Dal 17 dicembre al 20 gennaio, Santa Maria in Gradi, sede dell’ Università della Tuscia, nella mostra ‘Danzare la terra. La Tuscia antica dello sguardo’, ospiterà le opere di uno dei maestri della fotografia italiana, Roberto Salbitani.
Si tratta di una trentina di scatti vintage di forma circolare, che per lo più ritraggono il territorio della Tuscia, alla maniera di Salbitani, ossia attraverso il linguaggio “luceombra” dei suoi bianchi e neri.
Salbitani, settantaquattrenne di Padova, ormai vive a Roma da diversi anni ed è proprio il continuo viaggio tra Roma e il viterbese che ha ispirato gli ultimi anni della sua carriera come fotografo. Famoso per le foto scattate durante i suoi viaggi, non ritrae in modo naturalistico i suoi soggetti, piuttosto, attraverso l’uso dei contrasti tra luce ed ombra, cerca di rivelare la vera essenza di un’immagine, selezionata per raccontare una storia in un unico istante.
Secondo l’artista, il bianco e nero, nella fotografia, ha questa grande capacità di andare oltre il significato più immediato dello scatto, rivelandone un senso più profondo. Dall’ombra appaiono figure luminose ed il contrasto trascende la materia , “è dall’oscurità che tiro fuori le immagini, e non viceversa” diceva Salbitani. Il linguaggio del bianco e nero, permette al fotografo e successivamente all’osservatore, di creare un rapporto più astratto con la fotografia, passando da mera rappresentazione ad opera d’arte. Lo scatto dunque, non è più la semplice scelta di un soggetto, ma la concretizzazione di un’idea, l’idea che sta dietro uno scatto artistico.
Del resto Salbitani oltre ad essere un grande fotografo, è anche scrittore e maestro di fotografia, della quale ha sviscerato non solo il lato tecnico dello scatto, ma anche della camera oscura (di cui è grande conoscitore) . La sua estetica della fotografia come racconto astratto, talvolta anche visionario, potrebbe definirlo un “filosofo della fotografia”.
Nella mostra, gratuita, che verrà inaugurata domani, gli scatti che il fotografo ha donato personalmente, sono stati scelti perché ritraggono il territorio della Tuscia è la raccontano come non si era mai vista, dando il via ad un progetto di archiviazione e diffusione della fotografia molto più ampio l’Archivio Sensibile:
“Archivio sensibile/la fotografia per la Tuscia, punta ad accogliere collezioni, archivi e frammenti fotografici locali del XIX e XX secolo. Inizialmente l’attenzione si concentrerà sull’opera di fotografi contemporanei che hanno lavorato a Viterbo e nel territorio della Tuscia e dell’alto Lazio. L’obiettivo più generale è raccogliere tasselli indispensabili per costruire una mappa del patrimonio fotografico nazionale evitandone così la sua dispersione”. Questa è la spiegazione che Giovanni Fiorentino direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche, della comunicazione e del turismo (Disucom), dell’Università della Tuscia, ha fornito sul progetto.
La mostra ‘Danzare la terra. La Tuscia antica dello sguardo’ nata dal viaggio di Salbitani nelle zone del Lazio, si propone, quindi, di essere il prologo di un viaggio più grande, quello negli archivi fotografici che ritraggono il territorio dai paesaggi etruschi e medioevali del viterbese.
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