Un mese fa in Cile, ma in Italia la notizia è arrivata solo di recente, è stata stuprata, torturata ed uccisa, un’artista di strada, che si faceva chiamare Mimo. Si tratta di Daniela Carrasco, arrestata nelle prime settimane di una protesta che sta avvenendo nel paese, per avversare il governo di Sebastián Piñera, in quanto, secondo la popolazione, il paese vive disuguaglianze sociali insostenibili, nonostante la grande crescita economica di quello che è stato definito il grande “miracolo cileno“.
La notizia è rimbalzata sui giornali di tutto il mondo e, quella che è stata presentata come la foto della trentaseienne cilena (ma che è stato appurato fosse in realtà di un’altra donna), ora sta spopolando sulle pagine Facebook di milioni di utenti.
C’è un alone di mistero intorno alla morte di questa artista, poiché secondo alcuni, potrebbe essersi trattato di un suicidio, tuttavia è innegabile, che la foto delle sedicente Mimo, abbia sfondato la sensibilità del web.
Nasce spontaneo domandarsi il perché di questa attenzione e vogliamo provare a dare una nostra interpretazione all’accaduto.
Non sarebbe la prima volta che, nella lunga storia dell’arte, un artista viene torturato o ucciso.
L’artista è un essere umano che, grazie alla sua spiccata sensibilità, ha un punto di vista non comune, a volte condiviso, altre no, che rimane comunque emblematico di un pensiero e di una filosofia di vita precisa. Punire un artista di strada, che di per sè ha fatto una scelta di vita di estrema libertà, di vita alla giornata, a cielo aperto potremmo dire, potrebbe significare quindi che questa filosofia sia out. Quindi in ultima analisi, l’uccisione di Mimo potrebbe essere stata vissuta, da chi ha seguito la vicenda, come una negazione alla libertà, scatenando l’indignazione del web.
Tutti ora si aspettano di conoscere la verità e che giustizia venga fatta: per la donna, per l’artista e per la libertà che ella rappresenta in quanto artista.
Penso sia anche xkè, almeno x quanto mi riguarda, quando un ns connazionale si trova all’estero x studi o x un’esperienza tipo questa, quindi nobile fin dall’origine, fa un effetto diverso se eventualmente la vicenda finisce male, rispetto a un semplice connazionale ke è andato a vivere fuori causa paese Italia… Nel senso ke subentra una sorta di extra affezione…
Bellissimo articolo e molto toccante 🙁
Il fallimento della civiltà! Non si può pensare di non poter essere liberi nel 2020.. e la cosa fa male!
Grazie per aver dato luce all’accaduto!
La realtà del Cile è estremamente complessa e difficile da capire da lontano, e a volte anche vivendo qui. Le notizie che giungono sono spesso manipolate e saper distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso non è facile. La storia di Daniela è quella di tante altre persone, morte per esprimere un dissenso contro un governo che regala briciole e pretende anche essere ringraziato per questo. Le proteste del popolo cileno sono quelle di tanti altri paesi latinoamericani che vedono la loro nazione venduta alle grandi multinazionali. I cileni vivono governati da una Costituzione fatta da un dittatore (Pinochet) e che non è mai stata cambiata, ha visto vendere l’acqua ad un’impresa spagnola, il litio e il rame alle grandi multinazionali statunitensi e canadesi, i boschi alle imprese forestali norvegesi e persino il mare (si, il mare) concesso in esclusiva a 7 famiglie con una “ley de pesca” fatta ad hoc. Versano i contributi in un sistema illegale che dopo 40 anni di sacrifici, ti lascia con una pensione di circa €170 mensili con cui è impossibile vivere. Le disuguaglianze non sono “secondo il popolo cileno”, ma secondo qualsiasi persona dotata di buon senso che si sia presa un momento per fare ricerche e capire cosa succede qui in Cile. Daniela è morta perché partecipava ad una protesta, il suo corpo esposto per far vedere alla gente cosa succede se vanno in strada a protestare. È stata violentata e torturata come tante altre persone (donne o uomini adulti e adolescenti) che sono state arrestate. Più di 400 persone sono state rese cieche dai proiettili dei Carabineros e più di 100 persone risultano desaparecidas in democrazia. Daniela Carrasco è stata uccisa un mese fa, la notizia fa scalpore adesso in Italia ma viene trattata in un modo superficiale e ingiusto per chi in Cile e non solo (vedi Brasile e Colombia) lotta ogni giorno per i propri diritti.
grazie Luisa per la tua testimonianza
Spero almeno la sua morte sia servita ad accendere i riflettori sulla situazione del Paese ? dobbiamo parlarne ancora ed ancora ?? e tu ora riposa in pace hai, sofferto abbastanza ?
Su vari quotidiani on-line sulla misteriosa morte di Daniela, sembra avvalorato la tesa del suicidio, in quanto è stato trovato un un suo biglietto. Una associazione di avvocatesse femministe (Abogadas Feministas Chile) che tutela la famiglia, pro bono in quanto indigenti, riferisce tale tesi e’ acclarata dalla famiglia stessa. Comunque hanno richiesto autopsia di parte ma i risultanti non saranno a breve.
Fonte: Open on-line.
Articolo interessante. Credo, indipendentemente dalla causa della morte, che la vicenda faccia riflettere moltissimo sulla situazione attuale del Cile. Azzarderei, addirittura, che potrebbe essere spunto di riflessione aggiuntiva, in caso di suicidio.