I Pooh, gruppo storico che per oltre cinquant’anni ha tenuto banco nella scena italiana della musica leggera, quest’oggi piangono l’addio a questa terra di uno di loro, il batterista Stefano D’Orazio.
Settantadue anni da poco compiuti lo scorso 12 settembre, Stefano D’Orazio di sé diceva:
Sono una vergine ascendente capricorno e sebbene di zodiaco non ci capisca un cazzo, mi dicono che sia un rompipalle e purtroppo hanno ragione: non riesco a non programmare il prima, il durante e il dopo di ogni faccenda, sono preciso fino allo sfinimento, soprattutto nell’ambito lavorativo, ne sanno qualcosa i miei eterni colleghi ( e non solo loro) che mi hanno dovuto sopportare per un bel pezzo di vita.
Ricoverato in ospedale da qualche giorno, nel comunicato ufficiale dei Pooh si legge che il quadro clinico del batterista, nella mattinata di ieri 6 novembre sembrava quasi migliorare, lasciando ben sperare ma improvvisamente in serata è arrivata la notizia che nessuno avrebbe mai voluto arrivasse.
Stefano D’Orazio storico batterista dei Pooh lasciava il suo cammino di vita terrena sembra a causa di complicazioni riconducibili al covid-19. Problematica socio-sanitaria verso la quale lo stesso artista aveva nel suo sito ufficiale dato molto spazio nel marzo scorso, segno di una profonda e personale partecipazione alla crisi sanitaria mondiale cosi come dimostrato da tanti altri artisti.
La notizia è inevitabilmente rimbalzata sui social ma subito dal profilo ufficiale della band un piccolo comunicato ha in breve partecipato ai fan l’accaduto, come da sempre in stile Pooh che in cinquant’anni hanno sempre coinvolto il loro pubblico come se fosse un componente integrante del gruppo.
E forse proprio in questo va letto il grande successo che i Pooh hanno da tanti anni. Un pubblico il loro sempre attento, premuroso ma anche coccolato in un rapporto di reciprocità che negli anni ha trovato il modo di rinsaldarsi sempre di più.
La batteria Ludwig, fedele compagna d’avventure da quando su suo stesso ricordo, firmò ancora da minorenne, tutta una serie di cambiali per poter acquistarne una, da ieri non suonerà più guidata dai tocchi esperti di Stefano.
Fu la prima di una lunga serie perché da allora il batterista dei Pooh Stefano D’Orazio, non cambiò più marchio, rimanendo fedele a quel primo amore che forse aveva tanto desiderato fin da quando, a sei anni, chiese alla befana di portagli la sua prima batteria e si vide arrivare un kit di tutto rispetto completamente cartonato che in due giorni esaurì il suo potenziale di strumento musicale, per il sollievo certo dei familiari ma lasciando il piccolo Stefano privo del suo sogno.
A seguire è sempre Lui che nella sua biografia racconta di come con due mestoli trafugati in cucina, deliziasse familiari e vicinato in quelli che alla luce dei fatti, erano gli inizi che forgiarono il grande talento che più tardi non mancò di affermarsi.
La storia di Stefano D’Orazio musicista in erba prosegue come tante ma con sempre più la voglia di fare della musica la sua compagna di vita.
Non mancano i primi approcci in una piccola band alle scuole superiori, i garage per le prove, l’inglese biascicato su sua stessa ammissione che tante risate avrà scaturito in quel gruppo di sbarbatelli di cui faceva parte, mentre sognanti si passavano furtivamente il disco dei Beattles che la compagna di banco di ritorno da Londra aveva portato, sbandierandolo come trofeo.
Un’adolescenza dunque costantemente alla ricerca di un’affermazione musicale per il gusto dell’arte con una costante voglia di conoscerne sempre più approfonditamente i segreti e i confini.
Mire che Stefano D’Orazio continuerà a covare e perseguire per tutta la sua vita artistica nei suoi ruoli di batterista, cantante, paroliere di canzoni ormai divenute senza tempo e regista.
I Pooh una famiglia nell’arte
Un artista a tutto tondo che lega la sua esperienza lavorativa musicale dal 1971 a l 2009 al gruppo dei Pooh che negli anni diventa lavoro e famiglia, quella che tutti i componenti hanno sempre dichiarato di essere, non senza qualche screzio ben custodito da una riservatezza proverbiale da parte di tutti e senz’altro anche un’organizzazione meticolosa che arrivava ad imporre anche il modo in cui fare le interviste.
Ogni singolo componente dei Pooh doveva avere stessa esposizione mediatica degli altri, in qualunque situazione, tant’è che anche negli spot, di qualsiasi natura fossero, ognuno aveva lo spazio di una frase o di un commento che poi tutte insieme arrivavano a comporre il messaggio che in quella data situazione si voleva trasmettere.
Una band musicale, una famiglia, un’azienda che dal di fuori credo non si possa comprendere fino in fondo nella sua piena essenza.
I Pooh e Stefano D’Orazio ad un certo punto presero strade diverse
Fu nel 2009 che proprio Stefano D’Orazio decise di interrompere il sodalizio con i Pooh e proseguire da solo percorrendo quelle strade artistiche da sempre forse relegate a tempi più consoni o semplicemente artisticamente più maturi.
Ma il rapporto con la famiglia artistica dei Pooh non si interrompe, pur celando quegli aspetti personali della vicenda che è giusto rimangano ed esclusiva gestione dei protagonisti.
Si arriva così alle celebrazioni per i cinquant’anni di sodalizio musicale, vissute dai Pooh attraverso una serie di concerti ed eventi, con un coinvolgimento totale dei fan che da sempre hanno dimostrato un continuo e rinnovato interesse nei confronti del gruppo musicale più longevo d’Italia.
Da ieri sera la batteria Ludwig è muta e non sarà più come prima ma di Stefano D’Orazio continuerà a parlare la sua musica.