Hai mai pensato a quanto l’arte e la sostenibilità possano intrecciarsi? Questa domanda si è materializzata in modo dirompente sabato scorso ad Amsterdam, quando il famoso Rijksmuseum è stato bloccato dai manifestanti del gruppo Extinction Rebellion (XR). Una scena che ha sorpreso tutti, portando alla chiusura del museo “fino a nuovo avviso“. Ma perché questa protesta ha toccato uno dei templi dell’arte olandese?
Un messaggio visibile: fumo giallo e catene
I manifestanti di XR, vestiti con tute gialle e maschere sul volto, non si sono limitati a parole. Hanno lanciato fumogeni gialli e si sono incatenati alla recinzione del museo, reclamando una rottura immediata dei legami tra il Rijksmuseum e il suo principale sponsor, il colosso bancario ING Group. XR sostiene che questa banca finanzia progetti che alimentano il cambiamento climatico. Ti sei mai chiesto cosa c’è dietro il denaro che finanzia l’arte?
Secondo un portavoce di XR, è “incomprensibile che il Rijksmuseum possa accettare finanziamenti da ING, il più grande motore finanziario della crisi climatica”. E questo porta alla riflessione: quanto è accettabile permettere a un “grande inquinatore” di nascondersi dietro i capolavori della storia?
La risposta del museo e della polizia
Per il Rijksmuseum, la sicurezza è stata la priorità. Il museo ha chiuso le porte per proteggere i visitatori, lo staff e le opere d’arte. “Qualsiasi azione che metta a rischio questo equilibrio è inaccettabile“, ha dichiarato un portavoce. Nonostante la chiusura, la protesta ha lasciato un segno indelebile.
La polizia ha arrestato 33 manifestanti che si erano incatenati alla recinzione e li ha trasferiti in un’altra zona. Le autorità hanno concesso loro la possibilità di manifestare nella Museumplein, la piazza più grande di Amsterdam, ma gli attivisti hanno rifiutato. Questa decisione ha portato all’arresto, con i manifestanti che hanno violato la legge sulle pubbliche manifestazioni.
Rijksmuseum chiuso: una questione globale
Questo non è un episodio isolato. Negli ultimi anni, musei e opere d’arte in tutto il mondo sono diventati bersaglio di proteste climatiche. Lo scorso aprile, oltre 30 attivisti di XR e Youth Action for Climate Justice hanno occupato il Science Museum di Londra per chiedere la fine della partnership con il conglomerato produttore di carbone Adani.
Ora, ti chiedo: è giusto usare l’arte come piattaforma per far sentire la voce della crisi climatica? O è un rischio troppo grande per i tesori culturali che custodiamo? L’arte non riflette forse la società e le sue lotte?
La domanda resta aperta e urgente. Se la causa climatica ti tocca, potresti iniziare con piccole azioni quotidiane per ridurre il tuo impatto ambientale. O, se credi che sia il momento di agire in grande, puoi unirti a iniziative locali per sensibilizzare il pubblico su queste tematiche. Non lasciamo che solo i manifestanti parlino per noi: facciamo la nostra parte.
E tu, cosa pensi di questa protesta?