Festa dei Doni: i dipinti dei Doni di Raffaello e Michelangelo agli Uffizi
“La giornata della Festa dei Doni è dedicata alle coppie, il cui amore è una forma d’arte. È l’occasione per celebrarla al museo, mai così quieto come adesso. Sono tante le opere che, sia per i loro soggetti sia per il modo con cui l’artista li ha rappresentati, rispecchiano i nostri sentimenti più alti e coinvolgono la sfera dei nostri affetti, incluso quello coniugale”.
-direttore degli Uffizi, Eike Schmidt
Un’iniziativa innovativa e speciale quella delle Gallerie degli Uffizi, che per il terzo anno celebrano la Festa dei Doni, il celebre e sfarzoso matrimonio di Agnolo Doni, ricco mecenate, e la nobile Maddalena Strozzi, avvenuto il 31 gennaio 1503.
Gli Uffizi conservano tre dipinti famosi della celebre coppia in una delle sale da poco regolamentata, ritratti da artisti rinomati dell’epoca.
L’altro famoso dipinto “scultoreo” ispirato alla famiglia Doni al completo è la Sacra Famiglia detto il “Tondo Doni” di Michelangelo, dipinto alcuni anni dopo il matrimonio dei Doni, che raffigura i due coniugi con la primogenita Maria Doni nata nel 1507.
Le opere, protagoniste della Festa dei Doni, furono tutte commissionate da Agnolo Doni ai due artisti, come dono d’amore per la propria famiglia.
Festa dei Doni: due settimane d’amore con le iniziative degli Uffizi fino al 14 Febbraio 2021
Ma per la Festa dei Doni del 2 febbrario 2021 agli Uffizi, non c’è solo lo sconto coppie applicabile, ma anche una serie di inizative che precederanno tale data. A cominciare dal 31 gennaio, giorno effettivo del matrimonio dei Doni, gli Uffizi sulla loro pagina facebook delizieranno gli utenti con il format #uffizidamangiare dove Debora Massari la pastrichef mostrerà un trittico di dolci scelti per la Festa dei Doni che riprenderanno la rappresentazione della cornice del famoso Tondo Doni michelangiolesco e i ritratti raffaelliti di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi.
Tale opere saranno inoltre protagonisti di un video dove in voice over si sentirà un sonetto scritto dal pittore Raffaello sul tema dell’amore.
Ma nelle due settimane che andranno dal 31 gennaio fino a San Valentino, la festa degli innamorati del 14 febbraio, gli Uffizi ci accompagneranno con le loro tante iniziative inerenti al tema dell’amore dove ci saranno sonetti, poesie, liriche di artisti immortali come Shakespeare, Emily Dickinson, Herman Hesse, Alda Merini e tanti post sui vari tipi d’amore da quello coniugale, a quello fraterno, amichevole ecc.
Non perdetevi le proposte degli Uffizi, seguite la pagina facebook “qui”, per restare sempre informati sulle iniziative e sul biglietto scontato al 50% per le coppie esclusivamente il 2 febbraio per la Festa dei Doni, per fare una sorpresa indimenticabile al vostro/a amato/a.
Di seguito il sonetto di Raffaello:
Amor, che m’envocasti con doi lumi
de doi beli occhi dov’io me strugo e (s)face,
da bianca neve e da rosa vivace,
da un bel parlar in donnessi costumi.
Tal che tanto ardo, ch(e) né mar né fiumi
spegner potrian quel foco; ma non mi spiace,
poiché ‘l mio ardor tanto di ben mi face,
ch’ardendo onion piud’arder me consu(mi).
Quanto fu dolce el giogo e la catena
de’ tuoi candidi braci al col mio vòl(ti)
che sogliendomi, io sento mortal pen(a).
D’altre cose io non dico, che for m(olti)
ché soperchia docenza a mo(r)te men(a)
e però tacio, a te i pens(er) rivolti.
Dentro l’opera di Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti
I ritratti di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi furono commissionati dal ricco mecenate ad uno degli artisti noti del tempo, il pittore urbinate Raffaello Sanzio. Così come narra il Vasari:
“Dimorando adunque in Fiorenza, Agnolo Doni, il quale quanto era assegnato nell’altre cose, tanto spendeva volentieri – ma con più risparmio che poteva – nelle cose di pittura e di scultura, delle quali si dilettava molto, gli [a Raffaello] fece fare il ritratto di sé e della sua donna in quella maniera che si veggiono appresso Giovan Battista suo figliuolo nella casa che detto Agnolo edificò bella e comodissima in Firenze nel corso de’ Tintori, appresso al Canto degli Alberti”
I due ritratti dei coniugi sono molto particolari. Come detto in precedenza, essi formavano un dittico, collegato da un’ incorniciatura a sportello che permetteva la visione delle singole scene aprendolo. Il pittore urbinate non si limitò soltanto alla rappresentazione reale dei due soggetti ma volle superarsi prendendo come riferimento delle scene consequenziali della Metamorfosi di Ovidio: il Diluvio degli Dei sul retro del ritratto di Agnolo Doni e Deucalione e Pirra per il ritratto di Maddalena Strozzi.
