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Accadde oggi 1 maggio 1978, il giapponese Naomi Uemura raggiunge in solitaria il Polo Nord

È stato il primo uomo a raggiungere in solitaria il Polo Nord

Isotta Franci 2 settimane fa Commenta! 9
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Naomi Uemura è stato un grande esploratore e avventuriero giapponese, divenne famoso per aver attraversato o fatto da solo tutto ciò che che nessuno osava fare in solitaria. È stato il primo uomo a raggiungere in solitaria il Polo Nord il 1 maggio 1978.

Contenuti
1 maggio 1978, Naomi Uemura e il suo viaggioLa scalata del DenaliLe sue esperienze

E non ha fatto solo questo: è stato il primo uomo, da solo, ad attraversare l’Amazzonia in zattera. Il primo uomo a scalare in solitaria il Denali (montagna degli Stati Uniti, in Alaska, di 6190 m). Ma per chi vuole sempre sfidare la vita, proprio su questa montagna troverà una morte tragica e tuttora avvolta nel mistero.

1 maggio 1978, il giapponese naomi uemura

1 maggio 1978, Naomi Uemura e il suo viaggio

Il 1 maggio 1978 l’esploratore Naomi Uemura fu il primo uomo a raggiungere il Polo Nord da solo con una slitta trainata da cani, Fu anche il primo giapponese a conquistare la cima del monte Everest (11 maggio 1970). Morì durante la discesa del monte McKinley (Alaska, Usa), il 13 febbraio 1984, ma il suo corpo non venne più ritrovato.

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Come lo stesso Uemura raccontò: il viaggio fu estremamente avventuroso e al limite della sopravvivenza, un orso polare assediò per alcuni giorni il suo accampamento, divorò buona parte delle sue provviste e minacciò la sua stessa vita. Per potersi salvare su costretto a ucciderlo sparandogli col fucile.

La resistenza alla natura spietata e la sopravvivenza estrema lo misero sempre di più a dura prova quando un’enorme banco di ghiaccio in cui si trovava, si staccò, frantumandosi in mille pezzi. Uemura e i suoi cani si trovarono alla deriva su un isolotto di ghiaccio per giorni e giorni.

Nonostante tutte le avversità, il cinquantasettesimo giorno (il 1 maggio), il grande esploratore giapponese, raggiunse il centro della calotta polare artica.

“Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere“.

La scalata del Denali

Un alpinista veramente talentuoso, a inizio febbraio del 1982 Uemura parte per scalare il Denali in solitaria, ma questa volta decise di compiere questa missione in inverno. Aveva programmato tutto nei minimi dettagli ed era partito dopo un attento e preciso allenamento, uno scalatore esperto e perfettamente preparato per affrontare tormente, cadute nei crepacci e temperature artiche. Il suo equipaggiamento comprendeva il meglio di cui lui potesse avere bisogno, ma questo non basta ad affrontare le dure prove della natura più che impervia e spietata.

Naomi uemura e il suo viaggio

Il 12 febbraio (giorno del suo compleanno) raggiunse la vetta. Il suo successo venne comunicato in via radio, e il giorno dopo, 13 febbraio, si mise in contatto per comunicare che aveva già iniziato la discesa, che si trovava a quota 5500 metri; avrebbe raggiunto la base entro le successive quarantotto ore. Quello fu l’ultimo contatto radio che Uemura ebbe prima di scomparire.

Il 14 febbraio venne avvistato a quota 5100 m da un aereo in ricognizione. Dopodiché lo scalatore giapponese si perse nel nulla, sparendo per sempre. Le condizioni climatiche resero complicate le ricerche, solo il 20 febbraio due alpinisti esperti poterono partire alla ricerca di Uemura, ma senza successo. Venne trovata solo una grotta dove il giapponese si rifugiò e, lì, rinvennero alcuni sui oggetti: tra questi una diario.

