È nota ormai a tutti, amanti o meno della musica italiana, la morte di Milva, conosciuta come La Rossa o come la Pantera di Goro. Ad annunciarlo è stata la figlia Martina Corgnati, critica d’arte. La cantante si è spenta nella sua casa di Milano il 23 aprile.
Milva è stata un’artista completa, che ha sempre accettato nuove sfide e che si è saputa mettere in gioco. Non è stata solo una cantante, ma anche attrice di teatro, appassionata di filosofia e vicina alla politica.
Soprannominata la Pantera di Goro, perché dotata di una voce inconfondibile da contralto, capace di timbriche particolari e un suono vibrato preciso e personale. Peculiarità queste che la fecero entrare nel quartetto delle grandi voci femminili italiane degli anni sessanta e settanta con Mina, la Tigre di Cremona, Iva Zanicchi, l’Aquila di Ligonchio e Orietta Berti, l’Usignolo di Cavriago.
Milva: vita di una Rossa che ha conquistato palchi e teatri
Milva nasce a Goro, in provincia di Ferrara, il 17 luglio 1939, battezzata con il nome di Maria Ilva Biolcati. I suoi genitori, sotto consiglio dell’ostetrica, volevano battezzarla con il nome Milva, ma don Appiano, parroco di Goro, li fece optare per il nome di Maria Ilva, poiché altrimenti la bambina non avrebbe avuto alcuna santa protettrice per l’onomastico.
Nel 1959, partecipa ad un concorso per giovani voci indetto dalla Rai, e arriva prima su oltre 7600 partecipanti. E così Milva entra ufficialmente nel mondo dello spettacolo, sorprendendo il pubblico con la sua vivacità e con il suo rosso inconfondibile.
Comincia ad incidere per la Fonit Cetra, la casa discografica di Stato, partecipando al Festival di Sanremo 1961, nel quale arriva terza con Il mare nel cassetto. A giugno dello stesso anno partecipa alla manifestazione canora napoletana Giugno della Canzone Napoletana, in cui vince il primo premio con Credere, in coppia con Nunzio Gallo, ed il secondo premio con Mare verde, in coppia con Mario Trevi.
Sempre nel 1961, viene segnalata dalla critica come “cantante dell’anno”. Un anno importante per la giovane Milva, perché debutta al cinema al fianco di Gina Lollobrigida nel film La bellezza di Ippolita, di Giancarlo Zagni, tratto dall’omonimo romanzo di Elio Bartolini.
Sempre nel 1961 sposa il regista Maurizio Crognati, con il quale avrà una figlia, Martina. Milva ha sempre definito Crognati come l’uomo più importante della sua vita, ma nonostante ciò è stata la Rossa a lasciarlo nel 1969.
Dopo il Festival di Sanremo del 1962, dove è arrivata seconda con Tango italiano, inizia la sua prima tournée all’estero e viene ospitata all’Olympia di Parigi. Dal 1961 al 1969 non ha mai saltato un Festival di Sanremo, alla fine in totale le sue partecipazioni saranno 14, record a dividere con Toto Cutugno e Peppino di Capri.
Tra gli anni Sessanta e Settanta, si avvicina ad un repertorio più ricercato, incidendo gli LP Le canzoni del Tabarin – Canzoni da cortile (1963) e Canti della libertà (1965), in cui traspare la sua fede politica di sinistra. Nell’edizione di Canzonissima del 1971, la Pantera di Goro porta nelle case degli italiani, attraverso una televisione ancora troppo democristiana, Bella Ciao nella versione originaria, cioè il canto delle mondine che sognavano il lavoro libero.
Ma verrà un giorno che tutte quante
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Ma verrà un giorno che tutte quante
Lavoreremo in libertà
https://www.youtube.com/watch?v=JhnBB7w2bRw&ab_channel=AlessandroTenneriello
Era una cantante dalla vocalità versatile e duttile, capace di cantare qualunque cosa, ma soprattutto capace di trasmettere in ogni canto, ballata o sonata, il suo carattere rendendoli unici.
Strehler diventa una figura-chiave per la crescita artistica di Milva, che in pochi anni diventa una delle più importanti attrici teatrali italiane. In particolare, si specializza nella rappresentazione del repertorio brechtiano, diventandone la maggiore interprete italiana, nonché una delle più apprezzate in assoluto in ambito internazionale.
Canzone e teatro viaggiano insieme nelle esibizioni di Milva, e lo notiamo fin da subito. Basta ricordare l’interpretazione di Milord, brano di Edith Piaf. Alla cantante francese dedica un intero LP, con le sue canzoni tradotte in lingua italiana, diventandone così una delle eredi più significative, con molti trionfi all’Olympia di Parigi.
Sono infinite le collaborazioni della Pantera di Goro con personaggi e grandi nomi del mondo dello spettacolo, della letteratura e della musica. Ricordiamo la collaborazione del 2004 con Alda Merini, realizzando un intero album con le liriche della grande poetessa musicate da Giovanni Nuti.
Nel 2007 sale per l’ultima volta come concorrente sul palco dell’Ariston, con il brano The Show Must Go On di Giorgio Faletti, che collabora anche all’album In territorio nemico. Nel 2010, sulla sua pagina Facebook, lascia un messaggio di addio dalla vita artistica:
Dopo cinquantadue anni di ininterrotta attività, migliaia di concerti e spettacoli teatrali sui palcoscenici di una buona metà del pianeta, dopo un centinaio di album incisi in almeno sette lingue diverse, ho deciso di mettere un punto fermo alla mia carriera (…) che credo grande e unica, non solo come cantante ma come attrice ed esecutrice musicale e teatrale (….). Ho deciso di abbandonare definitivamente le scene e fare un passo indietro.
Alexander Plaz, scritta da Battiato per la Rossa
Battiato incorporò la struttura melodica, alcune parti del testo e aggiunse il fortunato ritornello, assente nel brano originale, trasformando quindi la canzone dal ritratto di una ragazza a una riflessione sulla vita nella Berlino Est di quegli anni.
Il testo parla dell’amore sofferto ai tempi del muro di Berlino. Una canzona con pochi elementi, ma ben precisi, soprattutto per chi ha vissuto la separazione tra Germania Est e Germania Ovest, tra Berlino Est e Berlino Ovest.
Un amore sofferto a causa delle difficoltà del periodo e della zona in cui si trova la protagonista della canzone. Si entra subito nel clima freddo di febbraio, in quella casa fornita dal partito. La stanchezza che assale i pensieri, rendendo il freddo di Berlino Est, diverso dal mondo occidentale.
Ti vedo stanca hai le borse sotto gli occhi
come ti trovi a Berlino Est?