Tacchi alti tutta la vita, si legge dal sottotitolo nell’articolo che parla della star di turno, perché è un biglietto da visita anche solo parlarne di tacchi alti e infatti tutti lo fanno.
Parlarne equivale ormai anche ad indossarli i tacchi alti perché nessuno amerebbe dire di non metterli sempre, anche quando di rincorsa scende di nascosto a prendere un etto di caffè perché è proprio finito e non ce n’è neanche a raschiare il fondo.
Sembra però che il prezioso artefatto chiamato tacchi alti sia in pericolo e non lo si apprende come vox populi dal mercatino rionale, quando c’è ma veri e propri colossi del business amanti del calcolo e delle statistiche ne stanno parlando.
Cosa c’entreranno mai i tacchi alti con il mondo dell’alta finanza?
Senz’altro sono un bene a consumo di fruizione planetaria e quindi per questo aspetto rientrano nell’occhio furbo di Wall Street ma le voci ultimamente parlano con insistenza di tramonto per i tacchi alti.
Premettendo che i tacchi alti non sono un fenomeno di costume ma una realtà ben radicata, diciamo che anche se potrebbe trattarsi solo di una voce impertinente, è d’obbligo indagarne l’attendibilità per ricostruire un po’ il percorso a ritroso che l’ha innescata.
I tacchi alti vogliono lasciarci a piedi
Il Wall Street Journal si è pronunciato ed ha detto la sua, non dando ancora per definitivo il tramonto dei tacchi alti ma definendolo:
Barcollante, almeno per ora
E a seguire una sfilza paurosa di statistiche da far rabbrividire. Tutto nero su bianco, stampato a piena pagina.
La fonte citata è di quelle autorevolissime. A parlare attraverso le cifre è l’ NDP, un grande gruppo per le ricerche di mercato che attraverso il Beth Goldstein che per il gruppo cura il settore specifico dedicato alle calzature, non ha dubbi, nel 2020 la vendita delle calzature è diminuita del 45% e l’ipotesi di una vera ripresa sembra non essere all’orizzonte in questo 2021.
Un dato secco spiattellato nudo e crudo quasi ad evocare un Dantesco “e più non dimandare” quasi che anche il mondo della moda in qualche modo omaggi anch’esso i settecento anni dalla morte del sommo poeta.
I tacchi alti, va pur detto, si presentano a prima vista belli e accattivanti ma hanno anche un risvolto della medaglia che ogni donna sà fin dal primo incontro, con i tacchi alti s’intende, anche se provati in camera della mamma in una sorta di prova generale per il ballo che verrà.
Sono belli da guardare ma scomodissimi e le prime volte anche complicati da portare e difficilmente riusciamo a credere quando la divetta di turno, in cerca di notorietà, ci sfida tutte durante un’intervista, affermando senza temere smentita che lei i tacchi li porta anche sugli scogli al mare.
Va urlato che noi non ci crediamo perché i tacchi alti li portiamo e salire i gradini della metro con la velocità di crociera che l’ambiente impone non è facile, non lo è per niente e nessuno deve osare affermare il contrario, specialmente se gli spostamenti li fa in taxi.
Il nocciolo della questione è la permanenza forzata nelle nostre abitazioni, imposta dall’emergenza sanitaria protrattasi ormai da molti mesi che ha dato spazio ad altre scelte e i tacchi alti sono, come noi, rimasti nell’armadio a beneficio di ciabatte, ballerine e scarpe da ginnastica in tela.
E’ così che la comodità ha scalzato i tacchi alti, insinuandosi sommessamente quasi a volerli inizialmente sollevare delle fatiche giornaliere, quasi che anche per loro fosse giunto il tempo di un meritato riposo in termini di chilometraggio.
Ma la ciabatta non perdona ed ha saputo farsi largo, dimostrando di saperlo fare bene avendo inoltre dalla sua, la carta vincente della comodità alla quale nessuno, dopo averla ritrovata, sa rinunciare.
Vedremo come andrà a finire ma sappiamo fin d’ora che sarà un duello combattuto fino all’ultimo respiro.
Oltroceano invece la questione, neanche a dirlo, ha assunto sfumature del tutto inaspettate, poiché , tolto l’aspetto serissimo legato all’industria calzaturiera, di cui l’Italia vanta una produzione di altissima qualità che fa invidia a tutto il mondo, è scesa in campo la politica.
Sull’onda della questione tacchi alti, la stampa a stelle e strisce, è tornata ad attaccare in merito l’ex governatore dello stato di New York che sembra imponesse alle sue segretarie l’uso dei Tacchi alti.
A questa bruttura che stona solo ad essere letta, fa eco invece la vice presidente in carica degli Stati Uniti d’America, Kamala Harris, la quale ama indossare basse e famose scarpe da ginnastica anche in occasioni ufficiali.
Non ci rimane che restare a guardare evitando, vista l’incertezza dilagante, di fare troppo frettolosamente spazio nelle scarpiere!