Raffaello, tra i più celebri del rinascimento nel suo duplice ruolo incontrastato di pittore ed architetto, la cui vita si svolse prevalentemente nella città natale di Urbino e Roma, è protagonista involontario del mistero di cui oggi la nostra rubrica settimanale cercherà di approfondire alcuni aspetti.
Ti anticipo fin d’ora che la soluzione in questo caso non è stata ancora rivelata ma certamente a ben vedere con occhio scaltro e lungimirante, forse qualche nuovo segnale sull’argomento potrebbe aver tacitamente quanto involontariamente segnato un sentiero percorribile per addivenire a qualcosa di inatteso.
Torniamo però ai fatti senza dei quali non sarebbe possibile alcuna investigazione degna di questo nome.
La storia di Raffaello Sanzio o Sancti, come amò per buona parte della sua vita firmare le sue opere, è pressoché conosciuta ai più, anche se non addetti ai lavori o appassionati, perché quando si pronuncia o scrive quel nome si intende, senza fraintendimenti, il genio che letteralmente invase e segnò al meglio un’epoca con la sua maestria, il cui strascico è perdurato letteralmente nei secoli a seguire.
Sulle tracce di un misterioso quadro di Raffaello
Raffaello morì il 6 aprile 1520, a soli 37 anni.
Grazie al Vasari, nel suo ruolo di storico dell’arte, sappiamo che la morte di Raffaello si verificò dopo sole due settimane di malattia, con una febbri continue, causate secondo il biografo da “eccessi amorosi” .
Un successivo e recentissimo studio, datato 2020, riferisce che probabilmente fu stroncato da una polmonite contratta durante qualche uscita notturna e inutilmente curata con ripetuti salassi che ne aggravarono le condizioni.
Morire a soli 37 anni, anche per l’epoca era una giovane età e nel suo ruolo di artista Raffaello avrebbe certamente potuto di re ancora tantissimo ma che lasciò una significativa eredità in opere e studi innovativi.
Tra queste ed arriviamo al fulcro della nostra narrazione, c’è senza dubbio una cornice vuota.
Lungi da perte di Raffaello anticipare, decisamente troppo, i tempi di un’arte moderna le cui espressioni a volte hanno contemplato squarci su tele intonse o semplicemente parti di cornici.
In questo caso, il vuoto racchiuso nel legno intarsiato è realmente oggetto di un insoluto mistero i cui contorni, come anticipato, per non creare eccessive aspettative nel nostro affezionato lettore, rimangono saldamenti avvolti nel più cupo mistero.
Ti sto parlando del “ritratto di giovane uomo” attribuito senza ombra di dubbio a Raffaello che però si è letteralmente dileguato.
L’ultimo avvistamento certo è circoscrivibile in Europa ai tempi della seconda guerra mondiale ma ora potrebbe essere realisticamente ovunque.
di certo sappiamo anche che il dipinto è stato realizzato intorno al 1513 da Raffaello e trafugato dall’esercito nazista dal Museo dei Principi Czartoryski in Polonia nel 1939.
L’allora capo del governo generale nazista in Polonia, Hans Frank, fu la prima persona a ricevere il dipinto, che doveva essere esposto nel progettato Museo Führer di Hitler, nella cittadina di Linz.
Il ritratto viaggiò scortato dunque per tutto il tragitto tra la Germania e l’Austria prima finire nelle mani del governatore generale.
Questi i fatti sia pur scarni ma documentati.
Quando successivamente gli alleati arrestarono Hans Franck nel 1945, il prezioso dipinto era letteralmente sparito e non fu possibile nell’immediatezza arrivare alla benché minima traccia, complice il momento delicato che tutta l’Europa ormai stava vivendo.
Negli anni, quando evidentemente il clima si fece più disteso, è girata voce, negli ambienti pertinenti che il dipinto si trovasse presso un collezionista privato in un’altra nazione, probabilmente non in Europa ma nessuna di queste dicerie fu mai realmente confermata.
Oggi, il governo polacco possiede la collezione d’arte Czartoryski e, se il dipinto venisse trovato, verrà esposto al Museo Princes Czartoryski, dove ora è presente la sua cornice originale, vuota.
Segno di riverenza nei confronti di un grande maestro Raffaello ma che incute in qualche modo una certa inquietudine.
Ci chiediamo se l’aver già predisposto una nicchia per qualcosa che non c’è non possa essere foriero di qualcosa che forse qualcuno sa e non è ancora il momento di dire.
Solo un pensiero il mio che aprirebbe le porte ad una malcelata volontà di ricerca di un sensazionalismo ormai furi tempo e perché no, fuori moda; il che condurrebbe a cattivi sia pur innocenti pensieri e ci incastreremmo nel mistero dei misteri, quindi meglio lasciar stare, per ora.