Ultimo ha fatto la penultima tappa del suo Tour nella sua città natale registrando 70.000 presenze. Un momento emozionante che ha segnato, insieme al concerto dei Maneskin che si è tenuto la scorsa settimana sempre al Circo Massimo, il ritorno alla musica dal vivo, vissuta come esperienza unificante e come percorso di “sopravvivenza”, se si considera che la maggior parte degli spettatori, al di sotto dei 30 anni, erano stipati nei prati, presi d’assalto già dalla notte prima.
La fila dei giovani che avevano il posto sui prati, costituiva un’anteprima dello spettacolo: sotto il sole cocente un tripudio di bikini colorati, tatuaggi, magliette, fasce e cappellini con la scritta “Ultimo”, svenimenti, qualcuno che intonava un verso del “poeta di San Basilio”, seguito dai vari cori, acqua elargita dalla vigilanza e poi dai Vigili del fuoco che hanno fatto delle docce rigeneranti agli “ultimini”, coloro che credono in un sogno.
Ultimo: un’attesa ripagata con molteplici emozioni
“Una processione laica”, terminata sui prati del Circo Massimo ad ammirare il tramonto e le prove delle luci e ad incitare l’uscita di Ultimo.
Niccolò Moriconi ha saputo ripagare questa attesa regalando grandi emozioni ed esprimendo la gioia per il suo ritorno a casa e per aver finalmente realizzato il sogno di cantare al Circo Massimo. La forza di questo sogno ha ricevuto ancor più valore dopo due anni di attesa dovuti alla pandemia.
Il palco improvvisamente si è trasformato in un cielo pieno di stelle che ha proiettato gli spettatori nella “galassia di Ultimo”.
Da Buongiorno vita, canzone con la quale Ultimo ha aperto il suo concerto a Vieni dentro il cuore, canzone più recente che è diventato l’inno alla musica dal vivo negli stadi, viaggi e medley tra i primi album, Colpa delle favole, alla quale era stato dedicato il tour del 2020 e alcuni brani dell’album Solo.
Con grande affetto e umiltà, Ultimo ha ringraziato il suo maestro di musica che l’ha accompagnato alla chitarra per una serie di brani tra cui Il bambino che contava le stelle.
Ha reso omaggio alla sua città dicendo: “Che bello che posso parlà romano tranquillamente” e poi ha eseguito Fateme cantà e Poesia per Roma.
Si è poi rivolto ai ragazzi consigliando loro “Vivete dentro la vostra passione, il vostro piano A, senza un piano B, dovete essere ossessionati”, un messaggio bellissimo e coraggioso, sebbene nella vita intervengano sempre una serie di varianti che ti costringono a camminare in bilico sulle tue passioni o ossessioni e a cadere in quelle reti che rapide ti portano lungo le correnti del piano B in cui spesso galleggi come un pesce fuor d’acqua.
Il suo assolo al pianoforte è stato uno dei momenti più magici della serata. Il pianoforte diventa un’estensione di Ultimo, la sua seconda voce e il suo alter ego. Ed è stato in quel momento che abbiamo visto concretizzarsi la materia di un sogno, mentre nell’aria arrivavano leggere ed intense le commoventi note di Giusy, La stella più fragile dell’Universo, Farfalla bianca.
Il finale di Farfalla bianca, in cui il pianoforte si è unito magicamente al violino, ha provocato un “tripudio di farfalle”.
Come avviene in ogni concerto, Ultimo ha concluso con quello che è ormai definito l’inno degli “Ultimi”, Sogni appesi.
Attraverso i maxi schermi, l’emozione di Ultimo era palpabile e diffondeva la grande magia che solo i poeti e gli artisti possono sanno creare.
Il Circo Massimo è stato in grado di racchiudere in questo grande concerto, l’essenza di Roma, la capitale che nella bellezza concentra molteplici contraddizioni.