Trastevere, quartiere amato da Rino Gaetano negli anni del Folkstudio si anima con la mostra a lui dedicata, inaugurata il 16 febbraio, visitabile fino al 28 aprile 2024 al Museo di Roma in Trastevere. Una mostra promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Alessandro Nicosia e Alessandro Gaetano, organizzata da C.O.R. (Creare, organizzare, realizzare), con il supporto di Zètema Progetto Cultura, con il patrocinio di SIAE, la RAI e RAI TECHE
Rino Gaetano, maestro dell’arte della canzone e del teatro
Il percorso espositivo si snoda nei corridoi al piano terra del Museo di Roma in Trastevere e contiene materiali inediti concessi da Anna Gaetano, l’amata sorella del cantautore. Troviamo così le foto della sua infanzia a Crotone, terra che resterà importante nella sua carriera, nonostante il trasferimento a Roma, nel quartiere di Montesacro.
Troviamo documentati i suoi esordi tra teatro e Folkstudio, i suoi quaderni dove appuntava giorno e
Una sezione raccoglie delle foto che testimoniano la sua collaborazione con Riccardo Cocciante di cui ci rimane la celebre A mano a mano.
I due si erano incontrati alla RCA che all’epoca era sotto la direzione artistica di Ennio Melis che puntava alla trasformazione e all’innovazione. Egli ebbe l’idea del Cenacolo e del QConcert, dove si incontravano artisti dagli stili diversi. In quello del 1981 oltre a Rino Gaetano, c’erano anche Riccardo Cocciante e i New Perigeo. Cocciante ricorda il collega e l’amico con queste parole:
Rino era un ragazzo simpatico, gradevole e al tempo stesso piuttosto insicuro, ancora alla ricerca di sé stesso. Ad ogni concerto arrivava all’ultimo momento e si percepiva in lui una certa inquietudine che lo rendeva una persona meravigliosa. Non aveva i piedi completamente per terra, cosa peraltro non richiesta a noi artisti che siamo perennemente impegnati ad inseguire i nostri sogni e ad affermare la nostra identità contro le imposizioni della società. Ad unire Rino e me, oltre all’amore per la musica, era infatti la ribellione nei confronti del perbenismo, dell’ipocrisia e l’esigenza di essere liberi di esprimerci. Che è poi la missione primaria di ogni artista: differenziarsi, andare contro, combattere contro i benpensanti e ogni tipo di conformismo. E Rino, pur essendo un ribelle, era una persona gentile che celava una bellezza nascosta.
Una parete interamente dedicata alle copertine dei suoi album più famosi, un grammofono e un’Olivetti 32…i primordi della Tecnologia, quando le canzoni dalla carta e penna, venivano fissate sui tasti di una macchina da scrivere e non da un pc, un cellulare, un tablet o avanzate app! Quel rumore di tasti che prefigurava parole e note! E poi i testi nelle teche di vetro…un’officina artistica inedita!
E ancora quel suo gilet variopinto che indossava spesso nelle interviste televisive, i suoi cappelli, la sua passione per la fotografia e i viaggi, in particolar modo Miami e Città del Messico dove andò per studiare le sonorità latine. Le cartoline illustrate firmate da Rino ci riportano in un’epoca lontana in cui i viaggi lasciavano un’impronta indelebile e costituivano un trait d’union di affetti che arrivava con più lentezza rispetto ai ricordi di viaggio documentati oggi da Instagram, ma aumentavano il piacere dell’attesa e il batticuore.
I suoi rapporti con Roma vivono in una straordinaria cartolina regalata al ristorante dove spesso andava in cui Rino si svela un artista a tutto tondo antico come un Toulouse Lautrec degli anni 70 che disegnava le faccine su una cartolina del ristorante, ma moderno al tempo stesso e precursore delle nostre attuali emoticon.
La sua giovane vita si schiantò quel 2 giugno del 1981 tra via Nomentana e via XXI aprile, ma la sua presenza e la sua musica restano nelle tracce lasciate dagli artisti. Jorit gli ha dedicato un murale a Montesacro nel suo consueto stile ed Harry Grab che ha attualizzato il celebre Nun tereggae più.
La sala didattica è dedicata alla visione di alcuni filmati concessi dalle Teche Rai. Puoi inoltre trovare altro materiale audiovisivo all’inizio della mostra. In uno sono raccolte le testimonianze degli artisti che lo hanno conosciuto o che si sono ispirati a lui. Verso la parte finale del percorso si possono guardare ed ascoltare alcune sue celebri interviste.
Ricordiamo infine l’artista con le bellissime parole di Vincenzo Mollica e penetriamo ancora di più nel mood di questa emozionante mostra:
Quando componeva e quando cantava era se stesso fino in fondo; per questo le sue canzoni si cantano ancora e ci fanno riflettere per la loro sorprendente attualità. Le sue sono canzoni universali che respingono la polvere del tempo. Rino Gaetano ci ha lasciato dei doni bellissimi perché all’ombra della sua arte respiriamo quel dolce sentimento fatto di intelligenza, vitalità e bellezza senza fine.