Caro Icrewer, oggi parleremo di un personaggio artistico simbolo di pace, libertà e amore, fondatrice con John Lennon di Nutopia, divenuta famosa per la relazione con quest’ultimo. Conosceremo un po’ di più Yoko Ono.
Conosciamo l’artista: Yoko Ono
Dopo la guerra, la famiglia Ono si trasferì negli Stati Uniti a Scarsdale, nello stato di New York. Yōko Ono si iscrisse al Sarah Lawrence College; sebbene i suoi genitori approvassero questa scelta, ripudiavano il suo stile di vita. Yoko veniva spesso punita perché frequentava persone considerate inferiori al suo rango.
Yoko Ono amava circondarsi di artisti, poeti e personalità dalla vita bohémienne, in una ricerca della libertà cui aspirava per se stessa. Nonostante visitasse spesso gallerie d’arte e partecipasse agli happening artistici in città, la pittura non era il suo unico interesse, aveva infatti anche una grande passione, la musica.
Da quel momento in poi Yoko Ono si lascia andare completamente alla vita del nuovo continente. Conosce presto la vita matrimoniale, e si lascia alle spalle due matrimoni. Nel 1956 sposò il compositore Toshi Ichiyanagi, dal quale divorziò nel 1962. Il 28 novembre dello stesso anno sposò il jazzista e produttore Anthony Cox. Il loro matrimonio fu annullato il 1º marzo 1963, ma si risposarono il 6 giugno e divorziarono il 2 febbraio 1964.
L’incontro con John Lennon
Yoko Ono è stata musa ispiratrice di Lennon, che l’ha menzionata in molte delle sue canzoni. Quando era ancora nei Beatles scrisse The Ballad of John and Yoko e la menzionò implicitamente in Julia, una canzone dedicata alla madre, dove un verso recita Ocean child calls me, so I sing a song of love (trad. “La bambina dell’oceano mi chiama, così canto una canzone d’amore”); altre canzoni di Lennon sulla Ono sono: Oh Yoko! e Dear Yoko. Viene espressamente menzionata anche in God.
La bambina dell’Oceano è stata accusata di essere la causa principale dello scioglimento dei Beatles, ma la sua presenza ha contribuito ad accelerare il processo. In genere i Fab Four, quando erano in studio di registrazione, non permettevano la presenza di estranei; invece John Lennon invitò Yoko Ono ad accompagnarlo durante le prime sessioni di registrazione per il White Album. I due rimasero insieme durante queste e altre sessioni.
Inizialmente Yoko Ono era una semplice osservatrice, ma successivamente cominciò a dare consigli a Lennon, sempre interessato e influenzato dalla sua opinione, fino ad offrire suggerimenti, nonché critiche, all’intero gruppo. Probabilmente la presenza della Ono contribuì ad aumentare la tensione anche durante le registrazioni di Abbey Road, già funestate da litigi tra i quattro Beatles.
John e Yoko prendono molto sul serio l’impegno per Nutopia, per la quale hanno anche stabilito la Costituzione, che è il testo della canzone Imagine. Lennon è il primo ambasciatore di Nutopia, e tutti i cittadini di questo stato immaginario sono chiamati ad esserlo, ovunque si trovino nel mondo.
Il singolo divenne il primo successo di classifica della Ono, raggiungendo il n. 58 e ottenendo una grande popolarità nel circuito delle radio underground. Nel 1981 la Ono pubblicò l’album Season of Glass con l’impressionante foto di copertina degli occhiali di Lennon rotti e insanguinati accanto a un bicchiere mezzo pieno d’acqua, con una finestra che si affacciava sul Central Park sullo sfondo.
I banner di Yoko Ono sulla facciata del Met di New York
Yoko Ono, nonostante l’impegno politico e la passione per la musica continua a produrre opere artistiche concettuali. Negli ultimi anni l’Ocean Child ha realizzato un’opera su scala mondiale, il Wish Tree. È stata esposta anche in Italia, alla Galleria Guggenheim di Venezia. Con questa installazione la Ono invita i visitatori ad appendere su un albero un foglietto con i loro desideri, le aspirazioni, e anche i sogni più intimi. Yoko Ono da bambina era stata abituata a scrivere i suoi desideri su un foglio di carta, che poi appendeva sugli arbusti dei cortili dei tempi buddhisti.
I due stendardi, che lanciano un messaggio di speranza per la riapertura del Met (29 agosto 2020), che quest’anno festeggia anche i suoi 150 anni, si intitolano appunto “Dream Together” (2020).
Gli striscioni si uniranno alle quattro sculture femminili dell’artista Wangechi Mutu, intitolate “The NewOnes, will free Us” (2019), che decorano le nicchie tra i pilastri in stile greco.
Il direttore del Met, Max Hollein, spiega che Ono è l’artista ideale per il progetto di questi banner perché “molto legata a New York”, ma anche perché immigrata, che ha viaggiato per il mondo e quindi dotata di una prospettiva globale che riesce a trasmettere anche nel proprio lavoro. Gli striscioni, ha sottolineato Hollein, “inviano a tutti coloro che li vedono un messaggio di aspirazione, resilienza e speranza”. Sempre secondo il direttore del museo, sarà un messaggio capace di risuonare anche tra i passanti che non entreranno a visitare il museo.
Su Twitter Yoko Ono scrive:
Quando sognamo insieme, noi creiamo una nuova realtà. Ognuno di noi ha il potere di cambiare il mondo. Ricordiamoci l’amore. Sognamo insieme. Con amore, Yoko.
L’artista ha postato la foto del Metropolitan versione Yoko Ono sul suo profilo Instagram. Il Met, sempre sul suo profilo Instagram, ha dichiarato:
Dopo più di cinque mesi di chiusura siamo entusiasti e ispirati nel darvi il bentornato al Met sabato 29 agosto con un messaggio di unità di Yoko Ono che ci fa da guida.
Una donna che in passato è stata accusata di aver fatto sciogliere i Fab Four, accusata di aver portato Lennon a fare uso di sostanze stupefacenti, ma Yoko Ono è molto più di questo. Yoko è una donna che lotta ogni momento della sua vita per il suo sogno: vedere un mondo libero da guerre, fame e povertà e felicemente immerso nella pace.