Una porta magica, in quanto tale può nascondersi in ogni luogo e il non farsi vedere fa parte della sua stessa essenza ma quello che accade al di là è il mistero che più affascina a volte e intimorisce altre.
Non saprei neanche indicare approssimativamente quante volte, ignara, sono passata sul retro della porta magica di cui vi sto per parlare, senza mai e dico mai accorgermi che stavo camminando a meno di tre metri da uno dei misteri che la città di Roma , ormai da quattro secoli custodisce con complicità.
Che non fosse un luogo come voleva apparire, mi è stato chiaro fin dalla prima volta che per caso mi sono trovata a passare di lì ma il contesto urbano di una ventina d’anni fa non si prestava a fare in quei luoghi una passeggiata.
I passanti camminavano tutti frettolosamente e la poca luce dei pomeriggi invernali proprio non consentiva altro o forse è quello che credevo.
C’era infatti qualcosa di unico in quel posto che però non indagai nell’immediatezza ma mi rimase ben fissato nella mente lo sguardo altezzoso dei gatti che popolavano allora come oggi i ruderi a ridosso della recinzione. Ripensandoci, forse avevano lo sguardo di chi sa.
Una porta magica nei giardini di piazza Vittorio
Sulle carte topografiche è indicata come Piazza Vittorio Emanuele II ma per i romani è semplicemente “Piazza Vittorio“. Un’ampio spazio racchiuso tra imponenti palazzi ottocenteschi con al centro un piacevole spazio verde che un difficoltoso e recente lavoro di riqualificazione ha ridato dignità all’intera area, troppo vicina alla stazione ferroviaria per non subirne gli effetti negativi.
Proprio in un angolo del giardino, con la facciata rivolta verso l’interno, quasi volutamente incurante di ciò che accade alle sue spalle, ha preso posto la porta magica o porta alchemica che dir si voglia, con il suo bagaglio di segreti che forse solo quei gatti che stranamente sembrano essere più numerosi proprio in quella zona, forse conoscono o percepiscono.
Un mistero irrisolto che in pochi hanno voluto cercare di svelare forse per non incorrere in quello che la leggenda racconta.
Strane sparizioni vengono attribuite ai poteri della porta, frutto di qualcosa di misterioso che il passaggio attraverso di essa non può e non deve essere più raccontato.
Non riuscì o non volle mai raccontarlo un pellegrino di nome Stibeum, termine latino dell’antimonio, successivamente indicato per l’alchimista Francesco Giuseppe Borri, che come racconta lo storico Francesco Girolamo Cancellieri, in una notte particolarmente tenebrosa, fu ospitato a Villa Palombara, che di quelle porte originariamente ne aveva ben cinque, ora andate perdute,tranne quella ricostruita proprio nel giardino di piazza Vittorio.
L’intento dichiarato dell’alchimista era quello di cercare nel giardino un’erba magica, a suo dire capace di produrre l‘oro.
Alle prime luci del mattino, nella penombra che solo certi luoghi riescono a dare, fu visto scomparire attraverso la porta magica, lasciando dietro di sé delle leggerissime pagliuzze d’oro e una carta piana zeppa di simboli incomprensibili.
Fu chiaro a tutti che era avvenuto l’inimmaginabile
Il marchese proprietario di Villa Palombara nel tentativo di scoprire cosa significassero quei simboli ne ordinò la trascrizione sui contorni di ogni porta d’accesso alla villa così che tutti potessero vedere e chissà mai un giorno svelarne i segreti.
Mai nessuno però si fece avanti con la soluzione del loro messaggio.
Forse la porta da sempre ci sta dicendo cosa accade, è accaduto o accadrà attraverso di essa ma le iscrizioni in essa riportate sono ancora un mistero troppo grande per essere vicini a svelarlo completamente.
La prossima volta che passerai di lì, soffermati qualche istante e aspetta che accada qualcosa, se così non fosse scoprirai che avrai voglia però di tornarci.
La porta magica forse rapisce così.