La vita trae grande forza dall’incontro con la morte. La consapevolezza della fragilità umana e della delicatezza della vita stessa hanno il potere di fortificare l’attaccamento all’esistenza, accentuando il valore delle piccole cose ed arricchendo di infinite sfumature ogni istante.
Per questo motivo, soventemente, gli artisti ‘sbocciano’ lì dove la vita e la morte si sfiorano.
Charlotte Salomon è testimone viva e vibrante di questo processo crudele, che ha immortalato indelebilmente nella storia, attraverso la sua opera composta da circa ottocento immagini dipinte a tempera rappresentative della sua vita.
Charlotte è una giovane artista ebrea, originaria di Berlino. Nasce nel 1917 da genitori entrambi ebrei. Il padre, Albert Salomon, è professore universitario e chirurgo mentre la madre, Franziska Grunwald, è infermiera.
La prima grande tragedia che colpisce la pittrice avviene a soli nove anni, la madre si suicida lanciandosi dalla finestra ma alla piccola Charlotte viene raccontato che essa è morta per una grave malattia. Questo evento è solo l’ultimo di una serie di suicidi tra le donne di famiglia, tutti accuratamente nascosti alla piccola.
La bambina viene affidata ad una istitutrice per i successivi quattro anni, finché il padre non si sposa nuovamente con Paula Lindberg, contralto di fama. E’ grazie alla matrigna, importante figura di riferimento nella sua vita, che la giovane Charlotte si avvicina all’arte ed alla musica, in un clima caratterizzato in ambito famigliare da sentimenti di adorazione e gelosia, ed in ambito politico dalla nascita e l’ascesa al potere del nazionalsocialismo.
La famiglia della giovane, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, si divide e mentre i nonni emigrano dapprima in Italia e poi in Francia per sfuggire alla persecuzione, il padre e la matrigna rimangono nella città natale, riuscendo ad ottenere per la figlia, unica giudea al 100%, l’ammissione all’Accademia di Belle Arti di Berlino.
Le fasi iniziali della carriera: unica ebrea all’Accademia di Belle Arti di Berlino
Charlotte apprende le tecniche tradizionali ma appare evidente fin da subito l’influenza che alcune opere moderne, presenti nella Bliblioteca dell’Accademia e scampate alla campagna hitleriana contro la cosiddetta “arte degenerata”, hanno sul suo lavoro.
La vita di Charlotte precipita contemporaneamente alla situazione politica tedesca, culminando nella famosa “Notte dei Cristalli”.
La famiglia Salomon si divide nel disperato tentativo di sfuggire alla persecuzione nazista e mentre i genitori fuggono in Olanda, la giovane artista si riunisce ai nonni rifugiati in Francia.
Nel settembre del 1939 Charlotte sventa il suicidio della nonna, caduta in depressione in seguito agli eventi. E’ in questo frangente che la ragazza scopre il drammatico passato della sua famiglia ed il suicidio della madre. Fasi di ansia e depressione la portano sull’orlo del baratro ed in un estremo tentativo di salvezza Charlotte si rifugia nell’arte.
Arte: rifugio e salvezza dell’anima
Charlotte comincia a dipingere con tutta l’energia e la determinazione che possiede, decisa a dar vita a “qualcosa di veramente folle e singolare”
In soli 18 mesi elabora la sua intera opera in cui fa incontrare teatro, pittura e musica.
Sono i numeri a fornirci il senso e la magnificenza del suo lavoro: 800 tavole a tempera rilegate nella stesura finale, riassunto di oltre 1300 tra disegni preparatori, prove e produzione di contorno.
In questa produzione Charlotte elabora il suo intero vissuto: i lutti, i conflitti con la matrigna, l’esilio in Francia e la brutale ascesa del nazismo.
“Vita? O Teatro?” diventa quindi una preziosissima testimonianza della shoah, grazie alla rappresentazione di alcune scene che immortalano le campagne d’odio nei confronti degli ebrei, la folle tracotanza delle parate naziste, gli atti di inaudita violenza, la confusione e l’orrore di una popolazione inerme e pacifica di fronte alle continue aggressioni razziali.
Un libro da non perdere: Vita? O teatro? Il riassunto di una intera, drammatica, esistenza
C’è tutta l’esistenza di Charlotte in questo libro, il suo carattere fortemente espressionista si fonde con l’ispirazione tratta dall’opera di Chagall, sogni ed esperienze vissute si esprimono in delicate immagini di vita quotidiana dai colori tenui, alternandosi a stanze spoglie che ci rammentano l’opera di Van Gogh. Le donne in blu chiuse in cerchio ricordano i dipinti di Matisse e si affiancano a donne dagli occhi tristi e la testa inclinata, quasi in segno di sconfitta, che ci rammentano il lavoro di Picasso.
”La mia vita è incominciata quando mia nonna ha deciso di mettere fine alla sua…”
”Fu allora che cominciai a lavorare a queste pagine e mi sentii terribilmente infelice quando mi resi conto che la mia vecchia disperazione, a proposito di certe persone, riprendeva il sopravvento e mi ricacciava piano piano in uno stato di letargia simile alla morte…”
Con queste parole Charlotte ci propone l’ autobiografia di una vita vissuta, sognata e persa.
Una vita mancata che le verrà strappata definitivamente il 10 ottobre 1943: la giovane artista ha 26 anni, aspetta un bambino, e muore ad Auschwitz.