Sasà, hai sentito parlare di Tomato Man?
Ovvio che si! E ho raccolto il suo messaggio, ho piantato dei pomodori sul mio balcone!
Bene! bravo Sasà!
Ma chi è Tomato Man?
Tomato man è solo il soprannome che i cittadini di New York e conseguentemente il resto del mondo, hanno dato a David Litvin, dopo che ha creato un’esposizione davvero originale nel Museo Guggenheim di New York. Un grande orto in-door all’interno del famoso museo.
Circa 130 piante di pomodori, sono state piantate, curate e hanno prodotto molti ortaggi destinati al City Harvest, un’associazione no profit, che sostiene le persone che “hanno fame”, e in America, solo nella città di New York, sono circa 2,5 milioni, le persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese e a poter fare la spesa.
Tomato Man si è guadagnato questo epiteto, poiché la sua esposizione è stata l’unica a rimanere attiva durante il lockdown per il covid19.
Ogni giorno si recava nel suo orto in-door per coltivare le sue piante, sotto gli occhi dei cittadini newyorchesi che si affacciavano alla grande vetrata che il museo aveva messo a disposizione dell’opera d’arte.
Certo Sasà, si fa fatica a pensare ad una pianta di pomodoro come ad un’opera d’arte, non trovi?
Perchè non ne capisci il genio! Pensa se tutti noi coltivassimo qualcosa e fossimo autonomi a livello alimentare? Pensa a quanti soldi risparmiati per la spesa? A quanti soldi risparmiati in carburante per la distribuzione? A quanti pesticidi ci sarebbero in meno nel mondo? Pensa a cosa significherebbe per l’ambiente e per le persone?
Scusami Sasà, hai ragione non avevo pensato al messaggio profondo che Tomato Man ha voluto lanciare. Questo mi fa pensare anche ai diversi progetti architettonici, eco-sostenibili, eco-compatibili che molti architetti stanno sviluppando.
Da Tomato Man, ai progetti eco-sostenibili, agli orti urbani
A Milano per esempio, nel 2014 sono nati due palazzi, chiamati il Bosco Verticale, nei quali è stata predisposta la crescita di alberi e arbusti. Un progetto di riforestazione urbana, un segno di civiltà e una boccata d’ossigeno per la città.
L’importanza di un’architettura che tenga in considerazione l’impatto ambientale è importantissimo e io l’appoggio e la condivido.
Tornando a David Litvin, pensa che aveva avviato la coltivazione a febbraio, quando ancora non si pensava minimamente che New York si sarebbe fermata con un lockdown. Il presidente Trump pensava che fosse una grande esagerazione, invece la città è quella che ha pagato di più in vittime umane. Ora i poveri nel mondo sono drasticamente aumentati, ma se tutti fossimo parzialmente autonomi a livello alimentare, il danno sarebbe contenuto.
Sasà, mi hai ricordato un altro fantastico progetto: Hyperion.
Hyperion è, in questo momento, il progetto più interessante conosciuto, perchè racchiude in se il concetto di orto urbano, di recupero dell’acqua e dei rifiuti e di resistenza al cambiamento climatico. Pensato per essere resiliente ai terremoti, per essere costruito con materiali bio. Insomma un capolavoro dell’architettura e dell’ingegneria, curato da Vincent Callebaut in collaborazione con l’agro-ecologista indiano Amlankusun. Un villaggio di 6 torri… quanto vorrei un balcone lì!
Eh si Sasà, un complesso magnifico!
Sai, comincio a pensare che tu di arte non ne capisca gran che!
Be’ sicuramente non quanto te, Sasà, ma perchè questa accusa così poco delicata?
Perché ti soffermi sul lato “bello” dell’arte, quando arte è molto di più. Arte è concetto, riflessione, soluzione! Tomato Man ci ha dato un grande insegnamento: se un museo può installare un orto, anche noi possiamo! So che in Italia sono nati molti orti urbani e mi auguro che crescano. Mi auguro che oltre ai fiori, sui balconi del mondo, vedremo crescere piante commestibili, che diminuiscano la necessità di andare a comprare quello che autonomamente possiamo produrre.
Devo dire Sasà che questa volta mi hai dato una vera lezione! Hai ragione, ancora una volta: l’arte si è dimostrata precorritrice dei tempi. Quasi quasi pianto due pomodori in giardino anche io!
Tu hai un giardino e non lo hai fatto? Meno male che c’è Tomato Man!