Chi è stufo di ascoltare sempre la stessa musica e di sentire e risentire all’infinito le solite tre canzoni alzi la mano. In realtà, io l’alzerei per metà. Ci sono periodi in cui accendo la radio o il giradischi e per tutto il giorno ascolto lo stesso gruppo o lo stesso disco o, addirittura, la stessa canzone. Poi ci sono invece periodi in cui bramo musica nuova, qualcosa di mai sentito, che mi riaccenda la curiosità.
Se mi capisci e sei alla disperata ricerca di sonorità nuove, forse sei nel posto giusto. Oggi parliamo di una band americana, attiva tra il 1966 e il 1969, pressoché sconosciuta: The Unrelated Segments.
The Unrelated Segments: formazione e discografia
Gli Unrelated Segments si formano nel 1966 a Taylor, nel Michigan. Componenti della band sono Ron Stults, cantante, Rory Mack, chitarrista, John Torok, chitarrista ritmico, Barry Van Engelen, bassista, e Andy Angellotti, batterista. I cinque si erano conosciuti per caso, tramite amici di amici, e avevano scoperto di avere lo stesso sogno: fare musica per vivere. Ron e Rory avevano già suonato insieme per diversi anni nei The Village Beaus, gli altri, invece, non avevano mai avuto un gruppo fisso e suonavano più per divertimento che per altro.
Un giorno, il chitarrista John Torok, accortosi del talento degli altri quattro, li riunisce in una stanza e li convince a improvvisare una jam session. I cinque ragazzi si intendono a meraviglia e, superate le prime difficoltà, iniziano a suonare con entusiasmo i pezzi più famosi di quegli anni. Dopo sole due settimane di prove, Ron, Rory, John, Barry e Andy decidono di provare davvero a realizzare il loro sogno: nascono così The Unrelated Segments, che non perdono tempo e iniziano subito a esibirsi nei principali locali della città.
Il 26 novembre 1966 stringono un accordo con l’United Sound System, studio di registrazione di Detroit, e iniziano a registrare il loro primo album. L’anno successivo pubblicano un EP con due tracce: sul lato A Story of My Life e sul lato B It’s Unfair. L’album riscuote un notevole successo, soprattutto in patria, e Story of My Life diventa una vera e propria hit, entrando nella top ten delle canzoni più ascoltate a Toledo, Ohio.
L’anno dopo esce un terzo EP, con tracce come Cry, Cry, Cry e It’s Not Fair, che però, contro ogni aspettativa, non ottiene il successo sperato. Le cose si complicarono ulteriormente per i The Unrelated Segments quando Andy Angelotti lasciò il gruppo, sostituito da Ron Fuller, e quando, poco dopo, Van Engelen si arruolò per la guerra del Vietnam. Venne trovato un nuovo chitarrista, Daryl Gore, e Torock passò dalla chitarra al basso.
Le cose però ormai non funzionavano più, la band originaria non esisteva più e si erano un po’ perse quella combattività e quella voglia di fare iniziale. Insomma, nessuno ci credeva più. Nel 1969 il gruppo si sciolse.
Molti anni dopo, nel 1998, la band venne riscoperta e l’etichetta Cicadelic pubblicò una raccolta completa dei The Unrelated Segments, Where You Gonna Go?. In Italia, però, gli Unrelated Segments risultano ancora introvabili e sono pochi quelli che ne hanno sentito parlare.
The Unrelated Segments: la band per chi ha nostalgia del garage rock
Potresti pensare che se non sono diventati famosi forse un motivo c’era; magari non erano abbastanza bravi, magari facevano musica che non interessava più a nessuno, magari erano semplicemente sfortunati o troppo poco combattivi. La vera domanda che dobbiamo farci, però, è questa: vale la pena ascoltarli?
La mia risposta è sì, assolutamente. Gli Unrelated Segments li ho scoperti per puro caso, mentre vagavo su YouTube -luogo spesso di spazzatura, ma anche di tesori nascosti- pregando il Dio del Rock di farmi trovare qualcosa di mai sentito che si adattasse ai miei gusti. Desiderio esaudito, ho trovato loro. Premetto che sono molto affezionata al sound anni ’60 e che ho una passione sfrenata per il punk e il garage rock. Basso e batterie ossessive, riff di chitarra incisivi e ripetitivi, cori un po’ sguaiati fanno da base agli Unrelated Segments. Completa il quadro la voce leggermente nasale di Ron Stults.
https://www.youtube.com/watch?v=hWd7-xqDHUU&t=639s