Il nome di William Shakespeare è legato a grandi opere teatrali inglesi che sono arrivate a tutti, soprattutto grazie al cinema. Ma quando un’opera entra dentro il cuore del più grande drammaturgo napoletano, riesce a saltare dalla lingua inglese direttamente alla sua trasposizione in lingua napoletana. Ed è quello che accade quando La Tempesta di Shakespeare incontra Eduardo De Filippo.
Eduardo De Filippo traduce in napoletano secentesco il capolavoro di Shakespeare: La Tempesta
Eduardo De Filippo vanta uno spettacolare e unico curriculum, difficile da raggiungere. Il suo lavoro artistico ha segnato un’importante pagina della letteratura italiana e napoletana. Durante la sua vita ha scritto opere teatrali importanti e ancora attuali, come Napoli Milionaria o Natale in casa Cupiello. In età avanzata, nel 1983, è riuscito a realizzare il suo sogno nel cassetto: tradurre un opera di Molière o una di Shakespeare.
Tradurre Molière e Shakespeare è stato da sempre un mio desiderio, ma l’impegno di presentare al pubblico una commedia all’anno – tra lo scrivere, il provare e il recitare, senza contare il lavoro di capocomico – non mi lasciava il tempo per farlo. L’anno scorso venne a pranzo da me Giulio Einaudi, mi parlò della sua nuova collana di Scrittori tradotti da scrittori e mi chiese se volevo tradurre una commedia di Shakespeare. Fui ben felice di accettare e scelsi “La tempesta”.
E dopo la stesura e la messa in scena di oltre quaranta opere, riesce a trovare il tempo per tradurre un’opera di Shakespeare, in particolare La Tempesta. Diverse sono le ragioni per cui Eduardo scelse questa commedia e non un’altra, e ce lo spiega egli stesso nella nota in chiusura al volume:
Ci sono tanti motivi che mi hanno fatto preferire La Tempesta ad altre splendide commedie scespiriane, una dei più importanti è la tolleranza, la benevolenza che pervade tutta la storia.
La Tempesta di Eduardo De Filippo è il testamento che Il grande drammaturgo lascia all’umanità fatta della stessa sostanza dei sogni. La traduzione in napoletano seicentesco, non è stata una scelta casuale, ma una scelta studiata e ragionata.
Il napoletano seicentesco è la migliore lingua dotata di concretezza e duttilità al verso; la musicalità della lingua riesce magistralmente a rapire il lettore o lo spettatore. Le note e le sfumature melodiose immergono il lettore in un’atmosfera magica e irreale, come voluto da Shakespeare nella stesura in lingua inglese.
Eduardo resta fedele all’opera originale, non apportando nessuna modifica, salvo il maggior rilievo comico in alcune scene, come quella dell’incontro tra Calibano (servomostro di Prospero) con due marinai napoletani, Stefano e Trinculo.
Il Napoletano scelto da Eduardo è una lingua dai suoni cauti, meno parole tronche a beneficio di parole piane, quindi meno sintagmatica rispetto al napoletano corrente o rispetto al napoletano utilizzato nelle sue commedie.
Il Drammaturgo scelse La Tmpesta per diversi motivi. Oltre ai tempi già citati da Eduardo, tra i motivi possiamo annoverare anche il richiami, inseriti da William Shakespeare, che legano l’opera a Napoli. L’autore inglese fa riferimento al Ducato di Milano e al Regno di Napoli.
La Tempesta di Eduardo in scena con le marionette
La prima edizione della Tempesta shakespeariana viene rappresentata a Venezia, al Teatro Goldoni, nel 1985: inaugurava la Biennale Teatro allora diretta da Franco Quadri nella versione Eduardiana. Allora fu una grande emozione ascoltare la voce registrata di Eduardo De Filippo che recitava tutte le parti del capolavoro di Shakespeare da lui tradotto in napoletano. Eduardo era morto un anno prima: questa era stata la sua ultima fatica per la quale lui stesso aveva pensato al teatro di marionette.
La versione eduardiana continua ad essere tramandata grazie alla Compagnia Carlo Colla & Figli che nel loro repertorio conservano La Tempesta. L’opera viene ancora tramandata così come Eduardo aveva voluto, come spettacolo di marionette.