Il 16 febbraio 1923, l’archeologo britannico Howard Carter fece la storia aprendo la camera sepolcrale del faraone Tutankhamon, uno dei ritrovamenti più spettacolari dell’archeologia moderna. Dopo anni di ricerche nella Valle dei Re, Carter e il suo finanziatore, lord George Herbert Carnarvon, scoprirono la tomba quasi intatta del giovane faraone, cambiando per sempre la nostra comprensione dell’Antico Egitto.
Una scoperta sensazionale
La tomba, catalogata come KV62, era rimasta sigillata per oltre 3.000 anni e conservava ancora oggetti preziosi, gioielli, armi e il leggendario sarcofago d’oro di Tutankhamon. A differenza di molte altre sepolture reali, saccheggiate nei secoli, questa si presentava in condizioni incredibilmente buone, permettendo agli studiosi di analizzare un vero tesoro dell’antichità.

La leggenda della maledizione
Poco dopo l’apertura della tomba, iniziarono a circolare storie su una presunta maledizione di Tutankhamon, alimentate dalla morte improvvisa di Lord Carnarvon nel 1923. Nonostante le leggende, la scienza ha spiegato che la sua morte fu probabilmente dovuta a un’infezione, mentre gli altri membri della spedizione continuarono a vivere senza particolari problemi.
L’eredità della scoperta
La scoperta della tomba di Tutankhamon ha dato un impulso enorme agli studi sull’Antico Egitto e ha suscitato l’interesse del grande pubblico per l’archeologia. Oggi, i reperti sono esposti nel Museo Egizio del Cairo, attirando milioni di visitatori da tutto il mondo.
Un ritrovamento che ha riscritto la storia e che continua ad affascinare ancora oggi.