A Toto Cutugno c’ero affezionata.
L’ho conosciuto da piccola, in quell’età che ti fa sgranare gli occhi dallo stupore quando ti si materializza davanti, secondo te inspiegabilmente dal nulla, un personaggio televisivo, perché per me questo era Toto Cutugno.
L’iniziale fraintendimento che governava i miei pensieri era dato dalla mia giovanissima età e soprattutto dal fatto che io Toto Cutugno lo vedevo al Festival di Sanremo.
Erano gli anni ’80, ruggenti come amano definirli le cronache rivolgendosi al passato ma per me erano solo gli anni dell’infanzia in cui amabilmente trascorrevo intere estati con la famiglia alle Terme di Fiuggi.
Mi sembrava il posto più bello del mondo poiché letteralmente preso d’assalto da sciami di turisti amanti del buon cibo e del divertimento che non mancava di certo all’interno delle famose Terme di Bonifacio VIII, altisonante nome per una struttura degna di tale appellativo i cui castagni alti e ricchi di fogliame schermavano per buoni tratti i graffianti raggi del sole.
Fu proprio in questo contesto che in un pomeriggio non meno caldo di altri, quasi inciampai sui piedi dell’ormai famoso anche in ambito internazionale, Toto Cutugno.
Per la precisione va detto che fu lui a salvarmi da una rovinosa caduta sul candido quanto terribile ghiaino che da sempre fungeva da tappeto in ogni camminamento che si diramava nelle varie direzioni del sedile termale.
A me sembrò uno scatto eroico ma con il senno di poi sono disposta ad ammettere che fosse meno cavalleresco ma decisamente performante tanto da salvarmi.
Il sospiro di sollievo per lo scampato pericolo lasciò subito il posto allo sgomento che mi fece ammutolire quando, nel ringraziare con lo sguardo il mio salvatore, perché a quell’età proferire parola è oggi come allora un di più, mi accorsi che si trattava proprio di Toto Cutugno.
Toto Cutugno un Italiano non solo in musica
Era esattamente la persona che mi sarei aspettata e ne rimasi stupita perché, altri casuali incontri con esponenti dello spettacolo mi avevano lasciato l’amaro in bocca, quando li vidi nei comportamenti con le persone, essere esattamente l’opposto dell’amabile personaggio che interpretavano in TV.
Più in là con gli anni capii quali dinamiche muovono certi ambienti, per fortuna non per tutti, ma in quale frangenti dell’età dell’innocenza proprio mi stava stretto non ritrovare nella realtà ciò che ero abituata a vedere sul tubo catodico.
Toto Cutugno dunque non aveva tradito le mie aspettative, anzi, negli anni, perché per molte estati ebbi modo di incontrarlo, sembrava consolidare il traguardo raggiunto nella mia scala di gradimento.
Aveva sempre tempo per tutti e non importa se un gruppo di ammiratori lo bloccasse letteralmente in momenti inopportuni quali l’attimo prima del concerto o a fine esibizione quando la concentrazione nel primo caso deve essere ferma o quando ormai la stanchezza ha preso il sopravvento.
Lui si fermava sempre e sorrideva dispensando strette di mano e autografi a tutti.
Era vero. Non c’era nulla di artefatto nel rapporto che aveva con il suo pubblico.
Ricordo ancora con nostalgia il racconto che ci fece un tardo pomeriggio, ovviamente prima di un suo concerto che per un dato periodo in quel di Fiuggi erano ormai un appuntamento fisso, atteso forse più dei fuochi di ferragosto.
Riportò alla sua memoria e quindi a noi, come nacque la canzone “E intanto il tempo se ne va”.
Erano nella casa di Adriano Celentano, una serata tra amici con la musica sempre ospite d’onore, quando il casuale ingresso di Rosita, figlia del molleggiato, suscitò ammirazione nei presenti perché era evidente che fosse ormai cresciuta.
La canzone nacque proprio quella sera ed i parolieri, si può leggere tutt’ora in calce al testo sono: Salvatore Cutugno, Claudia Moroni alias Claudia Mori nonché mamma dell’inconsapevole protagonista del testo e l’immancabile Cristiano Minellono.
Quel vestito da dov’è sbucato?Che impressione vederlo indossato Se ti vede tua madre, lo sai Questa sera finiamo nei guaiÈ strano, ma sei proprio tuQuattordici anni o un po’ di più La tua Barbie è da un po’ che non l’hai E il tuo passo è da donna ormaiAl telefono è sempre un segretoQuante cose in un filo di fiato E vorrei domandarti chi è Ma lo so che hai vergogna di meLa porta chiusa male e tuLo specchio, il trucco e il seno in su E tra poco la sera uscirai Quelle sere non dormirò maiE intanto il tempo se ne vaE non ti senti più bambina Si cresce in fretta alla tua età Non me ne sono accorto primaE intanto il tempo se ne vaTra i sogni e le preoccupazioni Le calze a rete han preso già Il posto dei calzettoniFarsi donna è più che normaleMa una figlia è una cosa speciale Il ragazzo magari ce l’hai Qualche volta hai già pianto per luiLa gonna un po’ più corta e poiMalizia in certi gesti tuoi E tra poco la sera uscirai Quelle sere non dormirò maiE intanto il tempo se ne vaE non ti senti più bambina Si cresce in fretta alla tua età Non me ne sono accorto primaE intanto il tempo se ne vaTra i sogni e le preoccupazioni Le calze a rete han preso già Il posto dei calzettoni
Mancherà un po’ a tutti Toto Cutugno, ormai lontano dalle scene a causa della dura malattia che lo ha colpito e portato via, ma pur sempre nel cuore di chi è più che consapevole che davvero in ogni angolo di mondo potrà per sempre fischiettare anche alla meglio il ritornello della canzone simbolo dell’artista L’Italiano, con la certezza che qualcuno immancabilmente gli farà eco.
Ciao Toto da una delle tue Tate