Quante volte ci siamo persi davanti La Grande Onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai, senza conoscere il tipo di tecnica utilizzata per realizzare il mare in tempesta con il Monte Fuji sullo sfondo. La tecnica utilizzata è una xilografia in stile ukiyo-e.
Cos’è l’ukiyo-e?
Ukiyo-e rappresenta un particolare stile d’arte tipico giapponese, il cui significato è immagini del mondo fluttuante. E’ un genere di stampa giapponese su blocchi di legno che generalmente rappresenta sempre paesaggi, natura, quartieri o soggetti teatrali. Ukiyo significa mondo fluttuante e si riferisce a quella cultura giovane, “fluttuante”, nuova, impetuosa e movimentata che fiorì anticamente nella città di Edo (odierna Tokyo), di Osaka e di Kyoto.
Questa tecnica artistica divenne molto popolare ad Edo, a partire dalle opere monocromatiche di Hishikawa Moronobu (circa 1670). All’inizio, si utilizzava soltanto inchiostro cinese, in seguito alcune stampe vennero colorate a mano con dei pennelli, ma nel XVIII secolo Suzuki Harunobu sviluppò la tecnica della stampa policromatica per produrre nishiki-e, antica tecnica di stampa policroma giapponese.
Gli ukiyo-e non erano costosi perché erano nati come prodotti in massa e quindi pensati principalmente per gli abitanti della città che non potevano permettersi dei veri dipinti. Alle origini, il soggetto principale degli ukiyo-e era la vita della città, in particolare le attività e le scene dei quartieri dei divertimenti: belle cortigiane, grossi lottatori di sumo e attori kabuki famosi erano ritratti mentre svolgevano il loro lavoro. In seguito divennero popolari anche i paesaggi, mentre non apparvero quasi mai soggetti politici e di altre classi sociali all’infuori di quelle più basse.
Nell’era Kansei (1789-1801) la stampa raggiunge il suo apogeo e maestro dell’epoca fu Kitagawa Utamaro, associato al noto stampatore Tsutaya Josaburo, rivolse la sua attenzione alle prostitute. Le sue bijin-ga sono famosissime: l’artista cerca di superare l’immagine convenzionale della femminilità creata dai suoi predecessori cogliendo le sfumature più nascoste della personalità femminile. Utamaro contribuì anche tecnicamente all’arte della stampa a colori: perfezionò e rese popolari le nuove incisioni a sfondo giallo (kizuri) e grigio (nezumi-tsubushi), anche se l’innovazione più importante fu l’introduzione dello sfondo in mica (kira-e) che dava alle sue stampe una luminosità particolare.
Tra le opere in stile ukiyo-e, la più famosa è senza dubbio La Grande Onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai. L’opera è stata pubblicata la prima volta tra il 1830 e il 1831, ed appartiene alla serie intitolata Trentasei vedute del Monte Fuji, oltre a essere la più famosa nel suo genere e una delle immagini più conosciute al mondo. Raffigura un’onda tempestosa che minaccia alcune imbarcazioni al largo di una zona corrispondente all’odierna prefettura di Kanagawa. Come in tutte le altre rappresentazioni di questa serie sullo sfondo compare il Monte Fuji. Sebbene venga vista come l’opera che più rappresenta l’arte giapponese, in realtà essa combina elementi tradizionali della pittura orientale e caratteristiche tipiche dello stile occidentale.
Tecniche e procedimento dell’ukiyo-e
In una seconda fase il disegno perveniva all’incisore (horishi) che lo poneva a faccia in giù su una tavola di legno di ciliegio selvatico, invecchiata e preparata. La particolare venatura di questo legno a volte appariva nelle stampe conferendo loro un ulteriore effetto decorativo. La carta attorno ai contorni veniva raschiata via, le linee erano incise sulla matrice e le superfici vuote erano eliminate con un cesello.
Quindi il lavoro passava allo stampatore (surishi) che tagliava la resistente carta assorbente fatta a mano nel formato desiderato. A questo punto egli realizzava i contorni, strofinando la piastra di legno con una spazzola imbevuta di china e ponendo il foglio nell’esatta posizione indicata dal crocino di registro. Con un apposito disco piatto lo stampatore faceva aderire la carta contro la matrice imprimendovi il disegno. In seguito poneva il foglio sulle matrici apprestate per imprimere i colori e procedeva allo stesso modo, partendo dalla tonalità più chiara.
I generi dell’ukiyo-e, essi erano essenzialmente legati ai diversi soggetti che erano le belle donne ( bijin-ga), gli attori di kabuki (yakusha-e), le scene erotiche (shunga), fiori e uccelli (kachōga), soggetti fantastici (kaidan), paesaggi (fukeiga) e vedute famose (meisho-e). Nel 1840 la riforma Tenpō rese illegali i ritratti di cortigiane e attori di kabuki e costrinse a ripiegare sul genere delle scene storiche e mitologiche.
Presso il Japan Ukiyo-e Museum, a Matsumoto, è custodita la vasta collezione di ukiyo-e appartenenti alla famiglia Sakai, una famiglia benestante di commercianti che cominciò a collezionare stampe e dipinti oltre 300 anni fa. In totale si contano oltre 100.000 opere d’arte. Anche presso il Museo Nazionale di Tokyo (Tōkyō Kokuritsu Hakubutsukan), che è il più grande ed antico museo del paese collocato all’interno del Parco di Ueno, oltre ad ospitare una serie innumerevole di tesori nazionali, presenta una mostra dedicata alle ukiyo-e.
Ukiyo-e incontra l’Occidente
Con l’apertura verso la cultura Occidentale, quest’arte modificò introducendo la prospettiva e altri concetti ben conosciuti nel mondo dell’arte: ciò permise alle opere ukiyo-e di migliorare e di cambiare. Negli anni Sessanta del XIX secolo, l’arte giapponese divenne una tendenza predominante, ed è riuscita ad influenzare artisti come Edgar Degas, Edouard Manet, Claude Monet, Vincent van Gogh e Henri de Toulouse-Lautrec. A seguito di queste influenze, in Europa è nato un movimento conosciuto come Japonisme, in italiano Giapponismo, ovvero l’influenza dell’arte giapponese nel mondo Occidentale.
Caro Icrewer, spero di averti aiutato a capire che tipo di tecnica è l’ukiyo-e. Inoltre spero che ti sia piaciuto questo breve viaggio all’interno di un altro capitolo dell’arte giapponese.