Cos’è l’intelligenza artificiale? Come influisce sulla nostra vita? Cosa si nasconde dietro gli algoritmi? Questi e molti altri sono gli interrogativi che ci siamo posti negli ultimi decenni.
Oggi che il progresso tecnologico sembra essere in continua evoluzione, sentiamo il bisogno di trovare le risposte alle nostre domande.
L’applicazione dei programmi informatici non si è limitata alla sola elaborazione di dati (come ad esempio in ambito scientifico ed economico), ma continua ad espandersi, come sempre più spesso accade, anche in campo artistico.
L’intelligenza artificiale può creare arte? La risposta è sì!
L’uso di questa potente tecnologia legata all’arte e alla cultura sta attirando sempre più l’interesse non solo degli artisti, ma anche del pubblico. Che si tratti di quadri, sculture, installazioni, sono innumerevoli le opere d’arte create da macchine dotate di intelligenza artificiale.
Attraverso la tecnologia, si cercano nuovi modi di espressione creativa, spiega Cedric Kiefer (co-founder di onformative-team). Noi usiamo la tecnologia per trovare ispirazione e per fare le cose in maniera diversa. Quando cerchi nuove forme di espressione visiva devi fare le cose diversamente – prosegue l’artista.
Re:Humanism, al MAXXI arte e Intelligenza Artificiale
Cosa succede allora quando intelligenza artificiale e arte si uniscono? In questo caso nasce Re:Humanism. Di che cosa si tratta? Re:Humanism Art Prize è un premio dedicato alle relazioni tra l’arte contemporanea e l’Intelligenza Artificiale. Prende vita nel 2018, per rispondere all’esigenza di riflettere sulle potenzialità intrinseche dello sviluppo tecnologico.
Questa iniziativa nasce da un’idea dell’associazione culturale Re:Humanism curata dalla storica dell’arte Daniela Cotimbo e realizzata con il supporto di Alan Advantage.
Il progetto si sviluppa in due fasi distinte: una call for artists internazionale e una grande mostra che si terrà dal 5 al 30 Maggio 2021 al MAXXI di Roma, con le 10 opere finaliste seconda edizione del Premio.
Il percorso in mostra offre un vero e proprio viaggio culturale che presenta temi attuali quali la biodiversità, l’identità di genere e i dispositivi tecnologici. È un modo per raccontare come le nuove tecnologie siano diventate non solo il mezzo, ma siano anche capaci di far nascere un nuovo pensiero.
Re:Humanism Art Prize, i vincitori del premio
I vincitori di questa seconda edizione sono stati Feileacan McCormick ricercatore/architetto norvegese la neural artist Sofia Crespo, noti nell’ambiente come Entangled Others con il progetto Beneath the Neural Waves 2.0.
Si tratta di un ecosistema acquatico in digitale nato dallo studio della barriera corallina. Sfruttando al massimo la potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, i due artisti hanno creato una nuova forma di relazione, studiando innanzitutto i meccanismi che regolano la convivenza all’interno delle barriere coralline.
Il lavoro dei due artisti si è concentrato prevalentemente sull’ecologia, sulla natura e sulle arti generative, con lo scopo di dare nuove forme di vita nello spazio digitale. La scelta della barriera corallina è dovuta alla nostra convinzione che questi ecosistemi sono l’esempio perfetto di come l’interconnessione si verifica nel mondo naturale – questa la loro spiegazione dell’opera.
Il secondo gradino del podio è stato conquistato dall’artista Irene Fenara con il lavoro intitolato Three Thousand Tigers. L’artista bolognese ha reinterpretato in chiave metaforica l’estinzione delle tigri, pur conservandone la memoria digitale.
Lavorando con gli algoritmi, Irene Fenara crea immagini di animali che nascono dall’unione di tremila immagini di tigri – il numero attuale di tigri viventi – che alla fine mantengono solo alcune delle caratteristiche originali dell’animale. Infine, la resa in forma di arazzo rimanda all’uso improprio delle pelle di animali.
Il new media artist cinese Yuguang Zhang con (Non-)Human: The Mooving Bedsheet si interroga sul rapporto che ci lega agli oggetti di uso quotidiano e al confine tra umano e non umano. Si tratta di un’installazione che evoca l’umanità nascosta negli oggetti e immagina un mondo speculativo dove un umano esiste in forme non umane.
Conquista il premio Romaeuropa Digitalive, invece, l’artista Francesco Luzzana con Object Oriented Choreography (OOC), progetto performativo che si propone di studiare quelle che sono le relazioni tra corpo e interfacce digitali, attualmente sempre più presenti nel nostro quotidiano. Un performer che indossa una cuffia VR diventa lo sguardo e il motore di un apparato in continua evoluzione.
Le trasformazioni dei concetti di corpo e identità nell’era dell’Intelligenza Artificiale e le implicazioni politiche che ne conseguono, le nuove modalità di produzione della conoscenza e i cambiamenti introdotti dalla robotica, la definizione di un approccio antropologico all’AI e le visioni sul futuro del nostro pianeta.