Ovidio nelle sue Metamorfosi sul capitolo di Deucalione e Pirra, racconta la benedizione da parte degli dei ai due coniugi anziani senza figli. Essi furono salvati durante il diluvio per poter procreare, nonostante la loro avanzata età, e far rinascere l’umanità. I due riferimenti sono, quindi, di buon auspicio per la coppia Doni e la loro fertilità.
Raffaello rappresentò prima Maddalena Strozzi. La posizione del busto a tre quarti, delle mani e dello sguardo, riprende le caratteristiche somatiche della Gioconda ma non l’introspezione e il mistero leonardesco, questo fa pensare ad uno studio teorico appreso dall’opera della Gioconda da parte di Raffaello, ma allo stesso tempo ad un allontanamento ed un superamento per la ricerca di uno stile diverso. Maddalena Strozzi è ritratta in abiti lussuosi con gioielli che fanno risalire al suo status sociale come lo smeraldo che indica la castità, il rubino che indica la forza, lo zaffiro per la purezza e la grossa perla della collana simbolo di fedeltà matrimoniale.
Lo sfondo è stato modificato dal pittore come si nota dalle analisi radiografiche, inizialmente la donna venne rappresentata in uno spazio chiuso, interno, che si affacciava sul paesaggio, successivamente ci fu un ripensamento dell’artista e rappresentò, alle sue spalle, un panorama di delicate colline ed alberelli.
Mentre per quanto riguarda il ritratto di Agnolo Doni, il personaggio fu inserito direttamente all’interno del paesaggio. Rappresentato anche lui in un atteggiamento che testimonia la sua ricchezza e con abiti regali e anelli preziosi alle mani che mostra con fierezza. Molto particolare la ricercatezza del colore e delle forme che applica Raffaello, come la descrizione quasi fiamminga dell’increspato dei capelli che risaltano dal fondo paesaggistico.
I due ritratti furono conservati gelosamente dai discendenti fino al 1826, quando poi fu ceduta al gran duca Leopoldo II di Toscana.
Pochi anni dopo, Agnolo Doni si rivolse ad un altro importante artista dell’epoca rinascimentale, il grande Michelangelo Buonarroti per commissionargli un’ altra opera che rappresentasse la sua famiglia. Agnolo, in quell’epoca di forte fermento artistico, potè contare sui più grandi maestri del secolo per la commissione delle sue opere. Così, esattamente nel 1507, Michelangelo dipinse il Tondo Doni. Egli puntò su una forma circolare molto innovativa nel secolo, dopo averla già rappresentata in altre sue opere come il Tondo Taddei e il Tondo Pitti.
Il suo dipinto “scultureo” rappresenta la famiglia Doni con la figlioletta della coppia Maria Doni, in veste di Sacra Famiglia. La corposità del colore, delle linee, delle forme e della posa dei soggetti fa notare la vena scultorea dell’artista, che riprende nelle figure scultoree rappresentate in secondo piano.
La posa della Sacra Famiglia è innovativa, molto importante è la torsione del corpo di Maria che si rivolge verso il Bambino che si trova dietro le sue spalle, sorretto da San Giuseppe, un movimento con due letture differenti, visto sia nell’atto di prendere il Bambino tra le sue braccia e sia nell’atto di porgere il Bambino a San Giuseppe.
Innovativa è la scena posta alle loro spalle: corpi nudi che alludono al paganesimo all’interno di una scena sacra. Questo scaturisce la conoscenza dell’artista sugli scavi delle ville romane e sulle scoperte del complesso scultoreo del Lacoonte scavato nel 1506 e dell’Apollo del Belvedere. Infatti, l’artista rappresenta proprio degli ignudi che riprendono le sculture.
Questo fa anche notare come Michelangelo volesse evidenziare la concezione neoplatonica di Plotino per l’esistenza di un’ anima mundi, un principio unificante di tutte le realtà differenti che risultano legati in un’ unica anima universale. L’Anima Mundi è presente dagli albori dell’umanità ed è una caratteristica principale del paganesimo. Perciò Michelangelo rappresenta il mondo pagano, gli uomini ignudi, che dà origine alla nostra cultura e religione, unendolo così alla visione biblica.
Degna di nota è anche la cornice dorata che contorna il Tondo Doni, piena di palmette, cordoni, motivi dorati di oro zecchino e volti che fuoriescono dalla cornice come delle grottesche, ma che in realtà rappresentano volti sacri come quella del Cristo al centro e di angeli, profeti o sibille ai lati.
In particolare da notare sono le tre lune crescenti che simboleggianao la casata Strozzi. Tutta la cornice è contornata da tralci di ulivo non messi a caso ma per un motivo ben specifico che trovano spiegazione nel libro dei Salmi della Bibbia che citano:
“sarai felice e avrai ogni bene. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa.”
I virgulti di ulivo, perciò, si riferiscono al tanto atteso concepimento della figlia dei due coniugi Maria Doni.