresco
La parete di fondo del giardino (all’interno del quale sono stati trovati anche i resti di una tartaruga) è affrescata con una grande scena di caccia con animali selvatici: un tema di grande successo nella decorazione di spazi aperti. Sulle pareti laterali, invece, sono riprodotti paesaggi di matrice egizia con animali del Delta del Nilo.
Questo tipo di rappresentazione indicava molto probabilmente un legame del proprietario della casa con il culto di Iside (diffuso a Pompei negli ultimi anni di vita della città). Si trattava di soggetti spesso ricorrenti e molto diffusi nella decorazione parietale al fine di ampliare illusionisticamente le dimensioni di questi spazi ed evocare al loro interno un’atmosfera idilliaca e suggestiva.
A causa della mancanza di una corretta manutenzione e del ricorso a pratiche di restauro improprie, si è assistito ad un progressivo deterioramento delle pitture e danneggiamento degli affreschi, in particolar modo nelle zone inferiori dove sono maggiormente visibili tracce di umidità.
Il recupero delle parti più usurate dell’affresco è stato effettuato grazie ad un preciso ritocco pittorico. Al fine di non compromettere l’avanzamento dei lavori, l’intera area è stata chiusa per evitare infiltrazioni di acqua piovana e per preservare adeguatamente la zona.
L’opera di grandi dimensioni rivive grazie a un intervento molto complesso, che ne ha riportato alla luce i colori brillanti e le forme immaginifiche: gli esperti del Parco Archeologico di Pompei hanno infatti restaurato la pellicola pittorica sia con il laser sia con ritocchi a mano, per le parti abrase dal tempo e dall’umidità – quanto dichiarato dal team di restauratori del Parco.