I miti greci fanno parte del nostro patrimonio culturale per la loro bellezza e gli insegnamenti che spesso possiamo trarne. Nel corso dei secoli i più svariati artisti hanno rappresentato questi miti nelle loro opere d’arte, capolavori di un rilievo eccezionale che ancora oggi noi tutti ammiriamo.
Uno dei miti rappresentati da artisti di grandissimo spessore è quello del ratto di Europa.
Europa era la figlia del fenicio Agenore e della regina Telefassa. Era un fanciulla di rara bellezza tanto che Zeus, vedendola, se ne innamorò subito. Per avvicinarla senza incuterle timore il dio decise di tramutarsi in un bellissimo toro bianco e di recarsi sulla riva del mare dove era Europa con le sue ancelle, intente a raccogliere fiori e a bagnarsi.
Appena le ragazze videro il toro brucare l’erba del prato vicino subito gli si avvicinarono e lo cominciarono ad accarezzare, vista la natura mansueta dell’animale. Europa gli salì perfino in groppa. Fu in quel momento che il toro bianco cominciò a correre, lasciando sbigottita e spaventata la principessa che non poté fare altro che aggrapparsi forte all’animale per non cadere.
Dopo ore di cammino i due raggiunsero l’isola di Creta. Qui il toro si tramutò in Zeus e dichiarò il suo amore ad Europa, la quale acconsentì a sposarlo in presenza delle Ore, le ancelle del dio. Dalla loro unione nacquero Minosse, futuro re di Creta, Radamanto e Sarpedonte.
Rembrandt, Tiziano e il Veronese a confronto
Un mito d’amore così bello non poteva che essere celebrato da artisti del calibro di Rembrandt van Rijn, Paolo Veronese e Tiziano Vecellio.
Andando in ordine cronologico il dipinto del Tiziano viene per primo, in quanto fu eseguito dal grandissimo artista veneto tra il 1560 e il 1562. Essendo questa un’opera dell’ultimo periodo di Tiziano vediamo che le pennellate non definiscono più bene i dettagli e i colori sono meno brillanti rispetto a quelli del primo periodo (non vi è, in questo quadro, traccia del famoso “rosso tizianesco” in quanto è presente solo un panno rosso che non è riconducibile al colore forte e carico usato dal primo Tiziano).
Anche la luce è diversa, è fredda e rende il paesaggio meno definito, realizzato con una tecnica riconducibile a quella dello sfumato leonardesco. Europa è impaurita, cerca in tutti i modi di liberarsi del toro, senza però riuscirci. Quello che ne traspare, in generale, è un forte drammaticità.
Del 1580 è invece il dipinto di Paolo Caliari, detto il Veronese perché nato nella città di Verona. Pur essendo stata eseguita solo 20 anni dopo quella di Tiziano e pur provenendo il Veronese dalla scuola veneta come il Vecellio, l’opera è molto differente da quella descritta precedentemente.
La prima cose che si nota è il clima totalmente sereno che si respira nel dipinto del Veronese. Europa è seduta sul toro che le bacia teneramente un piede mentre le sue ancelle la sostengono e la ornano di fiori regalati loro da dei piccoli cupidi che volano al di sopra delle loro teste. In lontananza, sulla destra, vi sono poi raffigurate le scene successive a quella in primo piano: Europa e il toro che si dirigono verso il mare, il momento in cui raggiungono l’acqua, il saluto alle ancelle e l’allontanamento.
La calma e la gioia che traspaiono da quest’opera e la molteplicità di scene in una sola tela sono i quanto più lontano poteva esserci dal clima angoscioso che aveva creato Tiziano.
Di una cinquantina di anni dopo è il dipinto di Rembrandt. Eseguita nel 1632, la tavola rappresenta uno dei pochi soggetti mitologici dipinti dall’artista. Per questa il pittore olandese si ispirò al mito narrato nelle Metamorfosi di Ovidio: Europa, rapita dal toro bianco, si gira verso le sue ancelle per chiedere aiuto, disperata.
Le ancelle, rimaste sulla riva, sono in preda al panico, evidente soprattutto nella ragazza accovacciata per terra che alza le braccia urlante. Poco più dietro si possono scorgere dei passanti che, catturati dalle urla, si voltano per osservare esterrefatti la scena. Il paesaggio è cupo, quasi come se si stia per abbattere una nube temporalesca sui personaggi protagonisti della scena.
Il dipinto di Rembrandt per l’angoscia che trasmette è più vicino all’atmosfera che ha creato Tiziano piuttosto che a quella serena riprodotta dal Veronese. Tre grandi maestri che rappresentano magistralmente uno stesso mito, ognuno con le peculiarità che contraddistinguono la propria provenienza, la propria formazione e il modo assolutamente soggettivo di sentire la vita.
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