Con la rievocazione dell’Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli, entrano nel vivo le celebrazioni liturgiche della tradizione religiosa cristiana.
Nel tardo pomeriggio di oggi nelle chiese di tutto il mondo, sia esse semplici parrocchie o sontuose cattedrali, si assisterà alla celebrazione della Messa in Cena Domini, altrimenti detta la cena del Signore, che ha il compito di rievocare il ricordo dell’Ultima Cena, svoltasi tra Gesù e i suoi apostoli, appena prima dell’arresto e della successiva condanna a morte per crocifissione.
Tra le più celeberrime rappresentazioni artistiche di questa rievocazione si annovera l’Ultima cena di Leonardo Da Vinci.
Il Cenacolo Vinciano, come in molti sanno, si trova oggi nella sua collocazione originaria, ovvero nella parete della sala da pranzo dell’antico convento domenicano comunicante con la chiesa di Santa Maria delle Grazie ed esattamente nel refettorio.
Per vedere l’Ultima cena, occorre prenotare, poichè è facilmente immaginabile che la richiesta per l’opera forse più famosa al mondo, sia decisamente proporzionale alla sua fama.
Il costo di un biglietto intero al Cenacolo è di dieci euro, a cui bisogna sommare la cifra di due euro per il diritto di prenotazione.
Contemplati anche biglietti ridotti a favore delle fasce d’età dai 18 a 25 anni e gratuità per minori di 18 anni e altre categorie indicate nel sito, cui però vanno sempre aggiunte le maggiorazioni di prevendita.
Dal 6 novembre 2022 il Museo è tornato ad essere aperto tutto il giorno compresa la domenica, dalle 8.15 fino alle 19.00 con orario naturalmente continuato.
I riti della Settimana Santa, dall’Ultima Cena alla Lavanda dei piedi
E’ dunque un giorno cardine e molto particolare quello di oggi, come del resto i successivi, per la Chiesa Cattolica, poiché secondo il cerimoniale Vaticano, all’unisono, sia pur in quadranti orari diversi, dati dalla comprensibile differenza di fusorio, il formulario della Santa Messa odierna è in ogni celebrazione esattamente lo stesso e per tutta l’intera giornata non può esserene usato un altro.
Nelle Cattedrali, nell’arco della mattinata, i Vescovi di ogni Diocesi benedicono l’olio che successivamente, con il nome di Crisma, verrà usato durante tutto l’arco dell’anno per la somministrazione del sacramento della cresima.
Oltre l’Ultima cena, quasta è anche la giornata della Lavanda dei piedi, di cui molti artisti, da Giotto a Tintoretto, hanno voluto dare rappresentazione pittorica.
Per la chiesa cattolica la lavanda dei piedi è il simbolo dell’amore di Dio e si rievoca quest’oggi come allora, il momento in cui Gesù, ritrovatosi per l’ultima volta con gli Apostoli per consumare la cena della Pasqua Ebraica, si inginocchia e lava i piedi a ciascuno di loro.
Tale gesto di assoluta umiltà da parte del Maestro verso i suoi discepoli, non viene però citato dai Vangeli sinottici, ovvero quelli più conosciuti di Marco, Matteo e Luca.
È presente infatti solo nel Vangelo di Giovanni, dove manca invece l’istituzione dell’Eucarestia di cui riferiscono gli altri.
Vale la pena inoltre ricordare che tra le tante usanze ebraiche del tempo di Gesù, c’era quella secondo cui il capofamiglia doveva lavare le mani dei commensali prima di iniziare la cena pasquale.
Inoltre, sempre nel mondo ebraico, l’atto di lavare i piedi a qualcuno era considerato una manifestazione di grande ospitalità e devozione, un gesto che il servo riservava al padrone, o la moglie al marito.
Il fatto che in occasione dell’Ultima Cena sia stato Gesù a spogliarsi, cingersi i fianchi con l’asciugatoio, il telo che veniva usato proprio per questa pratica, e mettersi in ginocchio pone l’atto della lavanda dei piedi sotto una luce completamente nuova.
Il Giovedì Santo inoltre è esattamente l’ultimo giorno di quaresima e al contempo avvia il cosiddetto Triduo pasquale, vale a dire i tre giorni nei quali si commemorano la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
I tre giorni più importanti della religione cristiana e i tre momenti della vita di Gesù, forse più rappresentati nella storia dell’arte.
Tra gli esempi più virtuosi ma davvero è solo questione di scelta personale, è facile ed evocativo però ricordare che la prima rappresentazione di una vera crocifissione nell’arte risale al 432.
Essa si trova intagliata su un pannello della Porta della Basilica di S. Sabina sull’Aventino a Roma dove il Cristo è rappresentato tra i due ladroni, con il perizoma, a braccia distese nella posizione dell’orante e con gli occhi aperti, vittorioso della morte: è il primo Christus Triumphans.