Caro iCrewer, oggi conosceremo più da vicino il tradizionale sport giapponese, il Sumo. Spesso ci chiediamo come facciano questi enormi uomini a combattere tra di loro e quali siano le regole di questo sport. E oggi affronteremo questo argomento.
Dal 13 al 27 maggio, a Tokyo si svolge un importante torneo. Il torneo si tiene nella principale arena di sumo, Ryogoku Kokugikan. L’arena è stata costruita nel 1985 e può ospitare fino a 10.000 visitatori.
Sumo: storia e origini
Per conoscere e capire meglio questo sport, dobbiamo fare qualche passo indietro nella storia. Sumo letteralmente significa colpirsi l’un l’altro oppure strattonarsi. È una forma di lotta corpo a corpo nella quale due sfidanti si affrontano con lo scopo di atterrare o estromettere l’avversario dalla zona di combattimento detta dohyō.
Takemikazuchi era il dio del tuono, della spada e della conquista; Takeminakata era il dio dell’acqua, del vento, dell’agricoltura e della caccia e un lontano discendente del dio delle tempeste Susanoo.
I primi combattimenti di sumo storicamente attestati si tennero nel 642 alla corte dell’imperatrice Kōgyoku per intrattenere la legazione coreana. Nei secoli che seguirono, la popolarità del sumo all’interno della corte accrebbe il suo significato cerimoniale e religioso. Eventi regolari alla corte dell’imperatore, il sumai no sechie e l’istituzione della prima serie di regole per il sumo rientrano nel periodo di massimo splendore culturale del periodo Heian.
Durante il periodo Kamura (1192), gli incontri diminuirono moltissimo e si perse di vista l’importanza di questo sport. Il sumo in questo periodo storico viene utilizzato solo come pratica di allenamento dei samurai.
Nel periodo successivo, nel periodo Edo (1603 – 1867), a causa di lotte in strada e d’incontri clandestini di sumo, questo sport viene vietato e bandito. Nel 1684, fu permesso di tenere questi incontri per eventi di beneficenza nelle proprietà dei santuari shintoisti, come era comune fare a Kyoto e Osaka.
Il primo torneo autorizzato si è svolto in questo momento nel Santuario Tomioka Hachiman. È stata creata un’organizzazione ufficiale di sumo, composta da lottatori professionisti al servizio dell’amministrazione Edo.
Con la restaurazione Meiji del 1868 si determinò la fine del sistema feudale e con esso il ricco daimyo come sponsor. A causa del nuovo interesse per la cultura occidentale, il sumo era diventato un ricordo e una pratica imbarazzante e arretrata, e le controversie interne dividevano l’associazione centrale.
La popolarità dello sport fu ripristinata quando l’ imperatore Meiji organizzò un torneo nel 1884; il suo esempio servì a rendere il sumo un simbolo nazionale e contribuì ad accrescere il sentimento nazionalista dopo i successi militari contro Corea e Cina.
La Japan Sumo Association si riunì per la prima volta il 28 dicembre 1925 e portò il numero di tornei annuali da due a quattro, e poi a sei nel 1958. La durata dei tornei fu estesa da dieci a quindici giorni nel 1949.
Regole dello sport nazione giapponese
Caratteristica distintiva dei lottatori è l’indossare quale capo di abbigliamento un particolare perizoma detto mawashi e acconciare i loro capelli con una particolare crocchia detta oi-cho mage. L’acconciatura dei lottatori, ossia l’oicho, è un nodo che richiama la forma della foglia di ginco.
Il dohyō, che è costruito e mantenuto dagli yobidashi, una sorta di annunciatore – arbitro, è costituito da un piedistallo rialzato su cui è posizionato un cerchio di 4,55 m di diametro e delimitato da una serie di balle di paglia di riso.
Le regole sono molto semplici, la vittoria spetta al lottatore che atterra o riesce a spingere all’esterno del dohyo l’avversario.
Assistere ad un incontro di sumo è un’esperienza interessante e che, come qualunque tradizione nipponica, ci permette per un momento di entrare nel vivo della storia del Giappone.