Durante la campagna di scavi archeologici al Campo della Fiera ad Orvieto, all’interno di un pozzo profondo 10 metri, sono state rinvenute 300 maioliche integre e perfettamente conservate, appartenenti al XIII e il XVI secolo.
Ne ha dato notizia la professoressa Simonetta Stopponi che dirige gli scavi al Campo della Fiera da oltre 20 anni, grazie alla concessione ministeriale, con la collaborazione dell’Università di Foggia e il supporto finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
I reperti sono stati ritrovati con le tecniche dell’archeologia stratigrafica, un metodo elaborato in relazione alla stratificazione delle rocce studiata in geologia, con le rocce più antiche alla base, procedendo man mano che si sale con quelle più recenti. Nello stesso modo è possibile individuare la successione cronologica dei manufatti, analizzando gli strati di terreno depositati in un sito.
Le maioliche conservano intatte le decorazioni e i colori degli smalti, ma la particolarità di questo ritrovamento consiste nel fatto che “si tratterebbe di uno dei pochi contesti ceramici di età medievale e moderna rinvenuti in un complesso extraurbano del territorio orvietano”, come sottolinea la professoressa Simonetta Stopponi.
Le maioliche raccontano la vita quotidiana del convento medievale di San Pietro in vetere e dei contadini della Pieve
Le brocche in maiolica sono state rinvenute in un pozzo che costituiva la principale risorsa idrica del convento medievale di San Pietro in vetere e ancora oggi raccoglie l’acqua proveniente dalla falda sotterranea.
Tra questi reperti spicca la fiaschetta di un pellegrino della metà del 200. Le numerose maioliche di età rinascimentale provengono dalle botteghe artigiane umbre e alto laziali, che venivano poi vendute dai mercanti che partecipavano alle fiere.
Oltre alle maioliche sono stati ritrovati anche dei reperti in metallo, tra cui roncole, accette, falcetti, rasoi per la concia delle pelli.
Attualmente i recipienti sono in corso di studio da parte dei Professori Danilo Leone e Vincenzo Valenzano di Foggia per aggiungere un maggiore apporto allo studio della produzione ceramica dell’Umbria e dell’alto Lazio.