Il 29 maggio 1903, Alessandro I di Serbia, re della dinastia Obrenović, fu assassinato insieme a sua moglie, la regina Draga Mašin, a Belgrado. L’omicidio, avvenuto a seguito di una congiura militare, segnò la fine della loro dinastia e l’ascesa al potere della dinastia Karađorđević.
A Belgrado, l’organizzazione Mano Nera, fa riferimento al gruppo paramilitare e terrorista serbo noto come Crna ruka (Mano Nera), la cui sede centrale era appunto a Belgrado. Questo gruppo, menzionato nel parlamento serbo alla fine del 1911, era coinvolto in attività sovversive e, in particolare, in un piano per attentare alla vita dell’arciduca. Questa organizzazione pubblicava anche una rivista, Pijemont, per diffondere le proprie idee.

29 maggio 1903, cosa accadde
Il 29 maggio 1903 Alessandro I Obrenović, re di Serbia, e sua moglie furono assassinate in un colpo di stato a Belgrado. La congiura fu orchestrata da un gruppo di ufficiali dell’esercito serbo. Come già scritto, questo evento segnò la fine della dinastia degli Obrenović e l’inizio della dinastia dei Karađorđević.
L’assassinio di Alessandro I e della regina Draga fu un evento cruciale nella storia serba, in quanto segnò la fine di un periodo di instabilità politica e il passaggio a un nuovo regime, quello dei Karađorđević, il quale sarebbe durato fino al 1945. L’assassinio fu anche un momento di profondo turbamento per il paese, in quanto suscitò notevole clamore a livello internazionale e contribuì a destabilizzare ulteriormente la regione balcanica.
In sintesi: il 29 maggio 1903 fu una data storica immortante, segnata dall’assassinio di Alessandro I e della regina Draga, che pose fine alla dinastia Obrenović e segnò l’inizio di un periodo di cambiamenti politici e sociali.
La Mano Nera, Crna ruka
La storia dell’organizzazione terroristica Unificazione o Morte, popolarmente nota come la Mano Nera, ebbe inizio nel 1901, quando il capitano Dragutin Dimitrijevic e un manipolo di fedelissimi dalle aspirazioni golpistiche, cominciano a pianificare l’assassinio di re Alessandro I e della sua consorte.
I putschisti non avevano un nome, anelavano soltanto all’eliminazione dello scomodo re appartenente alla dinastia filo-occidentale degli Obrenović, e alla sua sostituzione con un tradizionalista; una in particolare, panserbo e filoslavo, i Karađorđević. Il piano omicida sarebbe stato esperito tra la sera del 28 e la notte del 29 maggio 1903, conducendo all’esito sperato.
Vestiti in abiti scuri, muovendosi nel buio e protetti dal manto dell’ignoto, i golpisti sarebbero stato ribattezzati dai loro contemporanei la Mano Nera. Un nome che, da quel momento in poi, stampa e letteratura avrebbero utilizzato per riferirsi a qualsiasi gruppo che agiva in segreto e per scopi sovversivi.
La Mano Nera più celebre, quella alla quale si deve lo scoppio della Grande Guerra a causa dell’attentato di Sarajevo, non sarebbe nata in maniera ufficiale prima del 1911. Sorta in reazione alla crisi bosniaca (l’incorporamento della Bosnia ed Erzegovina all’Austria), Unificazione o Morte fu l’ultima arrivata nel panorama di sciovinismo panslavistico dei Balcani occidentali dell’anteguerra. A farle compagnia, precedendola di alcuni anni, si trovavano due organizzazioni affini per natura e obiettivi: Difesa Nazionale (Narodna Odbrana) e Giovane Bosnia (Mlada Bosna).
Fondata da tre serbi (Ljuba Čupa, Bogdan Radenković e Vojislav Tankosić), la Mano Nera fu costituita ufficialmente nel maggio 1911 e strutturata avendo come modello di riferimento la società segreta rivoluzionaria per antonomasia: la Carboneria. Sebbene il trio l’avesse battezzata Unificazione o Morte, i politici l’avrebbero sempre chiamata Mano Nera.
