Roberto Bolle grandissimo ballerino, annuncia il suo ritiro dalle scene e lo fa con un comunicato che sembra lasciare poco spazio ad un ripensamento.
Lo annuncia lui stesso con parole non a caso che nello spazio di una frase riescono a dipingere il quadro di una situazione, la sua, giunta ormai ad un bivio, quello della scelta.
Roberto Bolle così si esprime al mondo intero ed ai suoi ammiratori il ritiro dal palcoscenico
Secondo me è un buon compromesso: fa strano dire che a 47 anni qualcuno vada in pensione, come età umana si è giovani, ma come età tersicorea in realtà non si è più così giovani
L’annuncio avviene in un momento assai delicato, soprattutto per il mondo dell’arte, poiché nella danza come in altre discipline artistiche, molto di più che in altri campi, lo sforzo emotivo dello stare forzatamente fermi, colpisce in modo più violento corpo e mente.
Nella danza corpo e mente devono allenarsi all’unisono e il momento della verità è sempre il confronto con il pubblico quando il pensante drappo rosso del sipario si apre,
Da quel momento non ciecherei più spazio per la finzione, è tutto vero e tutto deve essere perfetto diversamente, mesi e mesi di durissimo lavoro vanno irrimediabilmente in fumo senza possibilità di appello.
Roberto Bolle questo lo sa, lo sa bene. fin da piccolo quando il maestro Rudolf Nureyev lo scelse per affidargli il ruolo di Tadzio nel balletto Morte a Venezia ma la direzione del Teatro alla Scala di Milano si oppose fermamente, tanto che il quindicenne fu costretto a rinunciare alla proposta.
Una scelta forse impopolare della della direzione del Teatro ma con il senno di poi, sicuramente oculata e nell’esclusivo interesse dell’adolescente Roberto Bolle che da lì a poco potè spiccare il volo sulle ali di quella gloria internazionale che lo attendeva paziente.
Roberto Bolle il ballerino italiano di fama mondiale
E’ l’unico ballerino Roberto Bolle ad aver ricoperto finora in contemporanea il doppio ruolo di Etoile del Teatro alla Scala di Milano e del Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York.
Due primati che già singolarmente da soli varrebbero la soddisfazione di una vita.
Con la proverbiale calma con cui, non troppo sovente devo ammetterlo, Roberto Bolle ci ha abituati durante le interviste, racconta al suo pubblico la decisione di lasciare le scene con voce calma e il cipiglio fermo.
Allo scoccare dei quarantasette anni, come una moderna cenerentola, il nostro ballerino intende smettere la sua attività adducendo le motivazioni di sempre, comuni a tutti i ballerini che raggiungono il tempo dell’addio alle scene.
Lo sforzo è immane quello dei ballerini di danza classica e raddoppia, triplica e forse di più quando essi rivestono il ruolo di etoile, il ruolo apicale della loro carriera che solo pochi raggiungono.
Il loro corpo deve essere allenato alla perfezione, non conosce riposo, non ci sono domeniche, svaghi o feste comandate.
E’ difficile immaginare tanto sforzo quasi disumano che c’è dietro a coreografie tanto coinvolgenti per il pubblico, fatte di movimenti a volte impercettibili, quasi un battito d’ali, un fruscio dietro al quale tutti i muscoli del corpo di un ballerino concorrono allo stremo delle loro possibilità per rendere tutto etereo e impalpabile.
Roberto Bolle, da sempre meticoloso nella sua preparazione, ritiene dunque che i tempi siano maturi per allentare la tensione fisica ed emotiva sul suo corpo che inizia, benché ancora giovane a non rispondere più in modo efficace allo sforzo che ogni rappresentazione richiede.
Le quarantasette candeline Roberto Bolle le spegnerà il 26 marzo del prossimo anno, peccato per questa situazione di sosta forzata per la danza mondiale, poiché altrimenti avremmo avuto almeno il tempo per inebriarci ancora del suo passo leggiadro che impercettibile tornava a toccare, quasi senza rumore, la pavimentazione del palco dopo un passo de bourèe.
Lo dico, tanto lo so che lo stai pensando anche tu come me: speriamo in un ripensamento che possa prolungare di qualche anno l’uscita di scena del più grande ballerino di tutti i tempi.