Enrico Bellotta, in arte YKO è un cantautore, compositore e musicista originario di Caserta, ma impegnato sui palcoscenici europei. Una piacevole scoperta musicale che proietta l’ascoltatore verso mondi lontani attraverso una musicalità che unisce atmosfere celtiche, country, folk-rock, accompagnate da una bella vocalità, molto evocativa ed intensa.
Ha avuto l’onore di aprire i concerti degli Evanescence, i Disturbed, i Yellowcard, i Kongos, i Vanilla Sky e i Tigertailz. Lavora da solista dal 2019 con il nome di IKO, con un suo stile personale in cui intreccia le varie influenze musicali.
In passato ha lavorato con vari gruppi musicali: i Fireyed e i Belly Bluster, mentre nel 2015 con il gruppo dei Fall Has Come si fa conoscere in Scozia, Spagna, Austria, Ucraina e Romania, Russia e Gran Bretagna.
Yko: In the name, un’intensa e delicata protesta contro la violenza dei nostri giorni
Dalla larga diffusione dei social network, fino a questi ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia e dalla guerra, assistiamo all’escalation di una violenza multiforme, da quella repressa che si scatena sui social, nelle strade, nelle automobili, a quella più evidente che popola ogni giorno la cronaca nera.
Una lunga catena che ha origine dalla notte dei tempi, da quando Caino uccise Abele, da quando l’uomo smise di essere il “Buon selvaggio” individuato dal filosofo Rousseau e cominciò a delimitare i limiti della sua proprietà, da quando Romolo uccise Remo.
Nella storia c’è sempre stata la costante di compiere azioni “In nome di” una presunta causa. Quanti hanno ucciso “in nome di Dio”, quando il vero Dio avrebbe voluto la pace?
«Maybe I’m going in God’s reign, just ‘couse I’ve killed in God’s name» («forse andrò nel regno di Dio, solo perché ho ucciso in nome di Dio»)”
Sia la cover del singolo, sia la musica nel suo alternarsi di violini, chitarra e strumenti a fiato evocano una solitudine dell’anima, necessaria alla voce recitante per elaborare la sua riflessione.
La violenza incide sul paesaggio colorando di rosso sangue i campi di battaglia, quegli stessi campi dove si poteva trovare un’immagine di serenità. Il brano ha un’atmosfera purificante, è uno sguardo su un orizzonte limpido e purificato dai colori della morte, un invito ad evitare la formula “in nome di”, quando questa porta ad uccidere.
«”In The Name” è la trasposizione musicale di ogni scusa, di ogni attenuante, che l’essere umano utilizza da sempre per giustificare qualsiasi atto di violenza. È un grido silente di protesta verso ciò che l’uomo prova a distruggere ogni giorno, ma al contempo si pone come una sorta di catarsi, di purificazione, per consentirci di ricongiungerci alla parte più ancestrale di noi».
Questo è quanto dichiara Iko. Come un novello aedo dalle influenze celtiche e folk, come un erede di Bob Dylan, il cantautore rielabora le influenze e tradizioni musicali aggiungendo grande qualità alla musica italiana e internazionale.
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