Altre curiosità
Quando il padre di Alessandro I (re Milan I) divenne re di Serbia nel 1868, riuscirono a inserire una nuova norma sulla successione al trono, dichiarando Alessandro unico erede. Quest’ultimo assunse l’eredità il 6 maggio 1889, quando era solo tredicenne e fu posto sotto la tutela di un Consiglio di reggenza. L’1 aprile 1893 Alessandro, ancora sedicenne, decise di affrancarsi dalla reggenza.
Preso pienamente il potere, sciolse il governo liberale e diede nuovamente il potere ai radicali, questa mossa lo fece molto avvicinare alla influenza della Russia. Richiamò il padre, ma quest’ultimo non era incline a riprendere la vita politica e il 21 maggio, con un nuovo colpo di mano, abolì la Costituzione liberale del 1889, ripristinando quella più conservatrice del 1869.
La libertà di stampa fu ridotta e le pene furono inasprite, favorendo il commercio e l’agricoltura. Con queste politiche l’economia della Serbia crebbe immediatamente e la paralisi amministrativa cessò del tutto. Ma la politica estera, sotto l’influenza di re Milan, fu tesa a mantenere buone relazioni con l’Impero austro-ungarico e per questo motivo sia l’Impero russo sia il Principato di Montenegro allentarono i propri rapporti sia politici che economici con il Regno di Serbia.
Nell’estate del 1900 Alessandro si sposò con quella che fu la dama di compagnia di sua madre, Draga Mašin, ma il padre era convinto che doveva trovare una moglie tedesca. Sia da parte di entrambi i genitori che in molti ambienti (come i sindacati), la decisione di sposare Draga Mašin fu osteggiata.
Draga Mašin aveva dodici anni in più di Alessandro I, era vedova di un ingegnere civile ceco e aveva la fama di seduttrice. Le veementi proteste di Milan I e della regina Natalija valsero loro l’esilio. Nonostante i grandi sforzi, Alessandro trovò notevoli difficoltà nel formare un nuovo governo, il solo a congratularsi per la decisione fu lo zar Nicola II, determinando un nuovo riavvicinamento con la Russia e una pacificazione delle proteste sindacali.
La difficilissima situazione interna della Serbia vide la Russia e l’Austria assolutamente indifferenti e, a causa della moglie e della sua famiglia, divenne del tutto impopolare in patria; smise di essere difeso anche in campo internazionale. Consapevole della sua crescente impopolarità, il re meditò di divorziare dalla regina Draga e, contemporaneamente, di impegnare la Serbia in una campagna militare a fianco della Bulgaria per liberare la Tracia e la Macedonia dal dominio ottomano.
Dopo l’estromissione dei senatori e dei consiglieri più critici, Alessandro riuscì a creare un governo che gli fosse fedele. Nonostante avesse stabilito in via provvisoria che un fratello della regina avrebbe preso la corona di Serbia dopo la propria morte, in accordo col governo stabilì che il secondo figlio di Nicola I del Montenegro, il principe Mirko, divenisse il legittimo erede al trono di Serbia nel caso la coppia reale non avesse avuto figli.
Gli alti ranghi dell’esercito, tra i quali si era man mano fatta avanti l’idea di un colpo di Stato, decisero di porre fine all’insicurezza dinastica e alle politiche del sovrano, mettendo sul trono Pietro Karađorđević, figlio del vecchio principe Aleksandar.
All’alba dell’11 giugno 1903 i soldati circondarono il palazzo reale, un gruppo di ufficiali appartenenti alla società segreta, ancora per via ufficiosa) Mano Nera (Crna Ruka), guidati dal capitano Dragutin Dimitrijević, vi fecero irruzione e catturarono Alessandro e Draga. I due sovrani furono uccisi, i loro corpi mutilati e i resti gettati a pezzi dalle finestre del palazzo. Quello che ne rimase di loro venne sepolto nella chiesa di San Marco a Belgrado. L’Assemblea nazionale e il Senato ripristinarono la costituzione del 1889 e ratificarono l’ascesa al trono di Pietro I.