Straordinaria scoperta quella avvenuta a San Menaio, sotto l’intonaco sono emersi i disegni di Andrea Pazienza. I disegni sono stati realizzati quando l’artista e fumettista aveva appena 16 anni. A scoprirli è stato l’attuale proprietario della casa delle vacanze della famiglia Pazienza.
I disegni ritrovati di Andrea Pazienza
Erano stati nascosti dall’intonaco. Solo ora sono riemersi a seguito di lavori di ristrutturazione dell’attuale proprietario. Alcuni disegni inediti di Andrea Pazienza sono comparsi sulle pareti della casa delle vacanze a San Menaio, nel foggiano, appartenuta alla famiglia dell’artista fino al 2003.
A rivelare il ritrovamento, come riporta l’Ansa, è stato l’attuale padrone di casa Michele D’Errico, che lavora nel campo dell’edilizia. Un video lo ritrae mentre con estrema cura rimuove l’intonaco che copriva i disegni di Andrea Pazienza che risalirebbero a esattamente 50 anni fa, come si può evincere dalla firma “Paz 72” in calce. Il protagonista principale del murale è il professor Sandro Visca, insegnante di Pazienza al liceo Artistico di Pescara, poi diventato suo grande amico.
Il soggetto di Paz: il professore del liceo
Il soggetto ritratto è il professore Sandro Visca. Il professore del Liceo Artistico di Pescara è ritratto nel murale riemerso dopo 50 anni in quella che era stata la casa al mare della famiglia del fumettista.
Visca ha raccontato all’ANSA il suo rapporto con questo allievo speciale.
“Non ero a conoscenza di questi disegni che mi rappresentano, fatti da Andrea Pazienza con la sua ironia micidiale sulle pareti della casa a San Menaio. Sono colpito dal ritrovamento e anche dalle frasi che sono testimonianza puntuale del rapporto tra me e lui”.
“È stata un’avventura straordinaria. Andrea era vivacissimo, sensibile, molto intelligente. Il nostro era un rapporto paritario, io avevo solo 11 anni più di lui“, sottolinea Visca, artista anche lui, che oggi di anni ne ha 77.
“Tecnicamente non gli ho insegnato nulla. Non ne aveva bisogno. Non disegnava mai fuori scala anche se io gli dicevo che poteva farlo”. Ogni estate, ricorda, “Andrea mi invitava ad andare a casa sua a San Menaio, mi diceva che il mare era bellissimo e ci saremmo divertiti ma io, con moglie e figlia, mi sentivo a disagio e non accettavo. Mi aveva anche disegnato la mappa che conservo insieme a circa 130 opere di Andrea. Per questi no lui si arrabbiava terribilmente e mi massacrava“.
Evidentemente i disegni sulle pareti della cameretta della casa erano una reazione, visto che gran parte del murale ritrovato ritrae la caricatura di Visca con baffoni e profilo come quello di un fascio littorio, con svastiche e la scritta ‘Hasta la Visca!’ (VIDEO).
Alla domanda del giornalista Ansa “Lei è fascista?”, il professore ha risposto:
“Assolutamente no, semmai è il contrario. Ho sempre collaborato con i miei studenti per fare sperimentazione incoraggiandoli a trovare potenzialità nascoste. Mi ritraeva come un nazista, il suo senso dell’ironia ribaltava completamente la realtà. Sono alto, avevo folti baffi e lunghi capelli: ero pane per i suoi denti. Mi massacrava con tre segni. Faceva circolare sottobanco mie caricature, anche pornografiche. Poi mi diceva ‘Ti sei arrabbiato?’ e io rispondevo ‘No, però sono diventato lo zimbello della città'”.
Tra Visca e Paz c’era grande affetto e complicità. Nella parte alta del murale, tutto in rosso e blu, è emersa anche la grande scritta ‘Viva Fiorenzo’, altro messaggio in codice che Visca può spiegare. “Fiorenza, non Fiorenzo, era il cognome di un mio amico, Federico, funzionario e poi direttore del teatro Stabile dell’Aquila. Avevo coinvolto Andrea in alcuni scherzi, anche epistolari, che gli facevo“.
La dimensione del gioco e dell’ironia ha legato in modo unico insegnante e allievo.
“Andrea stava sempre a casa mia e spesso, intorno alle 20,30, diceva ‘ok, ora devo andare, è ora di cena’. Era il suo modo per farsi invitare, così ritrovava una dimensione familiare, tanto che la mamma Giuliana mi venne a trovare perchè si preoccupava che quel figlio così ‘vivace e mascalzone’ non disturbasse. Non disturbava, era straordinario ed educato. Ogni tanto andava a cena anche dal professore Albano, poi tornava e diceva di avere mangiato una squisita anatra all’arancia. Ma scoprii che diceva la stessa cosa di me ad Albano”.
Visca non ha dubbi: “Sono la persona vivente più rappresentata da Pazienza“. Le circa 130 opere originali di Paz che possiede (e che non ha intenzione di vendere) saranno oggetto di una importante donazione alla Fondazione Pescara Abruzzo che allestirà un nuovo museo in un palazzetto in centro, vicino piazza Salotto. Alla stessa Fondazione Visca donerà anche un archivio di disegni realizzati da lui.
“La Fondazione ha acquisito anche altre opere di Pazienza. Saranno 350 in tutto, entro quest’anno l’inaugurazione. Quello con Andrea è stato un periodo vivace a livello di arti visive, facemmo insieme la sua prima mostra, riuscii a fargli vendere le prime opere. Si tratterà di un museo vivo e non mummificato, con laboratori e mostre temporanee. La mia generazione ha fatto troppi danni, facciamo qualcosa per il futuro di questi giovani”.
L’ultimo incontro di Visca con Andrea è stato telefonico, nel 1988.
“Avevo trovato un lavoro da fargli fare con un’industria. Lui rispose che mi voleva incontrare anche per parlare di progetti per il cinema nei quali mi voleva coinvolgere. Una settimana dopo morì. Con lui – conclude – il fumetto aveva iniziato a rileggere e raccontare la realtà, quegli anni ’70 e ’80 che non erano poi così felici e belli, visto che lui ci ha rimesso la vita”.