La mostra sulla Tomba del Principe di Corinaldo, è stata prorogata fino al 31 gennaio 2023 e ce ne rallegriamo tutti poichè un così apprezzabile sforzo non poteva che dare seguito ad un prolungamento dei tempi e sinceramente ci auguriamo che possa essere presa la decisione giusta per farne una mostra permanente.
Non a caso tale interesse scaturisce dal fatto che intorno alla tomba del Principe di Corinaldo fin dall’inizio sia stato evidente la presenza di molteplici aspetti misteriosi che ne hanno in parte minato l’effettiva sensazionalità del ritrovamento.
Ben quattro anni sono ormai passati infatti da quella scoperta archeologica di Corinaldo, territorio marchigiano molto generoso nel continuare nel tempo a riportare alla luce testimonianze così importanti del passato come nel caso, mai dimenticato quanto a importanza storica avvolti nel mistero, dei Bronzi dorati di Pergola.
E’ nella piccola località di Nevola che la Tomba del Principe di Corinaldo è stata riportata alla luce, in un fazzoletto di terra facente parte di una più vasta necropoli picena risalente al VII sec. a.C..
La mostra tutt’ora visitabile, avrebbe dovuto chiudere i battenti lo scorso gennaio ma Il tesoro ritrovato. La tomba del Principe di Corinaldo a cura di Federica Boschi e Ilaria Venanzoni, prosegue il suo viaggio forse nella speranza di trovare spunti nuovi per approfondire le dinamiche riguardanti il sito archeologico e svelarne forse chissà i misteri che inevitabilmente nasconde.
La mostra sulla Tomba del Principe nasce con l’intento di raccontare al pubblico la bellissima storia di ricerca, scoperta, studio e valorizzazione che ha caratterizzato il progetto, per presentarne i risultati e le metodologie adottate.
Patrocinata dal Comune di Corinaldo, dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche e dall’Università di Bologna, con il sostegno della Regione Marche che ha contributo alla realizzazione nell’ambito del Bando “Eventi espositivi di rilievo regionale”.
La Tomba di un Principe e d il suo elmetto che mostra e cela allo stesso tempo storia e mistero
Le ricerche sono state dirette dal Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Ateneo bolognese e si inseriscono nel Progetto ArcheoNevola che, avviato nel 2017, mira allo studio della Valle del Nevola e delle sue antiche dinamiche di popolamento.
Questo programma punta su metodi di esplorazione territoriale non invasiva, dando ampio spazio all’analisi aerofotografica, ad esempio attraverso ricognizioni aeree, e alle prospezioni geofisiche per la mappatura del sottosuolo, unite alle modalità di lavoro più tradizionali degli scavi archeologici e ricognizioni di superficie, tutte modalità che sono state utilizzate anche a Corinaldo.
La scoperta nasce infatti durante un sorvolo di passaggio lungo la vallecola del fiume Nevola, quando gli archeologi si accorgono di due tracce circolari, esempi di “cropmarks” che richiamano i fossati anulari di celebri necropoli delle Marche meridionali come quelle di Matelica o Fabriano.
Una fortunata concatenazione di eventi ha permesso di far partire subito una campagna di indagini non invasive che hanno consentito di ottenere una descrizione dettagliata e puntuale di ciò che era sepolto e di poter programmare con anticipo e consapevolezza le operazioni di scavo.
Sono così tornati alla luce i resti di un originario monumento funerario delimitato da un grande fossato circolare, con una fossa deposito colma di oggetti di corredo, quasi cento elementi che esprimono il rango aristocratico del defunto, connotandolo come un leader politico, militare ed economico dell’ambito culturale piceno di VII secolo a.C.
Le attività di scavo sono state documentate dal fotografo professionista Pierluigi Giorgi, i cui suggestivi scatti saranno esposti in mostra, insieme a immagini, disegni ricostruttivi e a una selezione di reperti, per raccontare le varie fasi della scoperta e del rinvenimento archeologico, oltre al lavoro quotidiano di archeologi, restauratori, specialisti e tecnici, che si sono prodigati con impegno e dedizione in questo progetto.
Anche i restauri sono protagonisti dell’evento, grazie alla prestigiosa partecipazione del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Bologna a Ravenna e al prezioso lavoro di restauratori professionisti, come Mirco Zaccaria e Paolo Gessani in collaborazione con il Laboratorio di Restauro del Museo Civico Archeologico A. Casagrande di Castellone di Suasa.
Per l’esposizione sono stati selezionati dodici reperti, un numero esiguo rispetto al totale rinvenuto, ma che ben documenta la ricchezza della sepoltura e del personaggio celebrato.
Si tratta di dodici pezzi che meglio esprimono le componenti ideologiche più rappresentative del corredo e della sua molteplicità di significati: un elmo e uno schiniere celebrano la dimensione del potere politico e militare, il carro simboleggia il possesso terriero, la cerimonia del banchetto funebre è rappresentata dai contenitori per accogliere e versare cibi e bevande, e il sacrificio carneo con le pratiche del taglio e della cottura delle carni animali dedicate viene evocato dall’ascia, dagli spiedi e dagli alari.
La mostra vuole quindi raccontare al pubblico questa importante scoperta archeologica della tomba del cavaliere Piceno altrimenti detta tomba del Principe, rendendo note anche ai non specialisti tutte le metodologie adottate e il lungo e laborioso lavoro che si nasconde dietro a uno scavo, omaggiando la comunità locale che ha sempre dimostrato un profondo interesse e coinvolgimento culturale, nella speranza che il progetto possa confluire in una musealizzazione permanente.
Il Sindaco di Corinaldo Matteo Principi nell’inaugurare la mostra ha avuto queste parole di elogio per tutto il lavoro svolto non senza tradire una forte campanilistica emozione:
Finalmente è possibile restituire alla comunità i risultati delle prime campagne di scavo condotte a seguito delle indagini di archeologia preventiva eseguite preliminarmente alla costruzione del nuovo Palazzetto dello sport in zona Nevola, che hanno portato alla eccezionale scoperta della necropoli picena oggi nota come “Tomba del Principe”La mostra che siamo in procinto di inaugurare ci darà l’opportunità di proiettare in un contesto di respiro nazionale gli esiti delle ricerche congiunte di Università e Soprintendenza e sarà anche l’evento di punta dell’estate corinaldese”.
Questo progetto in effetti il frutto di un grande lavoro di collaborazione fra Enti di grande spessore culturale che ha portato alla realizzazione di un’esposizione di alto profilo scientifico e con grandi potenzialità divulgative.Il protrarsi della mostra nel periodo autunnale sarà l’occasione per proporre alle scuole interessanti attività di didattica museale
La mostra Il tesoro ritrovato. La tomba del Principe di Corinaldo è uno degli esempi, fra i tanti portati avanti anche recentemente dalla nostra Soprintendenza, di salvaguardia di un’opera pubblica, tutela e pubblica fruizione del nostro patrimonio archeologico