Di lui ci è rimasto un diario, quest’ultimo venne pubblicato e tradotto anche in lingua inglese. Lo scalatore ci scrisse le esperienze, le sensazioni e i sentimenti provati durante le sue dure prove. Ci lasciò la testimonianza della difficoltà nel mangiare la carne congelata, di temperature al di sotto dei quaranta gradi, del pericolo dei crepacci e dei rifugi inadeguati. Ma, ben sì le sue parole ci hanno riportato le dure prove che dovette affrontare, ha fatto trasparire un Uemura di buon umore, che cantava canzoni per rimanere concentrato sul suo obiettivo.

L’ultima frase del diario recita: “Vorrei poter dormire in un sacco a pelo caldo. Qualunque cosa accada salirò sul McKinley” (altro nome per indicare il monte Denali)

Le sue esperienze

Era maggio del 1964, dopo aver terminato l’Università, Uemura partì per la sua prima avventura: un viaggio verso gli Stati Uniti con pochi spiccioli in tasca. La sua visita non durò molto, solo pochi mesi dopo dovette partire come turista.

Naomi uemura, alaska

Ma non è un uomo che si perde d’animo, scalatore e amante dell’avventura, non è uno che molla di fronte alla prima difficoltà. Un anno più tardi toccò la vetta, fino ad allora inviolata, del Ngojumba Kang II nella catena dell’Himalaya.

Ma non finisce lì, aveva già pronta un’altra sfida: nel 1966 la prima scalata solitaria del mondo sulla cima del Monte Bianco e del Cervino. Più tardi, nello stesso anno, sempre in solitaria, scalò la vetta del Kilimanjaro. Nel 1968 compie due scalate solitarie nel Sud-America, la cima dell’El Plata in Argentina e l’Aconcagua, la vetta più alta del continente, quest’ultima in sole quindici ore.

Sempre in compagnia di se stesso, attraversò l’Amazzonia in zattera, coprendo 6000 chilometri in due mesi, poi verso il nord a scalare il Monte Sanford in Alaska. Tutto con le sue sole forze. Nel 1970 Uemura fu il primo giapponese a raggiungere la vetta del Monte Everest e lo stesso anno la scalata solitaria sul Monte McKinlev. stabilendo così un record con la conquista delle vette delle più alte montagne dei cinque continenti, di cui quattro in spedizioni solitarie. Non ancora soddisfatto, nel 1970, scala in pieno inverno la parte nord delle Grandes-Jorasses del massiccio del Monte bianco e l’anno seguente nuovamente l’Everest.

Non finì di mettere i piedi alla base della gigantesca montagna, che già percorreva 3000 chilometri attraverso l’arcipelago giapponese in cinquantatré giorni.

1 maggio 1978, il giapponese Naomi Uemura raggiunge in solitaria il Polo Nord

Per dieci mesi visse con gli Eschimesi in Groenlandia, era il 1972, e percorse (sempre da solo) 3000 chilometri con la slitta trainata da cani. Nei successivi quattro anni vagò per circa 12000 chilometri nell’Artico sempre con la slitta e, nell’aprile del 1978, raggiunge il Polo Nord. Nel 1983 completa la sua permanenza nell’Atlantico.

Un esploratore che compiva tutte le sue gesta completamente da solo, Uemura sposò una donna, la quale condivise le sue ambizioni, rassegnata a vivere senza di lui la maggior parte del tempo. Le sue parole: “Quando ho deciso di sposarlo, sapevo a che cosa andavo incontro. Mi sono rassegnata. Come può una donna fermare un sogno?“.

Uemura non si ferma e parte ancora, questa volta ancora per l’Alaska, nel cuore dell’inverno. È deciso a raggiungere da solo la vetta del Monte McKinley nel periodo più freddo dell’anno. Così parte, erano le ore 11 del 13 febbraio 1984. Comunica per radio la sua vittoria, ma sono le sue ultime parole. Il suo corpo non venne mai ritrovato dalle squadre di soccorso nella desolata distesa bianca.

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