Marcello Dudovich è protagonista della mostra Marcello Dudovich (1878-1962) Fotografia tra Arte e passione, che ha aperto i battenti dal 10 luglio 2020 presso le Scuderie del Castello Miramare a Trieste e sarà visitabile fino al 10 gennaio 2021.
Marcello Dudovich è stato un illustratore, muralista, cartellonista, pittore e fotografo di Trieste. La mostra in particolar modo indaga sul rapporto tra la fotografia e il prodotto finale. Un progetto nato dalla collaborazione tra il m.a.x. Museo di Chiasso e il Museo Storico e Parco del Castello di Miramare.
L’evento è curato da Roberto Curci e Nicoletta Ossana Cavadini. La Direttrice del Museo di Miramare, Andreina Contessa, afferma che un aspetto molto particolare della mostra è quello della rappresentazione della figura femminile che era avanti rispetto ai tempi ed incarnava un ideale di libertà ed emancipazione.
L’assessore regionale alla cultura Tiziana Gibelli, ha invece sottolineato che Marcello Dudovich fu uno dei primi art director in campo pubblicitario. Roberto Curci, uno dei massimi esperti di Dudovich ha messo in relazione il rapporto tra la fotografia e il mestiere di grafico pubblicitario. Le foto scattate da Dudovich costituivano infatti la materia prima per creare il prodotto finito, costituito dal manifesto pubblicitario.
Il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga ha infine anticipato che la Regione ha previsto una card speciale per gli operatori sanitari di tutta Italia, attraverso la quale potranno accedere gratuitamente ai Musei, siti storici, mostre ed escursioni.
Puoi trovare maggiori informazioni al link miramare.beniculturali.it
Marcello Dudovich, autoritratto
Marcello Dudovich: andiamo a conoscere l’artista
Marcello Dudovich nasce a Trieste nel 1878. Entra nel Circolo Artistico Triestino tramite suo cugino Guido Grimani. Gli artisti triestini, primo fra tutti Arturo Rietti non guardano più alla scuola di Venezia, ma ai pittori di Monaco di Baviera. La prima opera nota di Dudovich è infatti l’autoritratto a pastello che risale al 1895 ed è caratterizzato da un realismo tipico della scuola di Monaco.
A Monaco di Baviera nel 1896 frequentò l’Accademia di nudo e studiò l’arte decorativa. Guardò in particolar modo ai pittori Frans Von Stuck e Bocklin, che Dudovich riteneva importanti quanto Tintoretto e Veronese. In quegli anni la Germania, ma in particolar modo Monaco è ricca di fermenti che intendono superare la tradizione naturalistica-veristica ottocentesca.
Gli artisti in Germania seguono un eclettismo storico che mescola elementi classici, visionari, romantici, esotici. A Monaco l’arte applicata conquista la stessa dignità dell’arte ufficiale. Nel 1897 a Vienna viene creata la Wiener Secession, il cui programma è improntato all’interdisciplinarietà delle arti, la cui base di partenza comune è il disegno.
Alla Secessione Viennese, aderirono anche Klimt e Moser. Organo ufficiale della Secessione Viennese fu la rivista “Ver Sacrum”. In quegli anni si affermarono le riviste illustrate, proprio grazie all’interesse per le arti applicate, il disegno e la decorazione. Mentre in Germania nascevano “Jugend” e “Simplicissimum”, in Italia nel 1895 era nata “Emporium”, quest’ultima sul modello della rivista inglese “The Studio”.
Marcello Dudovich collaborò tra il 1911 e il 1915 con “Simplicissimum”, un settimanale politico-satirico che presenta elementi di contatto con l’arte cartellonistica. Fu fondata nel 1896 dall’Editore Albert Langen e da Thomas Theodor Heine, che fu la mente direttiva degli illustratori della rivista. Lo stile Liberty si inserirà in questi settori dell’arte applicata.
In questo clima di rinnovamento si inserì il Cartellone pubblicitario. La sua motivazione e la sua particolarità nasceva dal fatto di essere uno strumento di richiamo che doveva coinvolgere più persone possibili e doveva concentrarsi in pochi tratti. Gli artisti si ispirarono a William Bradley che realizzava i suoi manifesti in maniera seriale. Donne molto simili tra di loro, grande pulizia di disegno.
