Sarà per un po’ ricordato come il sigillo della scarpata, quello rinvenuto in Molise.
La vicenda da giorni occupa le cronache delle testate nazionali e locali poiché il ritrovamento ha davvero dell’incredibile.
Un fotografo, amante dei panorami naturalistici, nel tentativo di scovare l’angolatura migliore per uno scatto da ricordare, è letteralmente inciampato in un sigillo di datazione medievale.
Il fatto è accaduto in questi giorni in Molise, ad opera di Paolo Cardone il quale per i motivi di cui sopra, ha fatto il fortunato incontro. tutto nei pressi di Campobasso.
Il reperto, da subito focalizzato dal suo scopritore come qualcosa di molto importante è in effetti uno splendido sigillo monastico medievale, risalente verosimilmente al XIII secolo.
Il Signor Cardone, da cittadino corretto e consapevole, ha avvisato subito la Soprintendenza circa il fortunato quanto inaspettato ritrovamento e ha correttamente provveduto a consegnare il reperto alle autorità competenti.
In merito si pensa che molto probabilmente gli enti preposti disporranno un completo sopralluogo nell’intera area del ritrovamento al fine di appurare sul posto se il sigillo sia stato finito lì perché smarrito o se sia scivolato nel tempo da qualche deposito archeologico sovrastante l’area.
Ironia della sorte e forse probabilmente la complicità di un occhio molto attento e forse un’ inclinazione particolare da parte del fotografo, sta di fatto che non è la prima volta che il professionista molisano consegni materiali archeologici alla Soprintendenza, trovati durante le escursioni sul territorio.
E’ proprio Lui infatti che intervistato in merito al sigillo così ha avuto modo di riferire:
La prima volta che portai materiale, pesi di telaio, mi fecero mille domande e mi guardavano con fare sospettoso, io comunque mi sentivo tranquillo ed anche felice.
Altre volte la cosa è andata in maniera più tranquilla
Utilizzo del sigillo nelle varie epoche
I sigilli, fin dalla loro invenzione, sono stati utilizzati come strumenti di autenticazione che attraverso una leggera pressione meccanica dell’intarsio sulla ceralacca calda versata sui documenti ne garantivano l’autenticità ma soprattutto l’unicità.
La ceralacca è un materiale solido che diventa morbido con l’azione del calore e consente di apporre un sigillo sulla carta per dare carattere e personalità ad un documento.
L’uso più antico del sigillo risale alle popolazioni Mesopotamiche, per poi propagarsi dal Mediterraneo all’Estremo oriente, una costante dunque nella storia dell’uomo e dei momenti importanti delle questioni burocratiche.
I primissimi sigilli mesopotamici erano fatti a stampo, quadrangolari o tondi, raffiguranti figure geometriche o animalesche.
Il loro uso equivaleva formalmente ad una firma, perché il sigillo e di conseguenza la sua apposizione rendeva immediatamente individuabile il suo proprietario, in genere per l’epoca, un funzionario.
Ed in effetti la necessità di autenticare i documenti si è manifestata con l’aumento della burocrazia che ha avuto origine proprio in Mesopotamia nel IV millennio a.C.
Nel mondo degli affari e del commercio sempre più in veloce evoluzione, i sigilli cilindrici sono stati usati per memorizzare e certificare le merci evitando la manomissione o il furto.
Cosa tra l’altro che accade tutt’ora in alcune tipologie di impieghi per i quali è evidente non ciecherei misura migliore se non l’utilizzo dei sigilli esattamente come in Mesopotamia.
Diversamente in ambito religioso è famoso il sigillo dei 7 Arcangeli, chiamato anche Raggio di Luce e proprio la rappresenta la manifestazione delle potenze divine.
Tale sigillo che nel tempo ha assunto sempre più prepotentemente l’idea di un talismano, sembra rilasci delle vibrazioni celesti e apra la via di accesso alle potenze dei 7 Arcangeli.
Diversi sono dunque gli aspetti che nel tempo hanno caratterizzato l’idea di sigillo che ha però mantenuto invariata nei secoli l’idea primaria di unicità.