In Italia i primi esempi di manifesti pubblicitari furono quelli di Casa Ricordi e Gaffuri e Gatti. Nel 1897 Marcello Dudovich giunse a Milano per lavorare con la Casa Ricordi. Entrò come un semplice copista, ossia doveva trasferire le immagini di altri disegnatori sulla pietra litografica. In poco tempo Giulio Ricordi promosse Dudovich da copista a disegnatore autonomo.
Nel 1898 affianca alle committenze Ricordi anche quelle dello stabilimento Gualapino e delle ditte Cantarella e Modiano. Nel 1899 Marcello Dudovich lascia Milano, ma continua ad eseguire le committenze per le Officine Ricordi e si reca a Bologna per lavorare presso lo stabilimento grafico Chappuis.
Il percorso iconografico di Marcello Dudovich prosegue con la collaborazione per la rivista “Italia ride”. Tra il 1905 e il 1906 ha una breve esperienza a Genova presso l’editore Armanino. Illustra alcune tavole della rivista “Novissima”. In questo caso emergono dei tratti fondamentali dell’artista: protagonista delle sue illustrazioni è spesso una donna elegante e viene usata una prospettiva dal “sotto in su” che risulta vincente nella comunicazione cartellonistica.
Nel 1906 rientra a Milano presso le Officine grafiche Ricordi in occasione dell’Esposizione Internazionale legata all’evento dell’inaugurazione del Traforo del Sempione, pertanto Dudovich partecipa al concorso indetto per scegliere il Manifesto pubblicitario più adatto a rappresentare l’esposizione.
Partecipò insieme a Mataloni, Hohenstein, Metlicovitz. I quattro artisti saranno premiati, ma i loro lavori saranno stampati su supporti diversi come cartoline postali e francobolli. Dudovich a causa di un caso fortuito che fu l’incendio che devastò il padiglione dell’esposizione, fu chiamato a decorare le pareti esterne del nuovo padiglione.
Pur entrando in contatto con l’Espressionismo e i Futuristi, evitò gli eccessi. Nel 1911 ricevette la prima vera consacrazione nella sua carriera da cartellonista poichè disegnò il manifesto per la ditta Borsalino, un semplice cappello nero posato su una poltrona gialla. Nello stesso anno diventa inoltre Reporter della rivista “Simplicissimus” e ne illustrerà la pagina di mondana.
Manifesto di Borsalino
Con lo scoppio della Prima guerra Mondiale, Dudovich riesce ad evitare di partire per il fronte, ma sospettato di simpatie filo-tedesche per via del suo lavoro a Monaco di Baviera, parte per Torino, dove viene tenuto sotto controllo dalla Questura con l’obbligo di presentarsi ogni settimana. Nel 1914 viene fondata a Torino la rivista “Numero” che durerà fino al 1922. Dudovich vince un premio e illustra la copertina di “Numero” del marzo 1914. Il disegno è realizzato a carboncino e acquerello e rappresenta Elisa Bucchi, moglie dell’artista, a passeggio con il cagnolino.
Negli anni venti si separa dalla moglie e comincia a frequentare donne dello spettacolo. Nella sua arte la donna passa dalla femme-fatale del Liberty e precisamente negli anni 10, poi la donna vamp degli anni 20 e infine la donna-diva che prende ispirazione dal cinema. Dal 1914 crea manifesti cinematografici.
Nel 1920 Dudovich rientra a Milano e vi rimane fino al 1962, anno della sua morte. Dopo la Prima Guerra Mondiale, si apre per molti artisti la fase di “Ritorno all’ordine”. Partecipa alle Biennali del 1920 e del 1922. Diventa “imprenditore di se stesso” e crea la società editrice “Star” e ottiene nuove commissioni. Alla Biennale del 1920 presenta il quadro La signorina dalla veletta.
Nella Biennale del 1922 presenta una tela ad olio dal titolo Ritratto di Pina Brillante. Inoltre tra il 1919 e il 1921 si dedica anche al figurino di moda e all’illustrazione di libri. Realizza un cartellone per Bugatti, diventò un curatore d’immagine per la Rinascente per la quale realizzò tre cartelloni. I manifesti di Dudovich saranno poi combattuti dal Fascismo, in particolar modo sarà censurato il sex-appeal delle vamp.
In questo periodo trova largo impiego la fotografia e trionfa la fotocomposizione. Emerge inoltre la figura professionale del grafico-designer.
Caro Icrewer, se vuoi attraversare la storia del manifesto pubblicitario questa è la mostra adatta a te.